La fine della solitudine
- Autore: Benedict Wells
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Salani
- Anno di pubblicazione: 2017
Benedict Wells è uno scrittore esordiente di Monaco di Baviera e il suo primo romanzo, “La fine della solitudine”, ha avuto un successo notevole in patria; ora, tradotto da Margherita Belardetti esce in Italia per Salani, con una fascetta che avverte, “commovente come Love story”: libro cult per i giovanissimi degli anni Ottanta, non proprio un capolavoro letterario, e questo mi ha un po’ incuriosito, vista la giovane età dell’autore che non penso fosse a conoscenza del suo exploit. Però ho dovuto ricredermi.
Il suo romanzo ha una solida architettura e, pur mettendo in scena il tema della solitudine di bambini e poi adulti orfani, è capace di introdurre altri temi e di approfondire con una certa maestria le psicologie dei diversi e numerosi personaggi, di ricorrere a citazioni appropriate, di usare una lingua immediata ma anche complessa, soprattutto quando ci si addentra in temi più alti: la scrittura, il ruolo del romanziere, l’importanza della filosofia nella costruzione del pensiero, il lavoro dello scrittore.
Sin dall’esergo, tratto da una frase di Scott Fitzgerald, uno degli autori preferiti dall’io narrante, si nomina l’abisso, che diviene una parola chiave definitiva sin dall’incipit del romanzo:
“Conosco la morte da un pezzo, ed ora la morte conosce me”.
Jules Moreau infatti è da poco scampato ad un pericolo gravissimo, un incidente di motocicletta che solo per un miracolo non gli è costato la vita. Ora, da una corsia d’ospedale, in condizioni gravi ma non drammatiche, è costretto a ripercorrere la sua vita, sin dalla prima infanzia, quando, felice insieme al fratello Marty e alla bellissima sorella maggiore Liz, trascorreva l’estate con i genitori nella casa della nonna paterna, un’arcigna francese di Berdillac. Infanzia breve perché i due genitori amatissimi, la mamma insegnante elegante e piena di fascino, amante della musica, spesso con una chitarra ad accordare canzoni struggenti, il padre con la pipa in bocca e giocatore di calcio con i figli, muoiono in un incidente stradale. I ragazzi vengono inviati in un triste collegio, dove la sorella maggiore della madre, Hélene, li ha destinati. Lì nella solitudine della mensa, dei dormitori, della privazione dell’affetto familiare, Jules incontra una ragazzina con un canino accavallato, le efelidi, la pelle bianca, gli occhi verdi: Alva, con cui diviene inseparabile. Per anni i due si inseguiranno, sapendo di essere innamorati l’uno dell’altra ma incapaci di dirselo e di vivere quell’amore… Finché, ecco che la vita va avanti e succedono tante cose, belle, bruttissime, inspiegabili, imprevedibili.
Tutto da leggere, il romanzo di Benedict Wells, senza lasciarsi prendere dalla commozione che insidia la lucidità della lettura: ad ognuno di noi sono capitate almeno alcune delle sofferenze che il narratore riesce a raccontarci con profonda partecipazione. Padri, madri, figli, fratelli, mogli, compagni, sparizioni, smarrimenti, malattie, incidenti, ritrovamenti, libri, letteratura, poesia, racconti, musica: una partitura completa, tutta la gamma dei sentimenti umani raccolti in un unico romanzo, con profondità di analisi psicologiche ma anche con una certa leggerezza. Libro destinato al successo, dove ogni lettore ritroverà un pezzetto della propria esperienza di vita. Ciascuno a modo suo.
La fine della solitudine
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