La paura nell’anima di Valerio Varesi

Soneri è un commissario della Questura di Parma, protagonista di "La paura nell’anima". Conserva "una radice primitiva", che altri hanno strappato, come gli ricorda la sua compagna Angela, con cui ha una relazione profonda e precaria, in cui la tenerezza si confonde a una severa ironia; un po’ come gli orizzonti nebbiosi della sua città .Soneri preferisce infatti le fumane ai litorali marini, giacché nella nebbia non ci si perde mai.
Ama anche la buona tavola - quella del "Milord" in particolare- i cappelletti e altre benedizioni della cucina emiliana, intrattenendo una strenua lotta armata (lui che non usa la pistola) con il colesterolo in agguato. È un uomo fuori di moda e continua a farsi chiamare commissario anzichè vicequestore. Non veste con particolare ricercatezza né trasandatezza. Sembra fatto egli stesso di nebbia. La sua coscienza, da flâneur più che uomo d’azione, pare ferma mentre il mondo si muove, precipita.

Soneri aspira alla chiarezza dimostrativa e il suo cervello lentamente lavora, silente e meditativo come la cenere del Toscano a fior di labbra e capita che arrivi alla soluzione seguendo la via maestra del buon senso piuttosto che la scorciatoia del senso comune. A costo di "rompercisi la testa", come il capitano Bellodi de "Il giorno della civetta" - suo conterraneo del resto- e antesignano forse di un’idea di giustizia che coincide con un esercizio rigoroso di geometria e con un’idea morale.
Dunque a uno come Soneri finisce che gli vuoi bene e aspetti una nuova inchiesta per accompagnarlo ancora dalle vie di Parma agli Appennini, con la nostalgia di un sopravvissuto, come se cercare un assassino in fuga equivalesse a mettersi sulle tracce del Santo Graal. Robe da matti, o da Emiliani....

Anche questa nuova inchiesta inizia con un’intermittenza del cuore, che coniuga lo stato dell’anima con i sussulti di una Natura che, "specchio del mondo", palpita di tenerezze e ferocie umane.

Si stava alzando la luna. Dapprima un chiarore vago dietro il profilo dei colli, poi una scheggia di luce sempre più grande, fino a divenire una falla luminosa nel vestito a lutto del cielo.

Soneri è a Montepiano in vacanza, mentre guarda i profili dei monti stretto alla sua compagna, dopo l’amore, sente uno sparo dai boschi. Un uomo è stato ferito a una gamba, ma la dinamica dell’incidente non è chiara. Si scopre ben presto che l’autore del ferimento è un criminale serbo pluriomicida, vecchia conoscenza di Soneri. Comincia la caccia all’uomo e il commissario (suo malgrado?) dovrà interrompere la vacanza, che è un vuoto da riempire, con un’attesa, un’epifania, una mossa giusta dell’intelligenza che scardina le feritoie di un mondo che cambia, sempre più indecifrabile, violento e purtuttavia antico...