La provvidenza rossa
- Autore: Lodovico Festa
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2016
Un romanzo insolito, che potrebbe definirsi storico, quello che con il titolo “La provvidenza rossa” il giornalista e scrittore Lodovico Festa, un tempo dirigente del Pci milanese, pubblica per Sellerio: come ormai quasi d’abitudine si parte dal genere romanzo giallo, i libri più amati dal pubblico italiano, per andare invece in una direzione ben più complessa ed articolata: la ricostruzione di un ambiente, un’atmosfera, un clima politico che si respirava verso la fine degli anni Settanta del secolo scorso, in una grande metropoli industriale, alla vigilia dei grandi eventi, il delitto Moro soprattutto, che cambiarono il panorama della vita politica e portarono al crollo del più grande partito comunista occidentale.
Il pretesto del racconto è l’uccisione violenta di una bella e giovane fioraia, iscritta e militante del partito, Bruna Calchi. La polizia indaga e brancola seguendo più piste, ma la direzione del partito cittadino, quando scopre che l’arma utilizzata è una vecchia machinepistol in dotazione ai nazisti, capisce che questo strano delitto potrebbe nascondere qualcosa in grado di danneggiare gravemente la credibilità della sezione Sempione, dove il delitto è avvenuto, visto che proprio nella cantina della sua sede erano state nascoste, dopo la fine della guerra e l’amnistia togliattiana, le armi sottratte ai repubblichini.
Insomma la morte della povera fioraia potrebbe diventare un boomerang politico di cui non si sentiva proprio il bisogno, in un momento particolarmente delicato. Ecco allora che un personaggio fittizio, l’ingegner Mario Cavenaghi, vicepresidente della commissione probiviri regionale, del direttivo regionale del Pci, diviene il protagonista coraggioso di una indagine parallela, che mette in campo tutta la potenza della organizzazione territoriale, della capacità di presenza capillare in tutti i settori della società: interrogatori, appuntamenti con i più diversi personaggi della vita cittadina, operai, sindacalisti, operatori culturali, teatranti, preti, becchini, idraulici, trasportatori, avvocati, intellettuali, architetti, prostitute, portieri d’albergo, pensionati, camera men, giornalisti, segretari... tutto un brulicare di persone, fedeli e fedelissime al Partito, legate da una sorta di patto che rende quella organizzazione apparentemente intoccabile, tutti pronti, come sembra, ad una totale adesione, a qualunque prezzo, di cui vengono descritti minuziosamente vizi e virtù, abitudini sessuali, modi di vestire, di mangiare, di atteggiarsi, di divertirsi ballando e recitando Brecht, nella grande Milano operaia, tra feste dell’Unità, distribuzione del quotidiano, trattorie per militanti gestite da compagni, la grande Alfa Romeo pronta ormai ad essere ceduta alla Fiat, corse di cavalli truccate, partite a scopa, salotti borghesi dove si discetta di teorie presto destinate ad essere smentite.
L’indagine di Cavenaghi è lunga e faticosa, dura dal 31 ottobre al 18 novembre del 1977: attraverso gli incontri, gli appuntamenti, le telefonate del coscienzioso funzionario impariamo come fosse rodato quel meccanismo che aveva portato il Pci a divenire il secondo grande partito italiano, vicinissimo a Mosca, ma pronto ad allontanarsene.
Le personalità dei personaggi creati da Lodovico Festa, del tutto credibili perché ricostruite da chi quel mondo lo aveva conosciuto e praticato per anni, fanno pensare a una società ormai lontana, ampiamente storicizzata, con i suoi grandi risultati ma anche con le sue definitive sconfitte: la fine della industrializzazione di massa, l’avvento di nuovi soggetti politici, il cambio di rotta della intera società europea, la fine dell’Unione sovietica non potevano che cancellare quella grande macchina da guerra che per molti anni ha costituito lo zoccolo duro dell’elettorato di sinistra. Lodovico Festa termina il suo interessante romanzo mettendo in bocca al suo protagonista, Mario Cavenaghi, le parole con cui il libro chiude, concludendo altresì una lunga pagina di storia politica italiana:
“Il fatto era che oltre al caso Calchi, era finito nel frattempo anche il caso Pci, tra il 1989 e il 1991 era terminata una lunga storia con le successive nascite di nuovi partiti che pur ereditando tanti militanti e passioni, erano comunque un’altra cosa... Mi rimaneva il peso ingombrante di un passato così intenso che mi era difficile rimuovere. Forse elaborarlo in un racconto poteva essere la soluzione. Descriverlo con il mio linguaggio da ingegnere, redigendo quasi l’ultimo verbale all’istanza superiore del partito, poteva essere il modo per fare i conti con la mia coscienza, sia quella privata sia quella pubblico-politica”
Un’opera di fantasia, con qualche anacronismo, senza pretese di diventare storia, ma che storia appare a noi che quegli anni abbiamo vissuto ed almeno il parte condiviso.
La provvidenza rossa
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