La mano che teneva la mia
- Autore: Maggie O’Farrell
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2011
“La mano che teneva la mia” di Maggie O’Farrell, pubblicato da Guanda nel 2011, è un viaggio intrecciato tra passato e presente alla ricerca delle dinamiche genitoriali, quel flusso di sentimenti e sensazioni che trasportano i figli verso i genitori e i genitori verso i figli. Il punto d’incontro tra dedizione e attaccamento è la chiave di un mistero antico quanto il mondo, quel mistero che spinge a generare, amare e proteggere ad ogni costo.
Nel libro ritroviamo due storie parallele, ambientate entrambe a Londra, ma in epoche diverse (anni cinquanta e al giorno d’oggi): eventi passati scorrono parallelamente a eventi recenti, lasciando avvertire lo stesso pathos poiché la matrice affettiva è la stessa. Tuttavia questo legame tanto evidente rimane al tempo come sospeso e spinge ad andare avanti con la lettura nell’attesa di scoprire il punto in cui di due fili si annodano in una storia che sfocia da un’altra e viceversa. L’autrice con grande talento ci porta così via via alla conoscenza di uomini e donne capaci di vivere in pieno la propria vita tra errori, compromessi e grandi atti d’amore.
Alexandra parte da un piccolo paese del Devon negli anni Cinquanta per recarsi a Londra, dove diventerà Lexie con una sfolgorante carriera di giornalista/intenditrice d’arte e una complessa storia affettiva che sfocerà nella disperazione di una grande perdita. Una nuova storia sentimentale le lascerà il dono di un figlio con tutte le responsabilità della maternità.
L’editore Innes Kent conosce casualmente una ragazzina nel Devon, la osserva prima da lontano e poi l’avvicina. In quell’ambiente incontaminato, il suo ingenuo fascino e la sua energia di futuri intenti lo attraggono fatalmente. Sarà lui il perno della trasformazione di Alexandra e il fulcro di tutti gli eventi che scaturiranno e si intrecceranno al di là di ogni previsione e di ogni volontà.
Alexandra e Innes sono due grandi personalità che rendono nel racconto marginali anche gli altri protagonisti e di loro si avverte la travolgente passione, il modo un po’ scanzonato e un po’ fuori dagli schemi con il quale affrontare la vita nel tentativo di sorbirla godendone istante per istante.
Quel che rende il racconto avvincente è il legame tra le due storie parallele, cioè la figura del bambino e il dolce subbuglio che crea nella vita della madre con il suo affacciarsi al mondo. In maniera quasi tangibile si avvertono tutti quei passaggi di gioia e sofferenza, soddisfazione e inquietudine, che la maternità offre fin dal momento del parto. E si comprende come gli affetti dei primi anni di vita lascino un imprinting indelebile anche se fatto solo della ricognizione di semplici scatti d’immagini e del ricordo tattile ed affettivo di una mano che tiene la propria.
La mano che teneva la mia è un romanzo che svela molto di più della sua trama e del suo fluire di parole: è un libro che porta a galla ciò che in fondo conoscevamo col cuore, ma non avevamo saputo contestualizzare con il pensiero. E’ un libro che si lascia sfogliare mentre apre teneramente le tue pagine interiori.
La mano che teneva la mia
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