La fotografa degli spiriti
- Autore: Desy Icardi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2022
Fazi edita nella Collana “Le strade”, La fotografa degli spiriti (2022) di Desy Icardi, quarto romanzo dopo L’annusatrice di libri (Fazi 2019), La ragazza con la macchina da scrivere (Fazi 2020) e La biblioteca dei sussurri (2021) della fortunatissima serie dedicata ai cinque sensi e ai libri.
Molti giorni più tardi, davanti al palazzo municipale, l’avvocato Edmondo Ferro si sarebbe ricordato di quel luminoso mattino, nel quale una ragazza dallo sguardo un po’ obliquo lo volle fotografare.
Che cos’è una fotografia se non lo scatto di un istante che lo sguardo di un fotografo immortala per consegnarlo al futuro?
Una giovane donna dallo “sguardo sbilenco” che acquista consapevolezza di sé grazie a una moderna e costosa macchina fotografica, simbolo del XX Secolo appena nato. Un uomo innamorato dei libri, accompagnato del suo inseparabile “quaderno degli sguardi”, tenuto in tasca, che i fedeli lettori di questa brava autrice torinese, hanno imparato a conoscere e apprezzare, sono i protagonisti paralleli di un romanzo, che altro non è che l’ennesimo piccolo gioiello nato dalla fertile penna di Desy Icardi, questa volta dedicato al senso della vista.
Monferrato, aprile 1906. “FOTOGRAFIE BARDELLA”. Baffi a manubrio, abito di squisita fattura, fisico tarchiato. Monsù Bardella, con la moglie spagnola al braccio, più alta di lui che i paesani avevano soprannominato “la Valenziana”, percorreva le strade dei paesini abbarbicati sulle colline del Monferrato, cambiando per sempre il destino di qualche fortunata famiglia.
“Fotografie, ritratti di famiglia, ricordi della cresima e della leva militare, fidanzamenti, matrimoni…”
Il fotografo ambulante Bardella cercava e trovava spose da maritare con uomini italiani che erano emigrati in Argentina, soprattutto perché il governo argentino alle coppie sposate offriva un appezzamento di terra in concessione. Questo però i poveri contadini non lo potevano sapere, a loro interessava, in poche parole, “vendere” le loro figliole da marito, simil belline o decisamente racchie, o troppo alte come la “gigantessa” Nerina.
Pia Martinot si era sacrificata per la famiglia, accettando, scambiando i documenti con la sorella Amedea, un matrimonio per procura, e un vita da vivere lontano, dall’altra parte del mondo. La mattina che si era imbarcata a Genova sul piroscafo Sirio insieme ad altre vergini come lei, Pia dall’occhio strabico, non poteva certo immaginare che quel viaggio avrebbe rappresentato la sua salvezza.
Torino maggio 1908. “Il giovane avvocato Ferro camminava verso lo studio legale a passo lento e strascicato”.
Giovane per modo di dire, perché Edmondo Ferro, discendente da una famiglia di avvocati, aveva già trentasette anni, non era ancora un professionista affermato, non aveva preso moglie né, di conseguenza, prodotto un erede ma, soprattutto, non aveva ancora deciso se il diventare un avvocato di grido, un buon marito e un padre di famiglia, tutte cose che davvero desiderava. La grande passione di Edmondo Ferro o forse meglio dire, fissazione, era leggere il più possibile.
L’avvocato che lavorava nel Premiato studio legale Ferro – Avvocati dal 1807, capitanato dal temibile zio Eugenio, sapeva che il suo lavoro era per lui un mezzo di sostentamento, uno scotto da pagare per avere un tetto sulla testa e del cibo sulla tavola. La ricchezza e il prestigio che ne potevano derivare, a Edmondo non interessavano. L’avvocato bramava la lettura di un libro, l’ultimo appena acquistato o quello che lo corteggiava, ammiccando con fare suadente dalla vetrina di una libreria, il cui titolo e l’autore erano subito da annotare nel suo “quaderno degli sguardi”, che conteneva i titoli dei libri, che volevano essere letti. Si stabiliva così tra Ferro e il libro bramato un gioco di “sguardi di carta e inchiostro”. Era innegabile che sia per l’avvocato Edmondo Ferro, che avrebbe sventato una truffa negli eleganti salotti torinesi mediante la cosiddetta “fotografia spiritica”, sia per la “ri-lettrice” Pia, il senso della vista giocava un ruolo fondamentale.
Inebriante scoprire “la magia di osservare cose e persone attraverso l’occhio artificiale, eppure infinitamente scaltro, dell’apparecchio fotografico, nonché il prodigio di catturare un istante per poi fissarlo sulla carta rendendolo immortale”.
Formidabile percepire “lo sguardo dei libri”.
La fotografa degli spiriti
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