La morte dell’erba
- Autore: John Christopher
- Genere: Fantascienza
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: BEAT
- Anno di pubblicazione: 2014
Prendete carta e penna perché sto per segnalarvi un altro romanzo-caposaldo della letteratura apocalittica. Si intitola “La morte dell’erba” (John Christopher, Beat Edizioni, 2014) e risale all’anno 1956. Se stravedete per la sci-fi “adulta” - quella incentrata sulle ricadute ontologiche delle distopie a venire - non mancate di leggerlo: “La morte dell’erba” ha un plot adrenalinico, lucido e solidissimo, che non vi deluderà. Vi metterà addosso una strizza da far secco un leone ma deludervi no, potete scommetterci.
Un accenno alla trama: a porre in pericolo il destino dell’umanità è un virus proveniente dalla Cina comunista. Il Chung-Li attacca e distrugge ogni forma di vita vegetale - grano compreso -, si diffonde a macchia d’olio e in men che non si dica riduce a uno stato ferino mezza umanità. Le metropoli del mondo (Londra in primis) sono preda di atti di violenza e sciacallaggio. La carestia dilaga, il bestiame muore, i governi nicchiano oppure giocano sporco. Quindi chi può se la dà a gambe e chi non può vorrebbe farlo (ma, a ben guardare, verso quale destinazione?). A partire da questo movente, John Christopher ci racconta il viaggio (iniziatico) della famiglia Costance verso la valle del Westmorland (o forse chissà verso l’abisso della civiltà), nel tentativo estremo di sottrarsi a una fine sicura. Sul piano dell’analisi, ritengo abbia ragione Robert Macfarlane che nella sua introduzione al libro assimila “La morte dell’erba” a “Il signore delle mosche” di Golding. Identica l’idea di fondo in merito all’inprinting animalesco del genere umano, e se la si mette sul piano più esteso della convivenza sociale, decadute le regole non resta che la barbarie.
Non fosse che per questi motivi “La morte dell’erba” è un romanzo che travalica il genere fantascienza, smentisce Kant (“il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”), tira in ballo le categorie di Bene e Male e persino le sfere pertinenti a Ego e Super Ego, per metterla sul campo benemerito della psicoanalisi. Il sotto-testo e solido, la prosa fluida, la trama serratissima e (dunque) avvincente. C’è anche che dal risvolto di copertina se ne intuisce persino una qualche caratura profetica e questo - garantito - succede solo al cospetto dei libri migliori.
I fatti reali sarebbero i seguenti: nel 1999 si scopre in Africa un fungo devastante (l’Ug99), una specie di killer del grano che lo fa morire impedendone il nutrimento. Nel 2007 la presenza dello stesso fungo si individuata nello Yemen e in Pakistan. Stando a quanto afferma l’Osservatorio di Ricerca Agricola degli Stati Uniti, Ug99 rappresenta “una minaccia globale senza precedenti al frumento e all’orzo”. Non è per gufare ma non è che niente niente “La morte dell’erba” anticipa, suo malgrado, il futuro prossimo dell’umanità?
La morte dell'erba
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