La nebbia del potere
- Autore: Marco Follini
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2014
“Questo libro si aggira nei meandri del labirinto politico italiano. Un labirinto nel quale ultimamente la classe dirigente sembra essersi smarrita.”
“La nebbia del potere. La politica divisa tra il silenzio del Palazzo e l’urlo della Piazza” di Marco Follini (Marsilio, 2014): 121 pagine che ripercorrono le vicende del potere in Italia dalla prima alla seconda Repubblica. Un racconto amaro e melanconico dove Marco Follini, che la politica l’ha fatta, segretario di un partito di maggioranza prima e vice Presidente del Consiglio dopo, spiega con le sue ragioni perché oggi
"la politica è divisa tra il silenzio del Palazzo e le urla della piazza”.
Il “silenzio” è la mancanza di risposte da parte di chi vive dentro il Palazzo e “l’urlo” è, invece, il grido di rabbia e di dissenso di chi scende in Piazza. La lunga tradizione di fiducia e consenso da parte dei cittadini nell’azione pubblica da parte dei politici è finita.
“Così il Palazzo oggi è sfidato dal tumulto della Piazza e della rete che avanzano l’idea assembleare di democrazia”.
Follini però è un sostenitore della democrazia rappresentativa e non certo di quella partecipativa. Per Follini poi la crisi “della politica italiana è essenzialmente la crisi del potere”. Ciò è avvenuto perché il potere politico non ha più dinamismo e “neanche quella sorta di compiacimento e quasi granitico immobilismo che solitamente incute un certo rispetto”. In Italia durante gli ultimi venti anni è avvenuta una rottura netta tra politica e cultura e tra idee e potere. Nella prima Repubblica il potere era misterioso, ambiguo, eccessivo, oggi è vago. Come dire politica e potere si sono svuotate del loro più profondo significato precipitando nella più becera demagogia. Il saggio di Marco Follini è un atto di accusa contro la demagogia, rappresentata principalmente dall’attuale establishment che non sa comandare, prendere decisioni e soprattutto per ottenere il consenso popolare ne condivide i malumori e illude il cittadino con false promesse.
La seconda Repubblica va letta, secondo Follini, come vent’anni di fallimenti:
- la parabola discendente di Berlusconi;
- la lotta fratricida all’interno della sinistra;
- il tentativo vano di Monti di ricreare il centro;
- il breve passaggio di Letta;
- ora Renzi da cui prendere le dovute distanze.
- Tra i politici italiani appartenenti sia alla prima che alla seconda Repubblica,
Follini almeno una volta ne cita tanti: Andreotti, Craxi, Berlusconi, Prodi, Grillo, Letta e Renzi, ma il giornalista-scrittore salva solo in parte la personalità di Aldo Moro. La democrazia per Follini è “immobilizzata e impoverita” da un potere che è fatto “di fumo e di nebbia” e l’unica via di uscita è la cultura. Scrive Follini:
“Continuo a credere che un paese di grande civiltà debba tornare ad ascoltare il suono dei violini di Mendelssohn e non farsi troppo inebriare dal rumore degli elicotteri di Apocalypse Now”.
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