La grazia dell’inverno. Un’indagine del commissario Armand Gamache di Louise Penny

Dopo Natura morta, la sua prima indagine, l’ispettore capo della Surêté du Québec Armand Gamache ritorna nel villaggio di Three Pines, nella regione meridionale della provincia canadese, per risolvere un altro intricato caso di omicidio ne La grazia dell’inverno. Un’indagine del commissario Armand Gamache (Einaudi, 2023, trad. Alessandra Montrucchio).

La vittima in questione, Cecilia, “CC”, de Poitiers, era uno dei membri meno amati e apprezzati della comunità di Three Pines: difficile trovare qualcuno che l’abbia veramente amata in vita, nemmeno suo marito, il suo amante o la figlia, una ragazzina timida, intelligente, ma disadattata, bullizzata a scuola, con una scarsa autostima e umiliata in continuazione dalla madre.
La donna viene descritta come un’arrivista egoista e cattiva, che trattava gli altri con disprezzo e causava tanto dolore; aveva acquistato la vecchia casa degli Hadley, teatro di un omicidio e di un tentato omicidio, senza neppure vederla, perché era al corrente di qualcosa che nessun altro sapeva sul villaggio. Qualcosa che significava soldi.

L’atmosfera natalizia invita a condividere la serenità dei momenti di festa: Three Pines è vestito di bianco, le ghirlande sono appese alle porte, tutto scintilla di decorazioni e adulti e bambini si stanno preparando al grande giorno.
Ma come si fa a folgorare qualcuno nel bel mezzo di un lago ghiacciato, durante l’annuale torneo di curling, davanti a praticamente tutti gli abitanti?
Eppure qualcuno è stato abbastanza pazzo da provarci e abbastanza intelligente da riuscirci.
Purtroppo nessuno ha visto qualcosa o sembra voler collaborare alla risoluzione del caso, collegato forse anche alla morte di una vagabonda a Montréal e, per non essere costretto ad abbandonare le indagini, Gamache inizia a scavare sotto la “superficie” del villaggio, nelle vite e nei segreti dei residenti: è solo questione di tempo prima che commissario, coadiuvato ancora una volta da Jean Guy Beavior e dell’agente Isabelle Lacoste, porti tutto alla luce.

Louise Penny ha prestato molta attenzione nel dare forma ai suoi personaggi — molti dei quali, come Clara o la poetessa Ruth Zardo, sono già presenti nella prima indagine — e nel descrivere la loro evoluzione: hanno peculiarità tali da risultare unici e, sebbene molti siano dei sospettati, non sono sgradevoli, anzi, è facile provare empatia per loro e comprenderne le motivazioni — il colpevole non potrebbe farla franca, per una volta?!
Persino CC de Poitiers acquista contorni tali che la fanno diventare qualcosa più della della semplice vittima, conosciuta attraverso le diverse prospettive degli abitanti, oltre che dall’emergere di indizi oggettivi.

Il ritmo della storia è gestito in modo coerente con lo stile dell’autrice, senza particolari impennate, ma come progressivo fluire delle indagini; Louise Penny preferisce soffermarsi anche sulla descrizione del Québec e della sua gente, catturando così lo spirito di questa regione.