La masnà
- Autore: Raffaella Romagnolo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2012
Un lungo cammino, un percorso difficile: il passaggio dalla sottomissione, dai ruoli subalterni per giungere all’indipendenza e alla libertà di scelta. Di chi e di che cosa si tratta? Della condizione femminile e dei cambiamenti avvenuti, riguardo ad essa, durante il Novecento. Questo è il tema portante de “La masnà”, romanzo di Raffaella Romagnolo, una scrittrice non più alle prime armi e ricca di talento. Sono Emma, Luciana e Anna, tre generazioni di donne della stessa famiglia a rappresentare, nel romanzo, l’epopea dell’universo femminile nel Novecento. “Masnà” è una tipica espressione piemontese che significa bambino – bambina ovvero chi ha bisogno di cure e protezione, ma nel romanzo le masnà si riveleranno, invece, forti e coraggiose.
La narrazione è divisa in tre parti: l’Arrivo, l’Esilio e il Ritorno. Protagoniste e archetipi del femminile sono nonna, mamma e nipote.
L’Arrivo è quello di Emma Bonelli, che, in seguito a un matrimonio combinato, va sposa al ciabattino Genio dei Francesi così chiamati perché “molti anni addietro dei fratelli si erano spinti a lavorare oltre frontiera”. Emma, una massa di riccioli rossi, non bella ma robusta, è colei che accetta i sacrifici dei lavori della terra, poiché era così che la vita andava avanti. Il destino le regala due figli, un maschio e una femmina; alle fatiche quotidiane Emma s’abitua così come sopporta la presenza di alcuni uomini: primo fra tutti il suocero, padre padrone, detto il Ferroviere, poi il partigiano Carlin d’la Moisa che a lei chiede aiuto e riparo.
Nell’Esilio, c’è Luciana con la sua rinuncia al lavoro in favore di un matrimonio fatto d’affetto dal quale nasce Anna, un’altra masnà, per cui nonna Emma lascia la campagna e si trasferisce nell’appartamento cittadino della famiglia. Belli i riferimenti storico-esistenziali come quello del viaggio verso la nuova casa interrotto dalla gara ciclistica Milano Sanremo, dal passaggio di Eddy Merckz cui “les italiens auguravano una clamorosa foratura sul Turchino” e, ancora, gli accenni agli anni di piombo, all’assassinio di Moro, notizia di cui tutta l’Italia parla proprio mentre Anna cresce e impara ad andare in bicicletta. La vita va avanti e le donne sono ancora insieme.
Infine, il Ritorno, in cui ritroviamo la presenza prevalente della nipote. E’ la fine di un lungo percorso di vita di Emma: al suo capezzale madre e figlia discutono anche di cose pratiche. Vorrebbero tornare a quella che Emma chiama ”la mè ca”, la mia casa, ormai ereditata dall’unico maschio di famiglia. In Anna, giovane e colta, vediamo colei che vorrebbe rompere quella sottomissione tipica delle donne del secolo scorso e che delle sue idee fa partecipe la madre. In seguito alle loro scelte mature e consapevoli, le donne non saranno più masnà, non perlomeno come venivano chiamate, perché in realtà le protagoniste, lo dimostra l’intero romanzo, sono state l’elemento meno bisognoso di cure e attenzioni nel susseguirsi degli eventi.
Pubblicato da Piemme nel 2012 , "La masnà" è una storia di donne forti, determinate, rappresentanti di epoche diverse, ma con insito il coraggio che ogni essere femminile porta in sé. E’ il coraggio del silenzio, dell’attesa, della rinuncia, non infruttuoso, però. Questo è un romanzo che ammalia e stupisce, assolutamente da leggere e non solo dalle donne. E’ uno spaccato di Storia del Novecento attraverso il quale, con un linguaggio a regola d’arte, l’autrice ci racconta dei cambiamenti di quel tempo, del passaggio dalla vita rurale a quella cittadina, al raggiungimento della laurea, tutto nell’arco di una sessantina d’anni. Cambiamenti e rivoluzioni che le donne sanno fare.
La masnà
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