La pazienza del ragno
- Autore: Andrea Camilleri
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2004
Da quando Jamil Zaris, trafficante di bambini extracomunitari, l’aveva ferito sparandogli (il riferimento va al conflitto a fuoco che aveva chiuso Giro di boa), Montalbano è diventato inquieto. Si sveglia spesso di notte; se invece è desto, dialoga fra sé e sé, lasciandosi prendere da sensi di colpa.
Inizia con la descrizione di questi dati comportamentali l’opera "La pazienza del ragno" (Palermo, Sellerio 2004), dove, per tutto il capitolo “Uno”, si alternano due piani narrativi: quello della convalescenza nella casa di Marinella e l’altro, scritto in corsivo, riguardante la rievocazione di momenti vissuti durante il ricovero ospedaliero. Il fenomeno dello sdoppiamento di personalità è qui evidente e richiama il tema del “doppio” a caratterizzare uno dei suoi più elaborati ritratti. E’ la notizia del furto d’un motorino collegato con il sequestro della proprietaria a dare il via alle indagini che egli conduce quasi clandestinamente, essendo il caso stato affidato ad un suo collega. Si snoda da qui un giallo sui generis, dove mancano delitti e assassini, ma costruito, come preannunziato dal titolo, con la pazienza del ragno. Da chi e con quale lo scopo? Nella narrazione, in cui al solito non mancano depistaggi e colpi di scena, due sono i momenti che prevalentemente suscitano il coinvolgimento emotivo-cognitivo del lettore: la metafora della ragnatela e l’intrigante rapporto tra letteratura e vita. Montalbano osserva una ragnatela e si rende conto che è una costruzione geometrica sbalorditiva. Quale e quanta pazienza aveva dovuto avere l’insetto, deciso a fabbricare, nonostante gli ostacoli incontrati, la sua ragnatela! Gli sembra che il ragno lo stia a guardare trionfante. In un’atmosfera del tutto kafkiana, segnata da una lentezza da incubo che può assimilarsi alla tecnica cinematografica della dissolvenza – assolvenza, la sua testina comincia a subire una metamorfosi, cambiando colori e forma. La trasformazione si risolve infine in una minuscola faccia umana che sorride soddisfatta del bottino tenuto stretto tra le zampe. Poi vede quella inversa; ma prima che il ragno torni ad essere ragno, egli riconosce quel volto. L’idea di fabbricare una gigantesca ragnatela l’uomo, appena identificato, l’aveva certamente avuta di notte.
Con pazienza, con tenacia e con determinazione costui aveva portato a termine il suo prodigio: un vero e proprio capolavoro di logica! Era però impossibile, pensava Montalbano, che in quella costruzione non ci fosse un errore sia pure minimo. Quasi alla fine del capitolo “Sedici”, nel momento in cui egli supera qualche incertezza, si sente “riposato, sereno, affrancato”. La voce interiore gli fa sapere che questi tre aggettivi, nei quali è racchiuso il senso del suo vissuto, rimandano ad una citazione. Si sforza di ricordare, si dirige verso la libreria e prende in mano un libro: Il Consiglio d’Egitto di Leonardo Sciascia. Perché proprio quel testo? E’ il tema dell’impostura che torna ne La pazienza del ragno: un atto, potremmo definirlo, che ha lo scopo di falsare la realtà per realizzare un beneficio illecito. L’epilogo, pur decisamente contrario alla normativa, risponde all’esigenza della comprensione, dettata da una saggezza acquisita nel corso di pluriennali esperienze e volta alla pietas, anziché alla condanna.
La pazienza del ragno
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