Il 25 novembre è stata la giornata contro il femminicidio, istituita nel 2005 per dire basta alla violenza sulle donne. Un’attenzione rivolta al genere femminile, che ha assunto come simbolo le scarpe rosse. Eppure, fino a qualche anno fa non si percepiva tutta questa “sensibilità” nei confronti del problema. Non era stata ancora approvata la legge sullo stalking e le donne morivano sole, nelle loro case o per le strade, vittime di una violenza che spesso si annidava in famiglia; inflitta da mariti alcolizzati o ex fidanzati che non si rassegnavano all’abbandono. Madri, mogli, figlie, sorelle, morivano in silenzio, perché avevano paura di denunciare; perché si vergognavano e si consideravano responsabili; oppure semplicemente perché non si sentivano tutelate dalle forze dell’ordine.
Oggi le cose sono cambiate. Le donne hanno trovato il coraggio di parlare e di cambiare la loro situazione. Non vogliono morire per mano di un “troglodita frustrato” che non ha altre argomentazione se non utilizzare la violenza. Non vogliono finire vittime dell’ignoranza.
Ma come si è evoluta l’emancipazione femminile nel corso dei secoli? Purtroppo non vi sono notizie edificanti.
Nel paleolitico, per esempio, uomo e donna godevano dei medesimi diritti e degli stessi doveri, ma già nel neolitico hanno iniziato a svolgere ruoli completamente differenti. L’uomo cacciava, mentre la donna lavorava i campi e accudiva i figli. Deve essere stato qui che si è diffuso il democratico detto: “Tu stai a casa a fare la calzetta”.
Nell’antica Grecia, la donna era considerata un essere inferiore, enormemente limitata nella libertà. Incapace di fare testamento, era soggetta alla tutela prima del padre, e poi del marito. Nemmeno i filosofi hanno avuto un pensiero positivo per lei. Aristotele stesso affermava che essa è “per natura difettosa e incompleta”, e credo che la nostra opinione abbia risentito di queste convizioni.
Fra i romani la condizione della donna migliora, ma non di molto. Viene esaltata la figura della “matrona”, ovvero colei che si occupa della prima educazione dei figli, ma la figura femminile va sempre più modificandosi e inizia ad essere interpretata come una figura di “rappresentanza” per accedere a cerimonie e banchetti. L’adulterio era punito con la morte, anche se purtroppo, in alcuni paesi islamici, questo è permesso ancora oggi.
È nel Medioevo che si consolida quell’atteggiamento di ostilità e di oppressione nei confronti della donna, che poi dominerà tutte le società europee dell’età moderna. In sostanza, il Medioevo rimane il secolo di una civiltà guerriera che relega la donna in una posizione di netta inferiorità, anzi, la considera l’incarnazione stessa del male. Le donne più deboli ed indifese, quali le vedove, le anziane e le orfane, divennero il capro espiatorio delle paure collettive.
Fra il XV e il XVI secolo la donna venne demonizzata e accusata di stregoneria. Chi mostrava interesse per la cultura veniva condannata al rogo. Venivano accusate di preparare filtri e veleni, di praticare incantesimi capaci di provocare la morte di persone e animali, di far guastare i raccolti, e soprattutto di gettare il malocchio.
Con il Rinascimento, la visione femminile è improntata sull’esaltazione poetica, oppure delle arti figurative. Attraverso la pittura e la scultura ci si prodiga per rappresentarne la bellezza, anche se l’effetto ottenuto è ancora quello di “bella statuina”.
Solamente nell’ultimo secolo possiamo affermare che la condizione della donna sia cambiata radicalmente e, dopo anni di dure lotte, sia riuscita ad ottenere una legge sulla parità nel lavoro. Il mestiere della donna è sempre stato, in qualche modo, considerato subordinato a quello dell’uomo, oppure finalizzato ad esso. Per questo, la figura del “mammo” o quella della donna manager ancora stupiscono.
Non importa se questo articolo non verrà pubblicato nella giornata del 25 novembre, anzi, meglio così, perché una donna lo è 365 giorni all’anno e non solo l’8 marzo oppure in occasione della lotta al femminicidio. La nostra società dovrebbe considerarlo un dato di fatto e riservarle sempre attenzioni, non considerarla un’eccezione, bensì la regola.
Per farti maleEri fattadi lacrime e sale,il tuo torrente impetuosoesondava con niente.Lucidi gli occhi,dalle palpebre glitterate.Il buio dell’obliodetergerà la tua pelle,quando lui, pavido,tornerà a farti male.Cristina Biolcati
Ti interessa la tematica? Ecco alcuni consigli di lettura!
Libri che raccontano di donne
- Donne di Andrea Camilleri
- Donne di Charles Bukowski
- Donne che amano troppo di Robin Norwood
- Tutto quello che le donne (non) dicono - Francesca Reggiani
- Dieci donne - Marcela Serrano
- Donne donne di Andrea Vitali e Giancarlo Vitali
- 101 donne che hanno fatto grande l’Italia di Lucetta Scaraffia e Giulia Galeotti
Libri che affrontano la tematica della violenza sulle donne
- Sii bella e stai zitta di Michela Marzano
- Con la scusa dell’amore di Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker
- Ferite a morte di Serena Dandini
- Se questi sono gli uomini di Riccardo Iacona
- Tu mi fai volare (cadere, rompere) di Sabrina Sasso
- L’amore rubato di Dacia Maraini
- Io ci sono. La mia storia di «non» amore di Lucia Annibali
- Smettila di camminarmi addosso di Claudia Priano
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La figura della donna: dall’emancipazione alla lotta alla violenza di genere
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