La mia Parigi, i miei ricordi
- Autore: Edgar Morin
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Raffaello Cortina Editore
- Anno di pubblicazione: 2013
“Sono nato a Parigi l’8 luglio 1921, in rue Mayran, nel 9° arrondissement, ai piedi della butte Montmartre”.
Edgar Nahoum, detto Edgar Morin, dà inizio alla carrellata di ricordi personali che s’intrecciano con i maggiori avvenimenti del Novecento. Il filosofo e sociologo francese, inventore del “pensiero complesso” nel suo memoir racconta Parigi, il suo cuore più segreto e i suoi tanti volti, attraverso la sua famiglia, le sue scelte di vita e i suoi amori.
“Paris! Paris, ò ville infame et merveilleuse”
cantava il giovane Edgar alla fine dell’infanzia, il cui padre, nato a Salonicco, “città sefardita francofona e francofila dell’Impero Ottomano”, aveva un culto per la Ville Lumière. Il padre di Morin, diventato parigino, conosceva a memoria tutti i ritornelli del 900 su Parigi e li “sgranava senza posa” così
“posso dire che dagli anni Venti-Trenta la Parigi di prima della mia nascita è entrata nella mia prima infanzia ed era già la mia Parigi”.
Sotto i tetti della più seducente capitale europea Edgar aveva trascorso gli anni della prima infanzia, figlio unico, timido, “covato da mia madre”, perché “lei era tutto il mio universo”. Poi all’improvviso alla fine di giugno 1931 con la morte della madre che soffriva di una malattia di cuore, il mondo fino a quel momento protetto del decenne scomparve per sempre ma era stato quello “che mi ha fatto diventare parigino”. Aveva inizio per il ragazzino la scoperta del mondo andando ad abitare dalla zia Corinne nel quartiere popoloso e popolare di Ménilmontant, dove in quegli anni dominavano la cultura delle canzonette e della musica musette, quella dei film allora molto popolari da L’Atlantide di Pabst (1932) a Sotto i tetti di Parigi di René Clair. Quel tipo di cultura è rimasto nell’anima di Morin anche quando il filosofo della “riforma del pensiero” è approdato alla vera Cultura. Dai romanzi di cappa e spada e di avventura con gli indiani (come quelli di Gustave Aimard) a Balzac, Anatole France, Tolstoj e Dostoesvskij, dal cinema popolare al cinema d’autore e da cineteca e dalla canzonetta all’estasi alla scoperta della Sinfonia pastorale, del Concerto per violino e del primo movimento della Nona Sinfonia di Beethoven.
“Ho lasciato Ménilmontant settant’anni fa, ma Ménilmontant mi è rimasto dentro e vive in me”.
La mia Parigi, i miei ricordi (titolo originale del volume: Mon Paris, mon mémoires, traduzione di Susanna Lazzari) è l’autobiografia per immagini di una città e di un’esistenza straordinarie. Pagine di storia privata e pubblica. Parigi occupata dai nazisti, città nella quale i suoi abitanti si erano rifugiati in provincia o in campagna ma
“in questa Parigi sinistra che subisce il peso dell’Occupazione si perpetua una vita brillante a teatro, al cinema, in letteratura”.
In questo periodo l’incontro del filosofo con Francois Mitterand e l’adozione del nome Morin, l’impegno come responsabile della propaganda per la regione parigina. Dello sbarco alleato in Normandia, Edgar apprende la notizia di primo mattino dalle parti della Gare Montparnasse.
“Entrando in un bistrot per prendere un surrogato di caffè, fui accolto da un gioioso vocio: È così! Sono sbarcati!”.
Il matrimonio con Violette (“di fronte a noi l’avvenire si apriva di nuovo”), il dopoguerra, la coppia ospite a casa di Marguerite Duras, la scrittrice abitava nel cuore di Saint-Germain-des-Prés, “centro della fauna intellettuale e artistica dell’epoca”. Il tormentato abbandono del Partito comunista francese al quale l’eterno dissidente a sinistra aveva aderito nel ’41, l’euforia del Sessantotto per arrivare fino ai nostri giorni. Una promenade lunga quasi un secolo, anzi 93, tanti sono gli anni di Morin famoso per i suoi molteplici interessi (dal cinema all’etnologia). Quattro matrimoni e dieci traslochi per l’inquieto Edgar Morin al quale il Sindaco di Parigi Bertrand Delanoe ha conferito nel 2012 la Medaglia Vermiglio della città di Parigi: quasi 18 anni nel Marais dopo il divorzio da Violette, mentre nel frattempo Parigi tra incanti e disincanti era diventata una città moderna “neocosmopolita”, non più Paname! “quell’appellativo che dava alla città un’anima, un’amicizia e una familiarità”. Un’altra stagione di vita trascorsa all’inizio degli anni Ottanta con la terza moglie fino alla scomparsa dell’amata Edwige, “come dice il poeta Bertolucci: Assenza, più acuta presenza”. All’inizio del 2012 il quarto matrimonio di Edgar con Sabah e un nuovo trasloco in un altro angolo di Parigi, città che non si finisce mai di scoprire, in rue Notre-Dames-des-Champs.
“La Parigi della mia infanzia è stata assorbita, riassorbita, direi anche cancellata nella Parigi di oggi. Ma rimane nella mia anima la Parigi delle mie passeggiate, la Parigi del mio cuore che ha battuto sulle Buttes-Chaumont e in tante camere dell’amore mansardate – la Parigi delle mie amate morte e dei miei amici morti, che rimangono e rimarranno vivi in me finché mi resterà un soffio di vita”.
La mia Parigi, i miei ricordi
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