La persona giusta di Sandra Petrignani

Il romanzo “La persona giusta” (Giunti Editore, collana Arya 2019) di Sandra Petrignani, appartiene alla prima collana editoriale dove scrittori italiani raccontano la generazione Z.

Una luminosa giornata di giugno, uccellini che cinguettano. Quant’è bella Roma anche in certi suoi angoli periferici, non vorrebbe vivere in nessun’altra città.

La sedicenne India, minigonna jeans e Converse ai piedi, si trovava nel bar Tortuga vicino alla sua scuola a bere una aranciata quando all’improvviso era arrivato Michel del quinto B, con un libro in mano. Il ragazzo si era seduto e aveva iniziato a leggere mentre la ragazza lo osservava ammirando il suo bell’aspetto. “Gli vede la testa riccioluta”, gli occhi nerissimi e le lunghe gambe. India, dai lisci capelli castani e dagli occhi a mandorla, si rammaricava che l’avvenente studente, in procinto di affrontare gli esami di maturità, avrebbe lasciato il liceo classico “Giulio Cesare”, frequentato da entrambi. Però uno sguardo intenso rivolto a lei da Michel l’aveva indotta ad avvicinarsi al suo tavolino. India si sentiva intimidita, ma certa fosse giunto il momento di presentarsi al ragazzo che conosceva solo di vista, ma che l’aveva colpita fin dall’inizio dell’anno scolastico. “Aspetti qualcuno?” aveva chiesto la ragazza. La risposta di Michel era stata molto chiara e profetica sollevandola da ogni incertezza: “Mi sa che aspettavo te”. “Mi sa anche a me”. Aveva puntualizzato India suggellando così l’inizio della loro storia d’amore.

C’era una volta, anzi ai nostri giorni, un ragazzo di nome Michel, nato ad Algeri da madre algerina e padre francese e adottato da una famiglia agiata e borghese che viveva nell’elegante quartiere di corso Trieste. Il ragazzo, presa la maturità, voleva iscriversi a Medicina per diventare un chirurgo come Gino Strada “per curare i bambini sfavoriti del mondo e la gente che muore sotto le bombe di qualche guerra assurda”. L’ambizioso Michel studiava molto anche per “fargliela vedere a tutti quelli che mi danno dell’immigrato arrivato su un barcone”.
Invece India, che doveva il suo nome alla madre Imma, che amava quel paese esotico e collezionava Buddha e Ganesh, abitava in un altro quartiere. La ragazza ancora non sapeva cosa avrebbe fatto da grande però amava scrivere poesie e fotografare gli scorci più suggestivi della Capitale. Un ragazzo e una ragazza come tanti, erano in procinto di vivere un piccolo, grande amore sulle note di canzoni degli anni Sessanta e anche attuali, cantate da Peppino di Capri, Rita Pavone, Bobby Solo, Gianna Nannini e i Baustelle. Rivelandosi e confidandosi reciprocamente sembrava a Michel e a India di imparare qualcosa l’uno dall’altra. La loro passione avrebbe fatto parte di un percorso di crescita che avrebbe reso la coppia più matura e consapevole delle loro molteplici capacità. Michel e India mano nella mano avrebbero attraversato tante strade differenti per arrivare ad affrontare insieme un’esperienza spaventosa, ma esaltante.
Amami per i miei occhi nocciola solamente e per le mani che t’accarezzano eternamente.