La nascita di Venere
- Autore: Sarah Dunant
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: BEAT
“Nessuno l’aveva vista nuda fino al giorno della sua morte.”
Agosto 1528. Sorella Lucrezia, una delle monache più anziane del convento di Sant’Agnese situato “nel cuore della campagna toscana, molto a oriente rispetto a Firenze”, non parlava mai del proprio passato.
Correva voce che all’ingresso della donna in convento, trent’anni prima, sorella Lucrezia “avesse portato con sé una certa vanità” testimoniata da un cassone per corredo riccamente decorato, pieno di libri e dipinti. Dopo la scomparsa della monaca solo un lungo testamento-memoriale lasciato da questa donna enigmatica avrebbe rivelato sensazioni, desideri e segreti di una personalità fuori dal comune.
“Pensando ora al passato, vedo più orgoglio che bontà nel gesto con cui mio padre, quella primavera, al ritorno dal Nord, portò con sé il giovane pittore.”
Nella Firenze magnifica di Lorenzo de’ Medici (1449-1492), Alessandra Cecchi era l’ultimogenita di Paolo Cecchi, ricco mercante di tessuti, il cui palazzo, appena completato, si trovava nel quartiere orientale della città-Stato, fra la cattedrale di Santa Maria del Fiore e la chiesa di Sant’Ambrogio.
“Il patrimonio di mio padre stava nascendo allora dalle fumanti vasche di tintura, nei vicoli di Santa Croce.”
Paolo Cecchi, a capo di un impero commerciale che si espandeva in tutta Europa e in parte dell’Oriente, aveva commissionato all’artista, nato nelle terre del Nord, di affrescare la cappella del palazzo. I pittori fiamminghi riscuotevano molta ammirazione a Firenze per la loro accuratezza e delicata spiritualità. Alto, magro, zigomi alti e ben disegnati, il giovane aveva “Dio nelle dita” lì in quella Nuova Atene convinta che “la grande arte è lo studio di Dio nella natura”.
Il pittore era stato immediatamente sedotto dai colori fiorentini, dalle sue chiese e dai suoi artisti, Fra Filippo Lippi e suo figlio Filippino, Michelangelo Buonarroti, Sandro Botticelli e molti altri ancora, che avrebbero contribuito a rendere immortale la corte rinascimentale di Lorenzo.
“Da dove vengo io, tutto è grigio. A volte non si capisce dove finisce il cielo e comincia il mare. Il colore rende ogni cosa diversa.”
A quasi 15 anni d’età Alessandra era un’adolescente strana, più adatta agli studi e alle discussioni che ai soliti doveri. Ostinata, tenace, fin troppo amata da piccola, la giovane non aveva mai imparato la forza dell’umiltà, perché metteva in discussione “cose così profonde e insite nella natura di Dio che l’imperfetta logica umana non è comunque in grado di comprenderle”.
Alessandra aveva una straordinaria attitudine al disegno, aveva imparato da sola copiando tutti i quadri votivi di casa. L’arte poteva essere una via verso Dio ma era anche un’attività da artigiano e non un passatempo per una giovane donna di buona famiglia.
“Se fossi un ragazzo e avessi del talento sarei già a bottega da un maestro, com’è stato per voi. Allora saprei anch’io come illuminare quelle pareti con la pittura. Invece sono rinchiusa in questa casa mentre i miei genitori mi cercano un marito.”
La nascita di Venere (titolo originale The Birth of Venus, traduzione di Fenisia Giannini), riedito nel 2014 da Beat, è il primo romanzo storico di Sarah Dunant già conosciuta per La cortigiana e Le notti al Santa Caterina.
Il 9 aprile 1492 Lorenzo il Magnifico, studioso, diplomatico, politico, il più nobile cittadino e benefattore di Firenze moriva.
“La notizia colpì la città come un fulmine.”
Mentre la città si domandava come suo figlio Piero avrebbe potuto occupare il posto del padre, dal pulpito di Santa Maria del Fiore il frate domenicano Girolamo Savonarola (1452-1498) sprizzava veleno con i suoi sermoni settimanali indicando Firenze come una città corrotta dal privilegio e dalla vanità intellettuale, invocando una Nuova Gerusalemme.
“Oh Firenze, quando aprirai gli occhi e tornerai sulla via di Dio?”
Era solo l’inizio di un periodo foriero di sangue e violenza che l’autrice inglese, basandosi su un insieme di “fonti dell’epoca, di eminenti studiosi e di storici dell’arte”, rievoca con particolare maestria. Al centro dell’affresco colorato del rosso del sangue e della passione, Alessandra andata sposa con l’inganno a Cristoforo Langella, cerca la propria rinascita e qui sta tutta la sua forza e la sua modernità.
“Alla fine se ne procureranno uno con un buon nome, e io abiterò con lui, governerò la sua dimora, partorirò i suoi figli e scomparirò nella trama della sua vita come un filo di colore pallido in un arazzo. Nel frattempo la città sarà piena di artisti che glorificheranno Dio con le loro opere. E io non saprò mai se avrei potuto fare le medesime cose. Anche se non ho il vostro talento, pittore, ho il vostro stesso desiderio. Dovete aiutarmi, vi prego.”
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