La maledizione di casa Foskett di M.R.C. Kasasian

“Il caso di cui parlerò ha quasi distrutto il mio tutore, ma ha costituito anche un importante punto di svolta nei nostri rapporti. Prima degli episodi di seguito narrati, la mia presenza era stata mal tollerata.”

Contrariamente a quanto solitamente accade, il secondo romanzo delle avventure del detective di Gower Street, Sydney Grice e della sua pupilla March Middleton, si è rivelato molto più riuscito del primo, dipingendo, con pennellate più marcate, le personalità e il passato dei due protagonisti.
In questa avventura nata dalla penna di M.R.C. Kasasian, dal titolo “La maledizione di casa Foskett” (Newton Compton Editori, 2015), siamo alle prese con una singolare associazione dal nome spettrale, “Il Last Death Club”, composta da sette membri, i quali decidono di mettere in comune i loro averi, di cui beneficerà colui che sopravvivrà agli altri. Chiaramente, ogni membro ha tutto l’interesse a voler veder morire gli altri, per usufruire della cospicua eredità, pertanto in una clausola si impone la presenza vigile del detective Sydney Grice al fine di vegliare e indagare su eventuali morti sospette.

Come ben si può immaginare un decesso è già avvenuto e uno dei membri va a chiedere l’ausilio del protagonista, ma proprio durante il colloquio, rigidamente a base di tè caldo come da abitudine, l’uomo in questione muore! L’indagine si presenta intricata, complicata, piena di nomi e personaggi che diventa difficile ricordare e identificare, senza rileggere alcuni brani, fino alla soluzione finale.

Evidentemente non è la soluzione del caso il punto di forza de “La maledizione di casa Foskett”, bensì la scoperta del mistero e della vita passata della signorina Middleton, che nel primo romanzo era rimasta un po’ "appannata". Una ragazza certamente brillante, dalla battuta pronta, impetuosa, e, dalle descrizioni e dai commenti maligni degli altri, non bella, poco attenta alla cura di sé, ma proprio per questo, lontana dagli stereotipi comuni. Una ragazza coraggiosa che porta sulle spalle qualche segreto, cinica anche verso un eventuale affetto del suo tutore. Cosa può averla ferita a tal punto da renderla al contempo desiderosa di attenzioni ma refrattaria ad esse?

“Ma un urlo è come un oceano; lo puoi prosciugare solo creandone un altro, e il dolore non termina solo perché si è stanchi di sopportarlo.”

È senz’altro questo per me il vero mistero da risolvere, che mi invoglia a intraprendere la lettura del terzo capitolo di questa piacevole trilogia investigativa!