La luce dei giorni
- Autore: Jay McInerney
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2016
Ultimo della trilogia dedicata ad un gruppo di new-yorkesi, questo romanzo intrigante, ricco di colpi di scena, pieno di atmosfere abilmente ricostruite, ci racconta come hanno vissuto, elaborato, reagito un gruppo di personaggi rappresentati in modo estremamente realistico all’indomani dell’11 settembre, alla vigilia delle elezioni che porteranno alla Casa Bianca Barack Obama, nell’anno 2008, che è anche quello della caduta dei mutui subprime, del fallimento della Lehman Brothers, e a cascata delle altre celebri banche d’affari che hanno riempito le pagine dei media per mesi causando la caduta delle economie mondiali, crisi nella quale siamo tuttora immersi. Jay McInerney non fa sconti ai suoi protagonisti, raffigurati quasi come maschere, tra il tragico e il patetico, nei quartieri più prestigiosi della Grande Mela, in vacanza negli Hamptons, passando per i più lussuosi alberghi, i ristornati celebri, gli eventi mondani e quelli artistico-letterari che hanno fatto del vivere a New York il luogo più ambito della cultura del pianeta.
Russel e Corrinne Calloway sono sposati felicemente da venticinque anni; il loro è un matrimonio apparentemente basato sulla condivisione dei valori, dello stile di vita, del desiderio di fornire ai due figli, i gemelli tredicenni Storey e Jeremy, una educazione di qualità ed esempi familiari ineccepibili. Russel è un editore di narrativa di prestigio e cerca nel panorama della nuova letteratura americana il nuovo Hemingway, il nuovo Norman Mailer, che credeva di aver trovato nel romanzo del compagno di università Jeff, suo miglior amico con il quale tuttavia sua moglie Corrine aveva avuto una breve storia amorosa. Ma Jeff era morto precocemente per un overdose, e solo ora, a molti anni dopo, il suo romanzo viene riscoperto, celebrato, anzi se ne attende una versione cinematografica la cui sceneggiatura sarà affidata alla stessa Corrinne. Lei invece si occupa di assistenza e soccorso ai poveri, a capo di una associazione benefica che distribuisce cibi nei quartieri più disagiati e, pur se inserita nel mondo rutilante della città, conduce uno stile di vita austero: va in metropolitana, disdegna i ristoranti trendy, veste semplicemente, vive con il marito e i figli in un loft a TriBeCa che ricorda i tempi delle comuni degli artisti, del vivere da fricchettoni, con vecchi mobili ed un solo bagno.
Questo non le impedisce di avere come migliore amica Casey, bionda ricchissima il cui marito, Tom, è un imprenditore miliardario; c’è poi la coppia dei migliori amici, Veronica, dirigente alla Lehman Brothers, e Washington, brillante imprenditore, e poi tanti altri comprimari, tra cui Luke, un uomo che Corrinne aveva incontrato ai piedi delle Torri Gemelle crollate, con il quale aveva aiutato i soccorritori nelle cucine da campo a Ground Zero, e di cui si era innamorata in quell’atmosfera di tragedia e di assurda precarietà.
Ora, otto anni dopo, Luke ricompare, ricchissimo e innamorato, scompaginando la vita e i sentimenti di Corrinne, mentre Russel incorre in un incidente editoriale che rischia di far fallire la sua casa editrice.
Un libro sul matrimonio, sul valore della fedeltà, sui valori fondanti della pur disastrata famiglia americana, che Jay McInerney ci racconta parallelamente all’evolversi della società new yorkese in quegli anni che hanno cambiato per sempre il volto della città simbolo del capitalismo mondiale.
“I matrimoni migliori, come le navi migliori, sono quelli in grado di superare le tempeste. Imbarcano acqua, tremano e si inclinano, quasi si capovolgono, e poi si raddrizzano e veleggiano verso l’orizzonte. La premessa, è dopo tutto, nella buona e nella cattiva sorte”
così viene sintetizzato dall’autore il matrimonio di Russel e Corrinne, personaggi contraddittori, apparentemente risolti ma in realtà fragili, ma particolarmente adatti a rappresentare la crisi della società borghese, che sia composta di artisti, intellettuali, affaristi, imprenditori, mantenute, drogati, benefattori, mecenati: ognuno di loro ha un posto nella complessa trama di questo libro che racconta storie, sentimenti, contraddizioni, paure, angosce, rivalità, attese che sono della vita di tutti noi adulti. Non vado a New York da tantissimo tempo, ma leggere questo romanzo, entrare nei locali dove si entra solo su raccomandazione, partecipare ai charity, mangiare e bere nei club più esclusivi, fa sentire noi lettori spettatori non troppo lontani da un mondo in decadenza, malgrado la retorica de “Le mille luci di New York”, malgrado le feste sontuose, le suite sul tetto degli alberghi più prestigiosi, le vetrine dei grandi nomi della moda. Una società che sembra arrivata al capolinea, e che ci spinge riflettere sul ruolo importante che può avere un romanzo di denuncia come questo nella percezione del male che è in agguato: le elezioni americane di novembre, che presentano un candidato come Trump, ne è la riprova.
La luce dei giorni
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