La gatta
- Autore: Jun’ichirō Tanizaki
- Genere: Amanti degli animali
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2018
Jun’ichirō Tanizaki (1886-1965) pubblicò "La gatta", lungo e giustamente celebrato racconto, nel 1936.
Tutto compreso all’interno di una casa e di stretti rapporti familiari, è giocato sulle sottili seduzioni e vendette psicologiche che si scatenano tra i quattro protagonisti umani (il pingue e mellifluo Shōzō, proprietario trentenne di un negozio di casalinghi; sua madre O-Rin, che ancora lo domina e sorveglia; la prima moglie Shinako, rancorosa per essere stata ripudiata e sostituita; la nuova moglie Fukuko, volubile e isterica) e il personaggio principe: la splendida e viziatissima gatta Lily.
Shōzō la adora, la coccola, si lascia graffiare e tormentare in ogni modo, le permette di dormire nel suo letto, si toglie dalla bocca i pesciolini cucinati dalla mogliettina per regalarli alla micia. Non sopporta l’idea di separarsi da lei, che invece è quanto gli chiedono, con motivazioni diverse, tutt’e tre le donne della sua vita.
La madre O-Rin utilizza Lily come arma per attaccare le due nuore o per rimproverare al figlio i suoi molti difetti, la prima moglie Shinako dopo il divorzio ne reclama il possesso sperando così che l’ex-marito le si riavvicini per amore dell’animale, Fukuko la odia, perché non ne sopporta gli odori, i peli, il vomito e soprattutto è furiosa per l’interesse e le attenzioni che il suo sposo le dedica.
Ma Shōzō, che l’aveva accolta in casa ventenne e dopo dieci anni ne rimane più innamorato che mai, non tollera l’ipotesi di allontanarla da sé e le permette qualsiasi capriccio, incoraggiandola con eccessive e morbose abitudini confidenziali.
Quando Shinako riesce ad avere in custodia la gatta, sottraendola al marito, nasce una specie di guerra tra i due ex-coniugi, fatta di gelosie, appostamenti e dispetti reciproci, quasi si trattasse di contendersi un figlio
Il grande merito di Tanizaki in questo racconto risiede nella sua straordinaria capacità di scrutare e portare alla luce i grovigli e le contraddizioni della psiche dei protagonisti e ancora di più nel tratteggiare con affettuosa complicità i comportamenti della gatta, sia nell’istinto naturale che la anima, sia negli atteggiamenti quasi umani assunti nel corso della narrazione.
Ad esempio, la pagina in cui viene narrato il primo parto di Lily, la sua paura della sofferenza, le mute richieste di aiuto al padrone, meriterebbe di essere inserita in un manuale di etologia felina. Così come la descrizione delle moine ruffianesche con cui la micia tenta di sedurre le persone per ricavarne qualche profitto, in termini di cibo o di carezze.
L’attenzione e la cura con cui l’autore descrive sia la fisicità sia la psicologia di Lily, rivela non solo la sua profonda conoscenza e il suo amore personale per i gatti, ma anche la considerazione in cui la cultura giapponese ha tradizionalmente tenuto questi animali, per la loro particolare intelligenza e misteriosa sensibilità.
La gatta
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