La figlia del capitano
- Autore: Aleksandr Sergeevič Puškin
- Categoria: Narrativa Straniera
Fra i grandi scrittori russi, Puškin è certamente il più romantico, oltre che forse il più amato dai suoi stessi connazionali. Agli occhi degli stranieri, egli risulta probabilmente un poco sminuito come autore: parlando di grandi romanzi russi, ci vengono subito in mente titoli che non appartengono alla sua produzione, quali “Guerra e pace”, “Delitto e castigo”, “Anna Karenina”, “Il Dottor Zivago” o magari “Il Maestro e Margherita”. Eppure difficilmente si ritrova negli altri scrittori russi la vibrante passione che anima sia le sue poesie che i suoi romanzi. Puškin è in tutto la perfetta incarnazione dell’uomo romantico, nella sua opera come nella vita, vissuta intensamente e conclusa a neppure 40 anni con un duello affrontato per salvare l’onore della bella, ma non sempre corretta moglie. Uno scrittore che visse e morì come uno dei suoi personaggi.
Se amate la lentezza, la dolce malinconia di fondo, il senso del destino ineluttabile che caratterizzano più o meno tutta la produzione russa, espressioni del carattere di un popolo che si va purtroppo perdendo al contatto con le possibilità e gli agi della vita all’occidentale, ancora di più amerete l’opera di Puškin e le forti passioni che animano i suoi personaggi. Vi consiglio allora, oltre ai classici “Eugenio Oneghin” e “La dama di picche”, resi famosi anche dalle opere che ne trasse il compositore Pëtr Ilyjč Čaikovskij, questo breve romanzo comunque non meno celebre, che rispetto agli altri due ci propone, curiosamente, un lieto fine.
Si tratta di una storia nella quale il bene, seppur dopo varie peripezie, trionfa sul male, ma l’intento moralistico di fondo è molto meno evidente che nelle altre due opere, la prima un poema in versi nel quale un uomo che non ha saputo riconoscere in tempo l’amore vero e puro dovrà farne a meno per sempre, e la seconda un racconto breve nel quale la bramosia del gioco spingerà un giovane ad ingannare un’ingenua ragazza e lo porterà infine alla pazzia. Qui si parla di come un amore vero e corrisposto riesca, lottando con tenacia, ad avere ragione della prepotenza e della prevaricazione.
Sfondo storico di questa vicenda è la rivolta di Pugacëv e per luogo dell’azione si ha una delle tante fortezze espugnate dai cosacchi. Pëtr, il protagonista, vi viene inviato dal padre, un maggiore a riposo, affinché inizi lì la sua carriera militare senza distrazioni di alcun tipo: la fortezza si trova infatti in un luogo sperduto e lontanissimo da quelle lusinghe che la vita militare può offrire ad un giovane. Pëtr vi trova comunque un capitano, Ivan Kuzmič, che lo prende a benvolere. Con lui, sua moglie Vasilisa e sua figlia Maša. Ed è proprio l’amore per Maša a trasformare Pëtr da ragazzino indolente e "scavezzacollo" in uomo pronto a tutto pur di proteggere la donna che ama.
Purtroppo il padre di Pëtr, avvisato dal figlio della sua intenzione di sposarsi, non gli dà la sua benedizione ed anzi ne ordina il trasferimento immediato. Sembra che i due innamorati debbano piegarsi al destino e separarsi per sempre, ma l’assedio da parte dei cosacchi impedisce momentaneamente la partenza. Quando la fortezza cade nelle mani di Pugacëv, mentre il commilitone Švabrin diventa subito servo del nuovo padrone mostrando tutto il suo dualismo e la sua pochezza, Pëtr riconosce nel capo dei cosacchi il viaggiatore al quale ha regalato un pellicciotto in una locanda. Anche Pugacëv lo riconosce, e questo segnerà il suo destino. Sanguinario e senza cuore con chi gli si oppone (fa uccidere immediatamente sia Ivan che Vasilisa), Pugacëv, come tutti i dittatori o aspiranti tali, è magnanimo con chi lo ha aiutato in tempi non sospetti. Pëtr è consapevole di questo ed instaura subito con il bandito un rapporto da pari a pari, non facendosi scrupolo di parlargli francamente e senza peli sulla lingua. Tutto questo viene molto apprezzato da Pugacëv, che lo lascia libero di andarsene e, anzi, lo protegge da lontano con la sua influenza.
Pëtr però, com’è suo dovere, si unisce alle forze che resistono a Pugacëv. Ma alla notizia che Maša viene tenuta segregata da Švabrin che vuole costringerla a sposarlo, Pëtr, incurante del pericolo, torna alla fortezza. E ancora una volta Pugacëv si rivela magnanimo, permettendo ai due innamorati di lasciare la fortezza senza problemi.
Alla caduta di Pugacëv, Švabrin tenta di vendicarsi screditando Pëtr agli occhi delle autorità ed indicandolo come un nemico che si è alleato con il bandito. Ma è allora Maša a tirare fuori le unghie ed a trasformarsi da dolce e sottomessa fanciulla abbandonata al destino a donna vera ed attiva che difende il suo uomo e la sua felicità. Un repentino cambio di carattere frutto di una crescita tragica, dovuta ai tanti drammatici eventi che la ragazza ha affrontato in pochi mesi della sua vita.
L’amore trionfa ma soprattutto trionfa la giustizia, in una morale un poco utopica, ma che certamente vuole darci un insegnamento corretto. Se oggigiorno tutto questo risulta un poco anacronistico, il romanzo è comunque appassionante ed interessante per l’ambientazione ed i personaggi dal carattere deciso, che ci trasmettono tutto il calore e la mentalità di una Russia che purtroppo non esiste più, sempre più occidentalizzata ed inghiottita dalla logica del consumismo.
La figlia del capitano
Amazon.it: 9,50 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La figlia del capitano
Lascia il tuo commento
Letto da ragazzina in una edizione ridotta è un interessante e bellissimo documento della Russia del Settecento.