La montagna di fuoco. L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema 12 agosto 1944
- Autore: Margherita Lollini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Il racconto di vicende realmente accadute, confermate da testimonianze nel processo del 2004 a La Spezia, nasce dalle ricerche dell’autrice sulle fonti disponibili e da un diario inedito, concesso da una famiglia.
Non è un saggio storico, ma una verosimile ricostruzione dei fatti
si legge nella nota per i lettori anteposta al romanzo verità di Margherita Lollini, un libro imperdibile intitolato La montagna di fuoco. L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema 12 agosto 1944 e pubblicato nell’ottantesimo anniversario dalle Edizioni Minerva di Bologna (marzo 2024, collana Egida, 288 pagine).
In appendice, una galleria d’immagini in bianconero, 36 pagine di fotografie soprattutto d’epoca. Non c’erano uomini ottant’anni fa, nelle frazioni a 600 metri sull’Appennino lunigiano, nelle Alpi Apuane meridionali. Solo donne, bambini, anziani: 560 civili inermi trucidati dalle truppe tedesche nelle retrovie del fronte appenninico. Tre di quelle vittime innocenti erano la moglie, la figlia e il figlioletto di Angelo Pieri, lontano per lavoro. Il massacro gli era rimasto a lungo sconosciuto; aveva ignorato per cento giorni la sorte dei suoi cari, restando sempre più in pensiero per la mancanza di notizie e di lettere da Laura. Soltanto il 21 novembre 1944 un conoscente ha pronunciato con sofferenza le parole che hanno fatto sprofondare il marito e padre trentacinquenne nel dolore più straziante.
Angelo, non so come dirtelo, quindi te lo dico e basta, non volermene...
A Sant’Anna sono arrivati i tedeschi, guidati dai fascisti. Le case tutte bruciate. Le persone tutte uccise.
Anche tua moglie Laura, tua figlia Marisa, tuo figlio Roberto, tua mamma e tua sorella Evangelina.
L’uomo scoppia in singhiozzi, Pieri si accascia sulla sedia, scosso dai brividi. Si sente escluso dal mondo, che gli gira intorno, non riesce a pensare, non ha parole... rivede i suoi, sorridenti come l’ultima volta; poi cade nella disperazione più acuta. Non si dà pace di non poterli rivedere più e d’essere stato lui stesso a mandare la sua famiglia a morire nel luogo in cui credeva di tenerli al sicuro, lontano dalla guerra.
Con quanta partecipazione la bolognese Lollini racconta il travaglio del povero Angelo. Margherita pubblica dall’età di 29 anni volumi di paesaggio-natura sul territorio appenninico e di scrittura della memoria sulle stragi naziste a Marzabotto e Stazzema (dietro la linea Gotica, nel 1944). Questo libro, dice, si deve al ritrovamento di un diario, datato novembre 1945, di Angelo Pieri, che volle affidare al manoscritto il racconto della tragica scomparsa della moglie e dei figli ancora bambini nella strage nazifascista in Toscana. Marisa, figlia di seconde nozze nel dopoguerra, ha ritrovato il memoriale solo dopo la morte del padre, nel cassetto di un comò, conoscendo così la drammatica vicenda.
“Questo libro intreccia una corrispondenza immaginaria” tra Marisa e il babbo, come se potessero tornare a parlarsi, a raccontare ciascuno la propria vita.
Mi chiamo Angelo Pieri e ho scritto un diario, perché le mie parole erano troppo dolorose per essere pronunciate a voce e mi sembrava che fossero intollerabili non tanto per una persona, ma persino per il silenzio.
Sentiva di non poterle tenere per sé e ha deciso di affidare alle pagine il dramma che ha vissuto e i sentimenti che ha provato.
Il 12 agosto 1944 non era a Sant’Anna, ma la sua famiglia era li, nella loro casa, dove li avrebbe raggiunti appena la guerra lo avesse consentito. Ma non ha fatto in tempo, perché quel giorno sono stati uccisi.
Scrive di sentirsi "devastato dall’impotenza suprema nel non averli potuti salvare” e dall’essere stato graziato dal destino, trovandosi altrove. Non trova possibilità di rassegnazione: continuare a vivere senza di loro è “una pena atroce”. Gli manca tutto, la voce, la presenza fisica, lo stare insieme in casa. Ogni cosa è stata travolta, fatta a pezzi, come lo specchio della camera da letto che ha ritrovato frantumato.
Si può sopravvivere ai propri cari in tanti modi diversi: lo ha fatto diventando un uomo enormemente triste. La forza di riuscire a scrivere di “quel giorno che non sarebbe mai dovuto arrivare” l’ha trovata un anno dopo la notizia dell’eccidio: ha comprato un quaderno con la copertina nera in similpelle e si è impegnato a riversarvi la sua storia, avendo cura di riporlo nel primo cassetto del comò, nella casa materna a Sant’Anna di Stazzema, convinto che il destino del diario avrebbe superato il proprio, che pure gli aveva concesso di sopravvivere.
Mi chiamo Angelo Pieri e scrivo la mia vita, quella che ho passato dal 1931 al 1945.
A Sant’Anna di Stazzema, si è consumato uno dei crimini più atroci in Italia ai danni delle popolazioni civili nella Seconda Guerra mondiale, il 12 agosto 1944. Reparti di SS si scatenarono implacabili contro tutti. In poche ore, nei borghi del paesino, Vaccareccia, Case, Moco, Pero, Coletti, centinaia di corpi rimasero a terra senza vita, trucidati, bruciati, straziati.
Sul portale della strage si legge che quel mattino di agosto a Sant’Anna uccisero i nonni, le madri, i figli e i nipoti, i paesani e gli sfollati, saliti in cerca di rifugio dalla guerra. Uccisero Anna, l’ultima nata di appena 20 giorni; Evelina, che aveva le doglie del parto; Genny, la giovane madre che prima di morire scagliò lo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle.
E poi il fuoco, a distruggere i corpi, le case, le stalle, gli animali, le masserizie. A Sant’Anna, quel giorno, uccisero l’umanità intera.
La montagna di fuoco. L’eccidio di Sant’Anna di Stazzema 12 agosto 1944
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