La messa sul mondo
- Autore: Pierre Teilhard de Chardin
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
Il “gesuita proibito” Pierre Teilhard de Chardin, ormai accolto e osannato dalla Chiesa ufficiale, proibito non è più. La casa editrice Queriniana ha pubblicato il suo bellissimo saggio La messa sul mondo (pp.56, 2000, trad. A. Daverio), il suo testo più noto, strabiliante, sintetico, poetico, preghiera e canto. È un omaggio al sole, icona del Cristo solare e cosmico, riverberato e trasfuso nell’individualità umana.
Perché il paleontologo filosofo ha suscitato tanta costernazione e diffidenza nelle gerarchie ufficiali? Forse per la paura teologica dell’immanentismo (unificazione di Dio e Natura, alla maniera di Spinoza); perché assomiglia, comunque ha molta attinenza con un antico faraone riformatore egiziano, Akenaton, vissuto nel terzo millennio a.C., figlio di Amenofi III e padre del faraone bambino Tuthankamon.
Akenaton aveva instaurato la fede nel Dio unico “Aton”, nome del sole datore di vita universale nel nostro sistema, prima del culto monoteistico rivelato al popolo ebraico da Mosè. Mosè fu uomo di corte egiziana e, secondo gli studi condotti da Freud, egiziano egli stesso (vedi il suo Mosè e il monoteismo).
Ma non è certo uno svilimento della cultura ebraica e cristiana se vengono individuate le origini cosiddette “pagane” delle religioni rivelate.
Scrive Teilhard:
[…] Sulla mia patena, porrò, o Signore, la messe attesa da questa nuova fatica e, nel mio calice, verserò il succo di tutti i frutti che oggi saranno spremuti.
Il mio calice e la mia patena sono le profondità di un’anima ampiamente aperta alle forze che, tra un istante, da tutte le parti della Terra, si eleveranno e convergeranno nello Spirito. Vengano pertanto a me il ricordo e la mistica presenza di coloro che la luce ridesta per una nuova giornata.
Per motivi di studio nel 1923 il gesuita si trovava nel deserto cinese dell’Ordos, (Mongolia settentrionale), privo di pane e vino, impossibilitato a celebrare la Messa in modo tradizionale. Pensò di simbolizzare il vino nel fuoco solare e il pane in tutto ciò che sarebbe cresciuto sulla terra quel giorno, regalando al credente e al meditante una grandiosa visione immanentistica, l’alba sacra, ma pure assolutamente trascendente, in quanto la luce è originaria intelligenza noetica creatrice che precede ogni manifestazione fenomenica del divenire.
L’Amore con la maiuscola che permea, move l’universo secondo Dante, è la carità con cui il sacerdote ierofante invoca e prega, partecipando al volere della Provvidenza, in unione con tutti gli esseri.
La sfera noetica dell’atmosfera viene collegata allo sviluppo dell’individualità umana. Chiunque operi a livello caritativo e conoscitivo contribuisce alla formazione della sfera suddetta. Vogliamo chiamarla “rosa mistica”, Empireo? Ancora una volta il riferimento letterario è Dante.
Si tratta pure di un fatto scientifico, in quanto lo Spirito è in-formazione vibrazionale.
Allorché tutte le cose attorno a me, pur conservando lo stesso sapore e gli stessi contorni, mi appariranno pervase da un’anima segreta in seno a un elemento unico, infinitamente vicino e infinitamente lontano; allorché, pur imprigionato nella gelosa intimità di un santuario divino, mi sentirò errare liberamente attraverso il cielo di ogni creatura, saprò di essere vicino al punto centrale in cui converge il cuore del Mondo nell’irradiazione che discende dal Cuore di Dio.
È una visione magnifica del Tutto, nella quale ogni individualità conserva le sue caratteristiche peculiari, eppure è inserita nell’insieme e da questo non può essere scissa. Religiosità e fisica quantistica si danno la mano.
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