La fortuna è un gatto nero. I poeti cantautori del cabaret Chat Noir di Montmartre
- Autore: Marina Alberghini
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2013
Non erano cantautori (non scherziamo con le “etichette” e con le cose serie) però poeti, molti di loro, sì: irreggimentati, maledetti, disillusi, canzonatori, poveri in canna, bon vivant, gli artisti del “Gatto Nero” di Montmatre, gatti neri anche loro, a loro modo; bohèmiens nell’accezione dura e pura del fine secolo parigino. Anime fiammeggianti votate al “gusto pieno della vita”, sesso, droga e rock and roll ante litteram. Facile oggi come oggi spiacere per mestiere, cercate però di mettervi nei loro panni, tenendo conto anche del contesto borghese-puritano di fine Ottocento: senza un soldo, senza una famiglia regolare e senza nemmeno un futuro, a verseggiare in rima, alla maniera di Paul Verlaine (per citare il più noto), cose come
“Quando Marco passava, tutti i giovani uomini/ Si piegavano a scrutarne gli occhi, dei Sodoma (…) Quando Marco amava, torrenti di lussuria/ Debordavano, come da una ferita (…) Il torrente rompeva le dighe dell’anima,/ Annegava il pensiero, e sconvolgeva/ Tutto sulla sua strada, e si rialzava/ Soffice e divorante come fiamma,/ E poi gelava”.
Che seducenti abissi di perdizione, ragazzi! Consideratelo un assaggino di ciò che troverete tra le pagine di quest’ottimo “La fortuna è un gatto nero. I poeti cantautori del cabaret Chat Noir di Montmartre” (Stampa Alternativa, 2013) che Marina Alberghini ha curato con minuziosa dedizione, a partire da genesi e fortuna maudit del locale-ritrovo fino all’(ontologica) antologia di canzoni e poesie di poeti, poetastri e mattoidi che vi gravitarono attorno: Goudeau, Satie, Gill, Bruant, Lorrain e persino una donna, la polacca Marie Krysinska, come dire il meglio del meglio della lirica ferro & fuoco parigina, sui generis ma con un suo fascino. Un altro esempio, dal “Testamento” di Charles Cros, morto ad appena 46 anni, “giovane” come quasi tutti i deraciné della suburra del "Chat Noir":
“Se l’anima mia chiara si spegne/ Come lampada senza petrolio/ Se il mio superiore intelletto si accartoccia/ come un folle straccio,/ Se ammuffisco, adamantino,/ Intero, senza macchia, né sifilide,/ Se il balbettare dannato insidia/ La mia persuasiva parola (…) Non temete, io non maledico/ Nessun. Perché un Paradiso/ Mattinale, si apre e mi fa tacere.”
Il libro comprende anche diverse - e rare - illustrazioni, a cominciare dal must del gatto nero che torreggia con la bandiera rossa con su scritto “Gaudemus”, diventato emblema del cabaret che fu.
La fortuna è un gatto nero. I poeti cantautori del cabaret Chat Noir di Montmartre
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