Il saggio La guerra dentro. Martha Gellhorn e il dovere della verità (Rizzoli 2021, pp. 288) di Lilli Gruber racconta le gesta di Martha Gellhorn (8 novembre 1908 St. Louis, Missouri – 15 febbraio 1998 Londra), la più grande corrispondente di guerra del XX secolo. A lei Ernest Hemingway ha dedicato la prima edizione di Per chi suona la campana.
Martha Gellhorn e Ernest Hemingway
Abbiamo già conosciuto Martha Gellhorn in due volumi pubblicati qualche anno fa:
- il romanzo Amore e rovina (Neri Pozza Editore 2018) di Paula McLain
- la biografia romanzata Quando amavamo Hemingway (Bookme 2016) di Naomi Wood, nel quale l’autrice inglese dava voce a Hadley Richardson, Pauline Pfeiffer, Martha Gellhorn e Mary Welsh, le quattro mogli di Ernest Hemingway, Premio Nobel per la Letteratura 1954.
In questo caso la forte personalità di Martha era offuscata da quella di Hemingway, geniale scrittore certamente, ma come diremmo oggi “traditore seriale”, mica tanto felice di avere come moglie una donna più in gamba e più famosa di lui. Amore e rivalità, un bel connubio che avrebbe presto fatto naufragare l’unione matrimoniale, fin troppo litigiosa e iniziata nel 1940, nel 1945. Quindi Martha dovette combattere non solo una guerra fuori, ma anche una “guerra dentro”, per affermare il proprio talento. Come lei stessa affermava:
“Seguivo la guerra ovunque riuscissi a raggiungerla”.
La guerra dentro di Lilli Gruber
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Il bel saggio di Lilli Gruber ha il merito di fare emergere proprio il lato volitivo del carattere di Martha Gellhorn, giornalista e scrittrice statunitense, non solo autrice di reportage di viaggio e testimone dei più importanti conflitti internazionali, che hanno avuto luogo nel corso dei suoi 60 anni di carriera. Sicuramente ancora un modello per tutte quelle giornaliste, italiane e straniere, che raccontano i conflitti di un mondo in fiamme, come il nostro, con le loro intense corrispondenze, proprio come ha fatto l’autrice, giornalista e scrittrice, prima donna a presentare un telegiornale in prima serata, la quale dal 1988 ha seguito come inviata per la Rai tutti i principali avvenimenti internazionali.
Lilli Gruber dal settembre 2008 conduce la trasmissione di approfondimento “Otto e mezzo” su La7 e c’è da dire che la giornalista con garbo e fermezza riesce a far tacere anche i politici più protervi e maleducati.
Nelle prime pagine del saggio, l’autrice ricorda che nel 1970 fu la prima volta che si imbatté nel nome “Martha Gellhorn”, quando giovane studentessa liceale lesse Per chi suona la campana, dove brillava la dedica di Hemingway: “A Martha Gellhorn”.
Nacque la curiosità di sapere di più su questo nome, ma fu solo anni dopo che Gruber ritrovò Martha, quando l’autrice aveva deciso di diventare giornalista.
Martha, nata in una famiglia di origine ebraica, figlia di un ginecologo di origini ebraico-tedesche e dell’amatissima madre Edna, era entrata giovanissima in un circolo ristretto di grandi corrispondenti di guerra della stampa americana: Ernie Pyle, Edward Murrow, William Shirer e Ernest Hemingway, suo marito dal 1940 al 1945.
Martha Gellhorn aveva conquistato un posto di primo piano in un mondo di uomini grazie alla sua curiosità, determinazione e coraggio.
Amica di Eleanor Roosevelt, mosse i primi passi da giornalista sul campo, nel 1937, a Madrid sotto le bombe, insieme a Hemingway, per conto del “Coller’s Weekly”. In seguito, dalla Germania, riportò dell’ascesa di Hitler e nel 1938 si trovava in Cecoslovacchia.
Durante la II Guerra Mondiale è stata corrispondente anche in Finlandia, Hong Kong, Burma, Singapore e Inghilterra. Fu la giornalista che rimase con Indro Montanelli il giorno del bombardamento sovietico di Helsinki. Essendo donna non avrebbe potuto assistere come giornalista allo sbarco in Normandia, ma pur di essere presente all’evento si imbarcò comunque, fingendosi inizialmente un’infermiera e poi seguendo di nascosto le truppe.
Inoltre, con all’attivo cinque romanzi, quattordici racconti lunghi, due raccolte e tre volumi di saggi, è stata la prima giornalista a portare testimonianza del campo di concentramento di Dachau, appena dopo la liberazione da parte dell’esercito statunitense. La ricerca della Verità con la V maiuscola l’avrebbe portata in Vietnam, decisa a smascherare le bugie della propaganda statunitense, per poi spingersi fino a El Salvador e Panama, dove la giornalista avrebbe testimoniato l’invasione statunitense, alla tenera età di ottantuno anni.
Sempre con la stessa missione: “Andare a vedere” per riportare la verità.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La guerra dentro” di Lilli Gruber racconta la vita di una donna straordinaria
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