La lezione di questo secolo
- Autore: Karl Popper
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2003
Questo libro riporta un’intervista che Giancarlo Bosetti ha fatto a Karl Popper, noto filosofo inglese, autore del saggio "Cattiva maestra televisione" e principale esponente del pensiero liberale moderno.
Leggere questo libro è utile non solo perché mette in guardia dagli errori del passato, che hanno portato all’affermarsi delle dittature, ma anche perché esso propone degli interessanti spunti intellettuali anche alla sinistra di oggi, che, come afferma Bosetti nella sua parte introduttiva, dovrebbe
"... verificare se la lunga parentesi comunista non abbia nascosto possibili percorsi alternativi, se grandi opzioni politiche, capaci di combinare libertà ed emancipazione sociale, non siano state compresse e rese meno visibili dallo scontro tra liberismo anticomunista e comunismo."
Karl Popper è stato uno dei grandi avversari del comunismo, una dittatura che, secondo il filosofo, si è basata su un errore intellettuale: lo storicismo. Per storicismo s’intende questo:
"Marx aveva profetizzato che il comunismo, in quanto forma di dittatura del proletariato, doveva avverarsi. Questa era una necessità che poteva essere stabilita con certezza. Il comunismo era per Marx qualcosa che doveva venire..."
Secondo Popper, la certezza nell’avvento del comunismo ha portato i sostenitori del marxismo ad appoggiare tutte le condotte necessarie al superamento del capitalismo sulla base della previsione che tale superamento "doveva per forza accadere". E tale necessità si basava su una vera e propria certezza che i patrocinatori del comunismo consideravano basata su elementi scientifici.
Questo, secondo Popper, ha portato all’instaurarsi della dittatura, perché, per i comunisti, ogni persona aveva il dovere di appoggiare l’inevitabile, ossia ciò che si sarebbe comunque verificato.
Chi faceva "resistenza, sapendo che si trattava di qualcosa che comunque doveva realizzarsi" era considerato "un criminale" perché si rendeva "responsabile di tutte le morti" che sarebbero avvenute affinché il comunismo comunque si instaurasse.
Questa ideologia era, secondo il filosofo, una "trappola per topi", che ha spinto i sostenitori del regime a mentire e a cambiare improvvisamente idea per far succedere ciò che loro ritenevano ineluttabile.
L’avvenire per Popper è invece "aperto", e non può essere oggetto di previsioni certe:
"Il momento presente è quello in cui la storia finisce e noi non siamo in grado di guardare il futuro con l’dea di poterlo prevedere..."
In questo saggio Popper non si limita a criticare il comunismo, ma rielabora il concetto di democrazia. Per il filosofo, la democrazia non può essere il potere del popolo, perché, di fatto, non è il popolo a comandare, ma i suoi rappresentanti.
La democrazia deve invece essere una forma di governo che ha come obiettivo quello di "evitare la tirannide".
Per Popper non bisogna chiedersi "chi deve comandare?", come ha fatto Platone nella Repubblica, per il quale il comando doveva essere assegnato ai dotti filosofi, ma "come destituire il governo senza spargimento di sangue?", ossia "come evitare la tirannide?".
Questo modo differente di vedere la democrazia non ha solo risvolti teorici, ma anche concreti; infatti, Popper era contrario al sistema proporzionale, che vede tutte le forze del popolo rappresentate in parlamento:
"... l’idea del dominio del popolo porta ad approvare una rappresentanza popolare proporzionale... anche i partiti abbastanza piccoli devono essere rappresentati... Considero una disgrazia la proliferazione del partiti e quindi anche la legge elettorale proporzionale. La frammentazione dei partiti porta a governi di coalizione in cui nessuno si assume la responsabilità; inoltre diventa molto incerto liberarsi dal governo perché gli basterebbe trovare un nuovo piccolo partner nella coalizione per continuare a governare..."
Popper vede quindi nella democrazia non il dominio del popolo, ma la più realistica possibilità di quest’ultimo di destituire un governo che non ha mantenuto le aspettative degli elettori. E per questo era contrario alla legge proporzionale, perché, con una pluralità di partiti al governo diventa molto più difficile stabilire la responsabilità, cosa che invece è semplice se la forza che comanda è una e distinguibile.
Questo libro, con i suoi spunti ancora molto attuali, è certamente consigliabile a tutti coloro che vogliano non solo capire gli errori del passato ma, più attivamente, tentare di far politica, sia a livello nazionale che locale.
La lezione di questo secolo. Intervista sul '900 con Giancarlo Bosetti
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