La grande rapina al treno
- Autore: Michael Crichton
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
Michael Crichton è un autore poliedrico, e anche per questo è riuscito a ritagliarsi una fetta di pubblico tanto ampia. I suoi avvincenti thriller sono spesso ambientati nei contesti storici e geografici più disparati: si va dalla crisi pandemica causata da un micro organismo sconosciuto di Andromeda, alla misteriosa città nascosta nella giungla africana di Congo, fino ad arrivare alle oscure trame delle potenti corporation nipponiche di Sol Levante o ai celebri dinosauri di Jurassic Park, tanto per fare qualche esempio. La grande rapina al treno (ultima edizione Garzanti, 2018, trad. E. Capriolo) è invece un romanzo ambientato nell’Inghilterra vittoriana, e narra del sensazionale colpo avvenuto nel maggio del 1855 sulla linea ferroviaria Londra-Folkestone, quando fu sottratto dal treno in corsa un ingente carico di lingotti d’oro.
La Gran Bretagna di metà Ottocento è descritta dall’autore in maniera mirabile: già dalla lunga introduzione, tutt’altro che pedante o noiosa, il lettore si ritrova subito immerso in un tempo ormai lontano, ma che le parole di Crichton rendono di nuovo vivo: una società alle prese con una rivoluzione industriale ancora in atto, e un’urbanizzazione tanto rapida da creare sia scompensi che opportunità tutte nuove. Insomma un mondo in divenire, tanto diverso da quello attuale eppure così simile. In particolare brillano le descrizioni dei bassifondi londinesi, zone della città lasciate a se stesse, dove chi si avventurava lo faceva a proprio rischio e pericolo, e le spesso ironiche rivelazioni sul mondo borghese dell’epoca, con le sue idiosincrasie e scomode verità tenute nascoste a occhi indiscreti.
La vicenda narra in larga parte dei complessi preparativi che portarono alla clamorosa rapina, e lo fa muovendosi fra i vari strati della società vittoriana, che non vivevano poi così separati come si può facilmente pensare. Ed è proprio fra questi intrecci di persone in teoria così diverse che si muovono i protagonisti: Agar è uno scassinatore professionista; Burgess è la guardia corruttibile; “Clean” Willy sarebbe solo un ragazzino macilento, ma in realtà è capace di introdursi in qualsiasi pertugio; Edgar Trent è l’ottuso e pedante presidente di banca; Henry Fowler il borghese dalla doppia vita; Barlow un pericoloso sfregiato da cui è meglio stare alla larga; Miriam è la classica dark lady, donna tanto misteriosa quanto affascinante. Svetta su tutti la figura di Edward Pierce, il capo della banda nonché ideatore del colpaccio: uomo dai mille nomi e altrettanti volti, si muove con disinvoltura tra la ricca borghesia londinese, fingendosi un “gentiluomo” dell’epoca, ricavando così informazioni utili alla sua impresa. Capace di mentire a chiunque e in qualunque circostanza, nonché di ottenere sempre ciò che vuole, sarebbe fin troppo semplicistico descriverlo come un criminale e basta. In realtà si tratta di un uomo assai dotato e volitivo, che avrebbe potuto brillare in qualsiasi contesto: astuto e ironico, riflessivo e audace, è lui che muove le fila della vicenda, anche quando sembra che sia stato preso in trappola...
L’ultima parte del romanzo, che narra del processo a Pierce e soci, è rivelatoria di un certo modo di pensare, grossolano e ingenuo: la stampa dell’epoca fu capace solo di proporre articoli sensazionalistici in cerca di vendite lucrose, in cui Pierce veniva rappresentato come una sorta di mostro dal fascino malsano, scivolando così in un manicheismo ipocrita che poco aveva a che fare con la verità. Che di solito è assai più complessa: non esistono buoni e cattivi, ma semmai uomini e le loro scelte. Magari sbagliate, ma che hanno sempre un qualche tipo di senso, spesso legato a doppio filo al passato di chi commette un crimine. Pur restando nell’ambito del romanzo di genere, uno dei meriti de La grande rapina al treno è proprio quello di raccontare le vicende di uomini che si raffrontano con la realtà che li circonda, e non figure bidimensionali, descrivendo con dovizia di particolari un’altra epoca e un altro modo di sentire e di vivere, facendo così rivivere un mondo che non esiste più, ma che in fin dei conti non era poi così diverso da quello di oggi.
La grande rapina al treno. Nuova ediz.
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