La promessa
- Autore: Damon Galgut
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: E/O
- Anno di pubblicazione: 2021
Il Sudafrica è un mondo per molti versi ancora poco noto ai lettori italiani. Il grande merito de La promessa (E/O, 2021, trad. T. Lo Porto) dello scrittore Damon Galgut, oltre alla qualità notevole della scrittura, è certamente quello di averci saputo raccontare, attraverso le difficili e dolorose vicende della famiglia Swart, proprietaria di una fattoria nei pressi di Pretoria, i rivolgimenti politici, sociali, razziali, economici che hanno travagliato la vita di questo grande stato africano, quando c’era ancora l’apartheid e dopo, quando la rivoluzione ha portato al potere Nelson Mandela, sopravvissuto ad anni di duro carcere.
Una grande cupezza pervade questa storia, che ruota nel tempo attorno a tre funerali. Rachel Swart ancora giovane è morta di cancro dopo una dolorosa agonia, amorevolmente assistita dalla domestica nera Salome, che abita in una catapecchia poco lontana dalla casa padronale. La donna aveva, in prossimità della morte, chiesto di tornare all’ebraismo, la sua religione di nascita, e di fronte alla figlia minore, Amor, di poco più di dieci anni, aveva chiesto al marito Manie di fargli una promessa: la casa dove Salome abitava sarebbe stata donata alla domestica che l’aveva accudita con vero amore.
Rachel e Manie avevano due figli maggiori: Astrid, la primogenita, e Anton, richiamato dall’esercito e lontano da casa mentre sua madre moriva. Le due ragazze avevano un rapporto difficile, Anton sempre lontano e poi disertore dell’esercito resterà per anni lontano. La promessa fatta a Salome viene presto dimenticata: impossibile che una donna nera possa divenire proprietaria di un immobile. La descrizione della società razzista vede pagine straordinarie in questo libro, che racconta non solo l’odio per i neri, la loro regolare segregazione, ma anche l’intolleranza religiosa: ebrei che detestano calvinisti, cattolici che vivono solo formalmente i loro riti, pastori e preti di basso profilo.
Amor, forse il personaggio più difficile di questo difficile romanzo, si allontana da casa, dove ritornerà solo per la morte del padre. Un altro funerale, un’altra strana funzione religiosa, un’altra fase di lontananza di questa famiglia così disfunzionale. La comparsa di un’avvocata che deve badare all’eredità degli Swart mostra una volta di più come questa società bianca, conservatrice, altezzosa resti tale anche dopo l’avvento di Mandela.
Ci saranno nuovi funerali, mentre la promessa a cui solo Amor tiene non viene mantenuta. La fine della storia, terribile, è letterariamente straordinaria. I dettagli che lo scrittore mette in scena, i simboli, le metafore che ricorrono a corredare il racconto mostrano una rara capacità di tenere i fili della trama, ma anche un grande coraggio nel affrontare temi difficili.
Non c’è bellezza in questo libro: Salome è affranta dalla fatica di lavorare in silenzio per una famiglia di padroni che quasi non la vedono; Astrid ingrassa, ha una relazione, divorzia, è infelice. Desiré, la "mogliettina" di Anton, fa yoga con un guru ma è delusa dalla vita che aveva sognato migliore e ricorre alla frivolezza per sopravvivere. Infine Amor, la più vera, la più sola, la più infelice di questi componenti di una famiglia malata, a sei anni era stata colpita da un fulmine, dalla cui ferita, fisica e morale, non era mai guarita.
Nelle ultime pagine del libro si scopre che Anton aveva per vent’anni scritto un romanzo: un po’ autobiografico, mai finito, un ennesimo fallimento.
Leggendo questo romanzo ci si ferma talvolta sconcertati da tanta povertà di visione, da tanto provincialismo che permea la storia di una nazione che potrebbe essere grande, ma la cui storia sembra tenerla legata al degrado dei rapporti, dei sentimenti, del cuore. Alla fine la promessa verrà mantenuto, ma a che prezzo!
Con questo romanzo, lo scrittore ha vinto il prestigioso Booker Prize 2021.
La promessa
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