La giovinezza di Martin Birck
- Autore: Hjalmar Söderberg
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2024
Martin Birck era un bambino che stava sognando nel suo letto.
Con questo meraviglioso incipit, che meglio non potrebbe mostrare e anticipare il tema principale di questo romanzo, si apre La giovinezza di Martin Birck dello scrittore svedese Hjalmar Söderberg (Iperborea, 2024, trad. di Massimo Ciaravolo).
Si tratta di un romanzo classico di formazione molto intimista, tipicamente nordeuropeo per la sua capacità di sondare l’animo umano e i suoi mille segreti, dubbi e desideri che lo caratterizzano. Considerato un vero e proprio modello letterario, una sorta di romanzo cult per intere generazioni di svedesi, è ambientato a Stoccolma a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, l’epoca in cui ha vissuto l’autore.
Protagonista assoluto delle vicenda è Martin Birck, un bambino prima e un giovane in seguito, la cui giovinezza, come recita il titolo, è narrata in terza persona, ma ciò non impedisce di appassionarsi alla sua complessa e tormentata esistenza. Sì, perché Martin cresce a Stoccolma in una famiglia borghese e trascorre un’infanzia felice insieme a sua sorella Maria tra le amorevole cure dei suoi genitori, che non gli fanno mancare nulla, la scuola e i giochi spensierati all’aria aperta. In seguito Martin sceglie di proseguire gli studi iscrivendosi all’Università e si laurea con profitto, sempre circondato da cari amici e da tante affascinanti e belle ragazze.
Cosa manca allora a Martin per essere felice? Perché questo è il vero quesito che a un certo punto del romanzo il lettore si pone. È evidente che a Martin manca qualcosa, c’è un senso di profonda inquietudine e di insoddisfazione che si annida nel profondo del suo animo e che si manifesta più apertamente a poco a poco durante il suo cammino di crescita fisica e interiore.
Cresciuto in una famiglia religiosa e cristiana, con una madre in particolare molto devota e che lo educa alla fede fin da piccolo cercando di trasmetterla anche a lui, Martin sembra ben presto avvertire un senso di spaesamento e di estraneità alla realtà della vita, quasi una sorta di separazione tra il suo io interiore, le sue più profonde convinzioni e le regole e le convenzioni di cui la società del suo tempo è intrisa. Tale scollamento lo turba, lo inquieta minando a poco a poco la sua serenità nonostante egli abbia tanti talenti e riesca in molte cose.
Oltre a essere portato per lo studio Martin è intelligente ed è un bravo autore di poesie, passione che coltiva quasi in segreto in contemporanea allo studio. Egli sogna di diventare uno scrittore e un poeta una volta completati gli studi, ma rendendosi conto delle difficoltà che esistono in campo editoriale sia per pubblicare i suoi scritti e in particolare le sue poesie (cosa che non gli riesce) ,sia per riuscire a venderli e a essere abbastanza letto per vivere di sola scrittura, decide su consiglio del padre di presentarsi a un ufficio per fare domanda di assunzione nell’amministrazione pubblica. In questo modo riesce a guadagnare i suoi primi soldi e a rendersi indipendente da un punto di vista economico, anche se preferisce inizialmente continuare a vivere con i suoi genitori mentre sua sorella Maria, che si è sposata presto, ha già abbandonato il nido d’infanzia.
Martin non è però soddisfatto del suo lavoro e inoltre già da alcuni anni ha messo seriamente in dubbio le sue convinzioni religiose, anzi sembra aver proprio perso la fede con grande dispiacere e rammarico di sua madre, con la quale l’iniziale ottimo rapport, sembra sempre più incrinarsi.
Continua a scrivere poesie sognando un giorno di potersi affermare come autore e spiegare al mondo la sua verità sull’esistenza umana. Ma quale verità? Martin è giovane e pieno di idee ma i suoi dubbi e le sue insicurezze sul suo futuro e sulla vita in generale non gli permettono più di avere le idee chiare sull’esistenza e su quale sia la verità. Prova così a trovare conforto nel rapporto amoroso con le donne che ama appassionatamente fin da giovanissimo, ma senza riuscire a costruire una relazione stabile, vuoi per il suo innato idealismo e il suo temperamento romantico e sognatore, vuoi anche per il suo desiderio di non essere schiavo delle convenzioni sociali e che lo spingono in continuazione a cercare di costruire un rapporto libero, senza imposizioni e senza vincoli. Crede nel matrimonio e nell’amore per tutta la vita ma l’esperienza fallimentare della sorella e la continua ricerca di una stabilità economica per non dire dell’agiatezza da parte delle persone, donne comprese, lo deludono e per questo è sempre alla ricerca di un modello ideale di relazione, basato non sugli interessi bensì sulla purezza dei sentimenti.
La storia si snoda mantenendo costante quest’atmosfera triste e un po’ nostalgica come se il protagonista desiderasse rimanere quel bambino che sognava nel suo letto. Un bambino che in realtà era già molto simile al giovane uomo che sarebbe in seguito diventato: avido di conoscenza, gentile e molto sensibile più della media, ma anche già proiettato verso l’altrove, come per tutto il corso della sua vita. Incapace cioè di apprezzare in pieno quello che possiede o il momento che sta vivendo, ma sempre alla ricerca di qualcos’altro.
Si tratta di un romanzo di grande profondità nell’analisi della vita, dei temi e delle convenzioni sociali, nel quale l’autore sembra essere più attento a spiegare le grandi questioni, i sentimenti, i dubbi e le emozioni che caratterizzano l’umanità in generale senza addentrarsi più di tanto e cercare di capire cosa alberghi nell’animo dei singoli personaggi, a eccezione di Martin. Il protagonista prova a capire la mente e il cuore delle persone che incontra nella sua giovinezza, osservandole e talvolta dialogando anche con loro ma finendo con l’essere assorbito dai propri tormenti interiori, dai propri dubbi e pensieri e per questo incapace di comprendere in pieno la personalità altrui.
Focalizzando l’attenzione sul punto di vista del protagonista, l’autore di fatto sceglie di concentrare l’intera vicenda su di lui, al punto che risulta difficile memorizzare caratteristiche e nomi di altri personaggi che, familiari a parte, sembrano marginali, quasi di contorno all’interno della storia.
Il fascino della narrazione comunque non ne risulta scalfito, ma rimane intatto grazie alla brillantezza della mente di Martin e impreziosito soprattutto dalle belle descrizioni dei vari quartieri di Stoccolma, così diversi e spesso totalmente trasformati rispetto alla realtà dei nostri giorni della capitale svedese, puntualmente precisata con note interessanti presenti in fondo al romanzo. Esse riguardano anche citazioni di canzoni e testi letterari, oltre che feste e usanze svedesi, alcune ancora presenti e altre non più, compresi oggetti come il berretto rosso che dà il titolo alla prima delle tre parti in cui è suddiviso il romanzo.
Dal punto di vista stilistico il romanzo, pur presentando le caratteristiche del romanzo classico scritto a cavallo tra Ottocento e Novecento, cioè con una scrittura un po’ formale attenta a ritrarre gli scenari dove si svolge, sembra tuttavia discostarsi in modo sostanziale da altre opere a esso contemporanee. Söderberg sembra privilegiare un’impronta naturalista piuttosto che seguire le caratteristiche del neoromanticismo dei suoi contemporanei, con descrizioni nell’ insieme comunque più asciutte e meno pompose con un uso attento ed essenziale dei vocaboli e un lessico qualitativamente ricco, ma meno aulico.
Il libro è caratterizzato da un’atmosfera un po’ malinconica e da una visione disillusa a tratti quasi pessimistica della esistenza e delle relazioni umane che si sviluppano al suo interno, che è poi anche la visione della vita in sostanza di Söderberg come uomo, prima ancora che come scrittore.
Il limite del romanzo nel messaggio che trasmette è proprio questo: la tendenza a ridurre la visione della vita umana unicamente a dei vani tentativi di trovare una possibile felicità e realizzazione personale se non cedendo a dei compromessi, che altro non sono che una concessione necessaria alle convenzioni e alle regole che la società impone a ogni individuo e al quale nessuno può del tutto sottrarsi. Martin stesso nel finale del romanzo, proprio attraverso la strada di un parziale compromesso che riguarda sia la sua sfera professionale che privata e che comprende la scelta di vivere con una donna, prova a sottrarsi a questa inevitabile triste destino non rinunciando del tutto ai suoi ideali ma mantenendo il contatto con la realtà. Questa sfiducia nell’impossibilità di conciliare per l’essere umano la dimensione ideale della vita con quella reale e che lo porta a rimpiangere la giovinezza ma al contempo a non riuscire a godersela in pieno mentre la sta vivendo, proprio come accade a Martin Birck, permea l’intera storia conferendole un carattere malinconico, ma non impedendo di risultare di una bellezza struggente al lettore.
Voluta è quindi la scelta dell’autore in questo suo libro di raccontare l’infanzia e la giovinezza del protagonista, tralasciando gli anni successivi della sua vita quasi a voler indicare che gli anni successivi rappresentano quasi una sorta di copione già scritto, come quello di migliaia di altre persone e per questo assolutamente trascurabile ai fini della narrazione.
Le immagini dal carattere onirico e a tratti anche di natura romantica che Söderberg riesce a evocare tra le pagine di questo suo romanzo lo rendono senza altro un libro suggestivo, interessante e nonostante il prevalente pessimismo anche emozionante.
Hjalmar Emil Fredrik Söderberg, nato a Stoccolma nel 1869 una famiglia borghese, laureatosi a Uppsala e poi trasferitosi a Copenaghen, dove ha iniziato come giornalista per poi dedicarsi totalmente alla carriera di scrittore, è scomparso nella stessa capitale danese nel 1941. È autore di diversi romanzi di prevalente impostazione naturalista, alcuni tradotti anche in italiano ma in gran parte oggi finiti fuori catalogo. Poco noto nel nostro paese come scrittore, è considerato invece tra i classici dell’Ottocento e del Novecento in Svezia. La sua fortuna principale è legata a questo romanzo di formazione, considerato un vero e proprio cult per intere generazioni di svedesi ed è il secondo pubblicato in Italia dalla casa editrice Iperborea, dopo Il gioco serio uscito nel 2000.
La giovinezza di Martin Birck è stato pubblicato in Svezia nel 1901 con il titolo originale di Martin Bircks ungdom e in Italia nel 2024 con la traduzione davvero ottima e la postfazione di Massimo Ciaravolo. Un classico della letteratura svedese da leggere con attenzione,f orse non per tutti per la profondità di certe riflessioni di carattere esistenziale, che minano le nostre certezze come esseri umani e che possono scuotere e suscitare una certa inquietudine nei lettori più sensibili. Una lettura un po’ impegnativa per i temi trattati e per la visione a tratti molto fredda e razionale. Essa risulta alla fine comunque emozionante con pagine di rara, preziosa e raffinata bellezza, e per questo meritevoli di essere letti per la forza che emanano, grazie alle quali Hjalmar Söderberg cerca di fare luce sulla complessità e il mistero della vita.
La giovinezza di Martin Birck
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La giovinezza di Martin Birck
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