La leggenda di Sleepy Hollow
- Autore: Washington Irving
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2020
Nel 1999 il regista Tim Burton diresse Il mistero di Sleepy Hollow , che l’anno successivo vinse l’Oscar per la migliore scenografia. Interpretato da Johnny Depp, Christina Ricci e Christopher Walken, il film era liberamente ispirato al racconto La leggenda di Sleepy Hollow di Washington Irving.
Washington Irving (New York, 1783-1859) viene considerato l’inventore del racconto breve di genere fantastico, e in particolare della “ghost story”, facendo da antesignano negli Stati Uniti a importanti autori come Edgar Allan Poe e Henry James.
La leggenda di Sleepy Hollow (Garzanti, 2020, traduzione di Giuseppe Maugeri) è ritenuta il suo capolavoro, insieme alla novella Rip Van Winkle. Ripubblicata in moltissime edizioni e in varie lingue, anche con titoli diversi, (La leggenda della valle addormentata, La valle del sonno, Il mistero del cavaliere senza testa), era uscita in Inghilterra nel 1820.
La storia si svolge a fine Ottocento nella cittadina di Tarry Town, una colonia olandese nella Contea di Westchester, presso la valle isolata chiamata Sleepy Hollow, lungo le rive del fiume Hudson. Narra la vicenda di Ichabod Crane, un misero maestro di scuola proveniente dal Connecticut, che offre i suoi servizi ai contadini del paese in cambio di cibo e alloggio, ingegnandosi anche come insegnante del coro nella parrocchia:
Alto e macilento, nonché stretto di spalle, aveva braccia e gambe lunghe, con le mani che ciondolavano a un miglio dai polsini e due piedi che avrebbero potuto fare da vanghe: nell’insieme, la sua figura sembrava composta da pezzi tenuti male insieme.
La testa era minuta e piatta, con orecchie sproporzionate, occhioni verdi e vitrei e un naso così lungo e sagomato da farlo sembrare uno di quei galletti segnavento che, appollaiati sul loro perno, indicano la direzione delle correnti.
Chiunque, in una giornata tempestosa, lo avesse visto incedere ad ampie falcate lungo il dorsale della collina, con gli abiti che gli si gonfiavano intorno, lo avrebbe preso per lo spirito della carestia disceso sulla terra, o per uno spaventapasseri scappato da un campo di granturco.
Irving descrive il suo protagonista con toni che variano dalla commiserazione all’ironia, spingendosi fino al sarcasmo, e sottolineandone l’ingenuità, la sprovvedutezza ma anche l’insipienza, che lo rende vittima non solo dell’ilarità dei compaesani, ma anche della propria fervida immaginazione.
Crane si innamora della bella e giovane Katrina, figlia del più ricco possidente della zona, corteggiata da tutti i giovanotti dei dintorni, e in particolare da Abraham "Brom Bones", robusto e violento, da subito desideroso di primeggiare nei favori della ragazza rispetto ai pretendenti rivali.
Il racconto si prolunga in vivaci descrizioni paesaggistiche e in divertite annotazioni della psicologia dei personaggi, senz’altro lontano da qualsiasi atmosfera gotica, horror o fantastica per più della metà della sua lunghezza. L’autore però sottolinea spesso la propensione della popolazione a inventare, rielaborare e diffondere leggende e dicerie terrificanti basate su apparizioni di fantasmi, morti redivivi, folletti, stregonerie e incarnazioni diaboliche, infestanti boschi e strade soprattutto di notte.
Il cimitero e il ponte di Sleepy Hollow sembrano essere i luoghi privilegiati da tali avvistamenti.
Tra le visioni spettrali più menzionate c’è quella di un cavaliere senza testa, che attraversa la valle in groppa a un focoso cavallo nero. Secondo la vulgata popolare, doveva trattarsi di un reduce della Guerra d’Indipendenza, decapitato da un colpo di cannone, che si aggirava senza pace in cerca di vendetta.
Ichabod Crane, di ritorno dalla festa di Halloween dove era stato invitato da Katrina, e si era sentito umiliato dal violento spasimante di lei, Brom Bones, riprende al buio la strada di casa, frastornato anche per i racconti misteriosi che aveva udito a proposito del cavaliere oscuro.
Attraversando la foresta, si impressiona per qualsiasi fruscio di foglie, alito di vento o grido di uccello, finché gli appare un uomo a cavallo che lo insegue in un vorticoso e labirintico percorso tra gli alberi.
La sagoma del cavaliere si stagliò contro il cielo, spropositata e avvolta da un ampio mantello. Quale non fu l’orrore che colse Ichabod nell’accorgersi che era senza testa! E l’orrore si accrebbe quando vide che la testa, invece che sulle spalle, poggiava sul pomo della sella!
Dopo quella notte spaventosa, il maestro sparisce, e qui l’ironia dell’autore suggerisce varie ipotesi sulla conclusione della storia, dalla più macabra alla soprannaturale, dalla sprezzante verso ogni superstizione alla divertita e irridente.
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