La maledizione delle ombre
- Autore: Jean-Christophe Grangé
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Garzanti
- Anno di pubblicazione: 2019
Il corpo della donna è legato con gli indumenti intimi, le gambe piegate all’indietro, unite alle caviglie a rovesciare la testa. Le guance sono recise da un orecchio all’altro, una pietra è stata spinta in gola per tenere spalancata la mascella. Il risultato è un urlo macabro, alla Munch. Ecco un rapido biglietto da visita del nuovo superthriller di Jean Christophe Grangé, La maledizione delle ombre (516 pagine. 18.60 euro), pubblicato in Italia a giugno 2019 da Garzanti, la casa editrice che detiene i diritti nostrani del seguitissimo scrittore francese.
Il killer non ha solo ucciso – anzi, fatto soffocare da sola la vittima per incaprettamento - ha pure “apparecchiato” in modo vistoso il cadavere di Nina Vice, spogliarellista e performer di burlesque, fatto trovare nei pressi di un centro per la raccolta di rifiuti.
I dettagli dell’orrore saranno un motivo valido in più a chi vorrà correre in libreria ad acquistare il volume, sono passaggi forti nel libro, altrimenti che Grangé sarebbe?
Il giornalista e scrittore parigino, laureato alla Sorbona e non ancora sessantenne, è stato premiato in Piemonte nel 2007 col Grinzane, per il miglior romanzo da cui è stato tratto un film, I fiumi di porpora (prima edizione Garzanti nel 1999). I fan dell’autore e i cinefili ricorderanno pagine e pellicola piene di cadaveri trasformati in installazioni artistiche, messi in posa in modi raccapriccianti, con oggetti lasciati sui corpi e posizioni particolari imposte ad arti, organi e visceri. Grangé è quel Grangé e la sua non è truculenza, ma descrizione oggettiva, raffinata. Horror puro, però di gran classe. Chi apprezza Jean-Christophe lo sa bene.
Veniamo ora a La maledizione delle ombre , il nuovo romanzo. Il capo della prima Sezione della Brigata criminale Stephane Corso è di cattivo umore e non c’è locale di striptease che basti a rasserenarlo, né spettacolo di burlesque. Il conflitto all’ultima ripicca con Emiliya è già nei computer dei rispettivi legali. È pronta una bozza di preliminare di divorzio. Resta da definire l’affidamento del figlio, Thadée, di quasi dieci anni: farebbe di tutto per sottrarlo alla madre, alta funzionaria di origini bulgare, schiava del sadomaso più spinto.
Non è nello Squonk che il poliziotto potrà dare requie alle pene dell’anima e poi quelle esibizioni un po’ pacchiane delle stripteseur nemmeno le sta guardando. È nel locale per un’indagine, che gli ha passato il capo della Criminale, Catherine Bompart. Finora ha investigato la squadra di Bornek, un collega capace, ma sono finiti in un vicolo cieco. I clienti dello Squonk non sono affatto banali maniaci sessuali, la platea è composta da intellettualoidi e da giovani trendy che amano gli spettacoli datati.
Nemmeno la pista degli ambienti bondage ha dato risultati interessanti.
La vittima si esibiva lì, ma Sophie, in arte Nina Vice, 32 anni, non era affatto quella che si può dire una cattiva ragazza. Non aveva un compagno, nessuna amicizia insidiosa, non arrotondava con la prostituzione. Il suo era un lavoro come un altro, nato dalla passione per la danza e lo striptease artistico. Era senza macchia, aveva un cuore d’oro e nessun nemico.
"Mai vista tanta gente a un funerale eppure non aveva una famiglia" gli dice Kaminsky, il boss del locale. Quello sì ch’è un poco di buono, ma del tutto estraneo al caso. Hanno a che fare con un sadico e tuttavia è un aggressore esterno all’ambiente della ragazza trucidata, altrimenti Bornek l’avrebbe già pizzicato.
Di certo la povera vittima era migliore dello stesso commissario Corso, un pessimo soggetto, bacchettone e moralista, un vero malvivente nell’animo: è cristiano e tuttavia non mette mai piede in chiesa, veste come un fan dei Nirvana pur avvicinandosi ai quarant’anni, ama le vergini eteree, ma solo per “insozzarle un po’”.
Abbandonato alla nascita, Stephane è cresciuto tra istituti e affidamenti familiari. Adolescenza da randagio disadattato, ladro, tossico, asociale, finché Catherine non lo ha preso sotto l’ala e gli ha permesso di ottenere l’unico risultato di cui poter andare orgoglioso (oltre al figlio): la carriera di poliziotto.
La Bompart è più di un superiore, è la sua madrina, che gli ha evitato di finire in gattabuia, dove invece lui è riuscito a mandare tutti i delinquenti arrestati in venti anni.
Ora è tempo di dare la caccia al perverso che ha straziato la povera Nina. Quello non è affatto un omicidio a sfondo sessuale commesso da un balordo, le cose sono molto più complesse, è evidente. Non c’è stata violenza specifica, non era un’aggressione per pulsione carnale, i nodi sono stati fatti con perizia. Il dettaglio dei capillari delle palpebre e della sclera esplosi per la forza della pressione interna ha velato lo sguardo di un rosso uniforme.
C’è qualcosa di artistico in questo allestimento cadaverico e un collega anziano ricorda qualcosa di analogo, in passato, molti ma molti anni prima. Un sospettato con propensioni artistiche…
La maledizione delle ombre
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