La fine di Scipione
- Autore: Santiago Posteguillo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2018
La saga dell’Africano si fa in quattro. In Italia, con la divisione in due titoli del terzo episodio, sono un poker i romanzi storici della serie fortunata di Santiago Posteguillo, che si conclude ora con “La fine di Scipione”, pubblicato a giugno 2018, per i tipi Piemme (563 pagine 22 euro). I tre precedenti sono stati nell’ordine “L’Africano” (Piemme, 2014), “Invicta Legio” (Piemme, 2015) e “Il tradimento di Roma” (Piemme, 2018).
Posteguillo, filologo e linguista valenciano, è il più apprezzato scrittore spagnolo di narrativa storica. È specializzato nell’antica Roma ed è sua anche la saga di Traiano, molto diffusa a livello internazionale, proprio come quella dedicata a Publio Cornelio Scipione, epico nemico di Cartagine e Annibale
Siamo alla fine del 190 avanti Cristo. Il condottiero romano ha piegato gli eserciti cartaginesi in una precoce e straordinaria carriera consolare e di comando. Quarantaseienne, si trova in Asia Minore, perché Roma ha deciso di affrontare la minaccia di Antioco III, il potente re di Siria.
Nell’accampamento delle legioni presso Elea, Publio Cornelio è in cattiva salute. Il medico militare Attilio è preoccupato. Ha imparato ad affrontare le febbri del generale, spossanti, ma di breve durata, questa volta, però, dopo una settimana non si sono ancora esaurite, il paziente è debolissimo.
La campagna in Oriente è molto impegnativa per l’esercito. Ai feriti nelle grandi battaglie navali contro la flotta siriaca si stanno aggiungendo gli uomini delle pattuglie inviate a Sud e attaccate dal nemico. La bella Aretè si prodiga ed è di grande conforto per i legionari nel lazzaretto. Attilio nutre sentimenti di grande riconoscenza nei confronti di Scipione e sa bene a cosa andrà incontro affidando l’importante infermo alle cure della bella ex etèra di Abydos. L’assistenza di Aretè si rivela un toccasana per il maturo condottiero. La forzata astinenza sessuale, la lontananza dalla moglie Emilia e la ripresa di vigore per la scomparsa delle febbri, rendono una tentazione troppo forte il corpo della splendida giovane. Giacciono insieme per molte notti. Il medico è turbato dalla gelosia, ma è contento allo stesso tempo per la salute dell’uomo al quale si sente legato. Salute che comunque si rivela ancora vacillante.
È uno scampolo “rosa” della condotta narrativa di Posteguillo, estremamente varia. Battaglie, trattative diplomatiche, contorsioni politiche, alleanze e voltafaccia vengono seguiti con grande efficacia, senza tralasciare aspetti umani, sentimentali e familiari, che rendono la narrazione accattivante e autentica.
In questo quarto e ultimo volume, Scipione compie un bilancio della sua vita. Lo scrittore spagnolo ricorre all’artificio letterario della testimonianza diretta. Finge che la fonte del racconto del cursus honorum di Publio Cornelio siano le memorie dettate dal grande romano, che certamente avrà pur fatto mettere in ordine i suoi ricordi, probabilmente in lingua greca. Fatto sta che quegli scritti non ci sono pervenuti, sono andati perduti.
Il romanzo cerca di ricostruire frammenti di quelle memorie e allo stesso tempo di andare alla scoperta dei lati più nascosti, tanto del carattere del protagonista che delle vicende familiari e di quelle di comprimari e antagonisti. Ne viene fuori un affresco popolato da leggendari cartaginesi, Annibale Barca su tutti, da noti primattori delle scene della Roma repubblicana - da Catone il Censore a Tiberio Gracco, al drammaturgo Plauto – e da altre figure di spicco della storia di quegli anni, tra Roma, l’Africa, l’Asia Minore del Re Antioco III. Senza dimenticare il macedone Filippo V e il monarca di Pergamo, Eumene.
La ricostruzione, articolata e brillante, è opera dello scrittore valenciano, ma si affida ad una rigorosa indagine sulla figura pubblica e privata dell’Africano. Una pesante amarezza finì per segnarlo, in seguito all’ingrata accusa rivoltagli da Roma: sospettavano che insieme al fratello Lucio avesse accettato doni e denaro da Antioco, per favorire una pace molto conveniente al re di Siria. Ma quella denuncia non rispondeva a verità e uno sdegnato Publio Cornelio si ritirò a vita riservatissima a Literno, in Campania, dove morì nel 183 a.C.
Posteguillo propone con maestria fatti storici autentici e accertati, scontri campali, battaglie navali, sedute del Senato, processi pubblici, trattative tra potenze e sovrani rivali. La competenza storica gli ha consentito di colmare i vuoti provocati dalla mancanza di dati storici attendibili guardando agli usi e tradizioni dell’epoca.
Nessuno è profeta in Patria: è tanto più vero in questo caso. Poche famiglie nell’arco di due generazioni (padre e zio di Publio Cornelio erano stati valorosi condottieri legionari e consoli repubblicani) hanno dato lustro, vittorie e ricchezze all’Urbe quanto gli Scipioni. Ma la riconoscenza della città sui sette colli - che diventò Grande Potenza dell’antichità proprio per la vittoria su Cartagine e la pace con Antioco – non è stata certo proverbiale come quella del bravo medico Attilio nei confronti del generale, già condottiero prodigio in età giovanile.
La fine di Scipione
Amazon.it: 7,70 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La fine di Scipione
Lascia il tuo commento