Luglio è il “paese dell’estate” nella poesia di Hugo von Hofmannsthal. Lo scrittore austriaco in La nostalgia del vecchio per l’estate ritrae l’eterno contrasto tra l’oscurità dell’inverno e il bagliore perpetuo della stagione estiva, intessendo così una illuminante metafora delle due condizioni più estreme della vita: la giovinezza e la vecchiaia.
“Se fosse luglio invece che marzo”, così Hofmannsthal inizia il suo canto, con un ribaltamento spazio-temporale che dà avvio a una profonda riflessione esistenziale. Il pensiero controfattuale dischiude un altro scenario possibile, inanellando così una serie di conseguenze che si riverberano in azioni. Immaginando di poter invertire i mesi dell’anno, “luglio invece che marzo”, l’io lirico ribalta anche la propria età anagrafica associando al proprio essere i movimenti vigorosi e audaci della gioventù e dimenticando così le ristrettezze della vecchiaia.
Il titolo originale tedesco è Des alten Mannes Sehnsucht nach dem Sommer (letteralmente sarebbe: “il desiderio d’estate del vecchio”). La poesia, scritta nel 1905 a Lipsia, può esser attribuita alla fase finale dell’opera dell’autore tedesco.
Nel dare l’addio al mese di luglio, cuore caldo e pulsante dell’estate, scopriamo la malinconica poesia di Hofmannsthal.
“La nostalgia del vecchio per l’estate” di Hofmannsthal: testo
Se finalmente luglio fosse invece di marzo,
Nulla mi tratterrebbe, prenderei l’aire
E a cavallo, in carrozza o con la ferrovia
Sboccherei nella bella contrada di collina.E lì li avrei vicini, gruppi di grandi alberi;
Platani, olmi, aceri e querce:
Da quanto, quelli, non li ho più veduti!Allora io dal cavallo smonterei oppure:
Ferma! griderei al cocchiere ed andrei senza meta
Avanti, verso il cuore del paese d’estate.E sotto gli alberi, quegli alberi riposerei,
Nelle cui cime in una,
Giorno e notte sarebbe, non come in questa casa,Dove i giorni talvolta sono vacui come notti
E le notti insidiose e scialbe come il giorno.
Là tutto sarebbe vita, risplendente, magnifica.E invece dell’ombra è la beatitudine
Del tramonto, e se un soffio mi sfiora,
Non però mai bisbiglia: «Tutto questo è nulla».La valle si fa scura, e dove sono case
Sono luci, e l’oscurità m’investe,
Non però di morire parla il vento notturno.Passo attraverso il cimitero e vedo
Solo fiori cullarsi nell’ultimo chiarore
E proprio di nient’altro sento la vicinanza.E fra macchie che già s’abbuiano di nocciuoli,
Scorre acqua, e come un fanciullo m’apposto
E non sento alcun bisbigliare di «Invano!».Io lì svelto mi spoglio per saltare
Dentro, e poi quando rialzo la testa
C’è luna, ma io ancora combatto col ruscello.Mi sollevo a metà dall’onda ghiaccia,
E un liscio ciottolo dal greto scagliando
Lontano, nel campo, m’ergo nel chiarore della luna.E sul paese estivo dalla luna argentato
Cade ampia un’ombra: questa stessa che così triste
Mi fa cenno, qui dietro il cuscino, alla parete?Che così fosca e triste, accoccolata a mezzo si sporge
Prima del giorno, fissando la nuova luce, esosa,
E sa che noi due qualcosa c’insidia?Lei, che l’esoso vento in questo marzo
Tormenta sì che notte mai si stende,
E mani nere ha contratte sul cuore?Ah! dov’è luglio e il paese d’estate?
(traduzione di Elena Croce)
“La nostalgia del vecchio per l’estate” di Hofmannsthal: analisi e commento
A muovere e a dare ritmo alla poesia è, in primo luogo, il “desiderio” che infatti nell’originale tedesco dà il titolo al componimento: Sehnsucht, è dunque la parola chiave della poesia di Hofmannsthal, oltre a essere un termine strettamente legato alla semantica del Romanticismo.
L’etimologia della parola “Sehnsucht” è infatti molto complessa: deriva dall’antico tedesco Sensuht e indica la “malattia del doloroso bramare”, dunque designa un desiderio intriso di dolore, lo stato d’animo di chi sa di non poter raggiungere l’oggetto del proprio desiderare, che può essere reso in italiano come “struggimento”, mentre in questo caso è stato tradotto più opportunamente con “nostalgia”.
Nello specifico, in questa lirica di Hofmannsthal, la parola Sehnsucht riflette i sentimenti dell’io lirico, ormai anziano, che è consapevole di non poter più vivere la propria giovinezza, ,metaforicamente rappresentata tramite la stagione del perenne fulgore.
Non è dunque l’estate la protagonista della lirica, ma proprio questo desiderio struggente di poter vivere, ancora una volta, un tempo ormai trascorso per sempre. La nostalgia traspare dal contrasto netto, quasi ossimorico, tra estate e inverno che si evolve come un climax crescente strofa dopo strofa.
Il movimento e l’energia dell’estate sembrano rappresentare la vitalità del corpo giovane che agile corre, salta, si muove, librandosi sopra ogni cosa con un’armonicità quasi esasperata. In questo disperato anelito della stagione estiva - e della sua luce abbagliante - possiamo leggere non tanto la volontà di sfuggire al freddo dell’inverno, ma alla malattia, alla vecchiaia, alla morte. Da qui le immagini lugubri, macabre, evocate dal poeta, quali la “valle oscura”, il “cimitero”, “le mani nere che ha contratte sul cuore”.
La metrica della poesia è articolata e presenta, secondo una rigida scansione, un numero regolare di versi per ogni strofa che governa il ritmo del canto dando l’impressione al lettore di sentir crescere il desiderio dell’io lirico.
La nostalgia del vecchio per l’estate non è una poesia descrittiva o paesaggistica, ma il racconto di una fuga sognata, immaginata, bramata, che tuttavia non può in alcun modo attuarsi nella realtà e dunque rimane vincolata al mondo sfumato e onirico dell’immaginazione.
Sehnsucht, come suggerisce il titolo originale designato da Hugo von Hofmannsthal: un desiderio struggente, appassionato e tormentoso, che non troverà mai appagamento. La bellezza di questa poesia è che è tutta declinata nel linguaggio ipotetico della possibilità: “io uscirei”, “io andrei”.
Il vecchio non sogna semplicemente la stagione estiva, ma la propria giovinezza, un tempo senza ritorno, che esiste solo nella memoria. Il ciclo eterno delle stagioni non appartiene al tempo breve dell’umano.
Il verso finale della poesia di Hofmannsthal in questo senso è illuminante: l’io lirico non chiede “quando” verrà luglio, che facendo il conto dovrebbe giungere da lì a tre mesi; ma chiede “dove è luglio e il paese dell’estate?” come se avesse smarrito la bussola e stesse cercando di orientarsi, ritrovando la meta perduta, la sua gioventù, che diventa così non un tempo ma un luogo, un approdo dello spirito.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La nostalgia del vecchio per l’estate”: la poesia di luglio di Hugo von Hofmannsthal
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Poesia Storia della letteratura Hugo von Hofmannsthal
Lascia il tuo commento