La gioiosa macchina da guerra
- Autore: Achille Occhetto
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2013
Dopo vent’anni Achille Occhetto, padre della "svolta della Bolognina", racconta la storia del partito comunista italiano attraverso la sua esperienza personale di segretario ma soprattutto di uomo dai forti ideali e sentimenti. Nasce così «La gioiosa macchina da guerra» di Achille Occhetto (Editori Internazionali Riuniti, 2013) con prefazione di Michele Serra: veleni, sogni e speranze della sinistra in Italia.
Occhetto fa un viaggio nella memoria storica, politica, umana che è stata la fine del Partito comunista, attraverso la sua biografia, anch’essa memoria di un’intera vita di affetti, tradimenti, incontri, luoghi decisivi e fatti cruciali. I suoi affetti sono legati principalmente alla famiglia (la madre Tita, il padre, il nonno Achille e la nonna Leonilde) e alle persone che l’hanno sostenuto e apprezzato (Togliatti, Pajetta, Berlinguer, Longo ma anche Martinazzoli e Mattarella). I tradimenti si riferiscono soprattutto a quello che l’autore definisce “il male oscuro della sinistra”:
“L’incapacità di credere fino in fondo a un rinnovamento della sinistra (…) e l’atteggiamento di chi confronta il presente con il passato, e mai il presente con il futuro”
che porta alcuni dirigenti dell’oligarchia a fomentare aspre lotte intestine, a tramare dietro le spalle, a condurre trattative nascoste, come ha fatto Massimo D’Alema nei suoi confronti. Gli incontri di Occhetto con Cesare Pavese e Felice Balbo da ragazzo e con Brezhnev e Teng Hsiao-ping da adulto, la sua Torino e poi Milano e poi ancora Palermo hanno formato il suo “scenario spirituale, psicologico e politico”. Gli eventi del ’56 (la Rivoluzione di Ungheria e l’occasione mancata di creare una sinistra unica e socialista), del ’68 (i primi scontri dottrinali con i sovietici, la grande ventata liberatoria e il femminismo, lo strappo di Praga e quello di Berlinguer) e dell ’89 (la caduta del Muro di Berlino e la celebre svolta della Bolognina) segnano le vicende umane e politiche di Occhetto. Raccontandole a noi con così grande passione l’autore ci aiuta a capire meglio la ragione storica della svolta ma anche le lacrime di un uomo che
“non fa tesoro solo della lezione di Gramsci e di Berlinguer, ma anche di quella di Matteotti, dei fratelli Rosselli e di don Milani”.
In questo libro autobiografico, ma anche saggio politico, la storia individuale di un uomo che ha fatto di mestiere il leader s’interseca, si mescola e si collega con la Storia italiana dell’ultimo secolo.
“Nella storia spesso hanno vinto i peggiori. E’ un criterio pedagogico che dovrebbe essere introdotto nella scuola fin dai primi anni per combattere alla radice l’attuale dilagante rampantismo. Per demistificare nella testa dei giovani, fin da quando sono piccoli, la patetica categoria del winner. Il vincente, questo moderno concentrato di stupidità e di potenza. Se oggi recuperassimo la voglia di ascoltare le voci di fuori scopriremmo che i perdenti di ieri sono, in molti casi, quelli che hanno veramente vinto”.
La Gioiosa Macchina Da Guerra
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La maggior responsabilità della sinistra è stata quella di puntare soltanto alla conservazione e gestione del potere e, negli ultimi anni, alle scalate bancarie, dimenticandosi di fornire risposte concrete ai bisogni della gente, soprattutto alle fasce sociali più deboli.
Occhetto, nel 1994, riteneva di avere già la vittoria in tasca e, a volte, parlava come se fosse già presidente del consiglio: grosso errore, perché il Pds perse le elezioni.
La sinistra italiana ha sempre dimostrato di non saper far tesoro dei propri errori.
Un cordiale saluto