La teoria psicanalitica elaborata da Sigmund Freud e, successivamente, arricchita, riveduta e raffinata da molti altri psichiatri e psicanalisti, primo fra tutti Carl Gustav Jung, pur volendo essere, nelle intenzioni del suo fondatore, una teoria scientifica propriamente detta, rivoluzionò anche vasti settori delle scienze umane e trovò vastissime risonanze in campo letterario e artistico, dove l’inconscio divenne la fonte d’ispirazione e, in altri casi, l’oggetto di opere di primaria importanza.
Capisaldi della teoria psicanalitica
Pur prendendo le mosse da studi di fisiologia e da ricerche sull’isteria, Sigmund Freud orientò presto i suoi interessi all’inconscio, individuando la necessità di darne una spiegazione soddisfacente dal punto di vista scientifico. Tale intento viene compiutamente soddisfatto nel saggio Interpretazione dei Sogni (1900), sebbene tutta la produzione successiva di Freud specifichi e approfondisca la teoria psicanalitica che può essere, sommariamente, sintetizzata nei seguenti punti:
- esiste una causalità psichica in base alla quale il conscio può influire sull’inconscio e, soprattutto l’inconscio, estrinseca i suoi effetti nel conscio;
- esiste un carattere conflittuale della psiche, in base al quale le rappresentazioni mentali sentite come inaccettabili, perché frutto di un evento doloroso, vengono relegate nell’inconscio (rimozione), pur continuando a manifestarsi in forme sublimate;
- c’è una distinzione iniziale di tre dimensioni della coscienza (prima topica) in inconscio, preconscio e conscio che, successivamente evolverà nella distinzione (seconda topica) tra Es, Io e Super Io;
- l’inconscio è caratterizzato da dinamicità e conflittualità, perché è la sede di processi causativi come le pulsioni e i desideri, ma anche l’effetto di processi difensivi quali le rimozioni.
- inconscio come dimensione completamente altra rispetto alla coscienza dove si dispiegano processi che interferiscono con le attività coscienti (attraverso sogni, lapsus, atti mancati, ecc.) e ha una propria logica, improntata al principio del piacere;
- lo sviluppo psichico è caratterizzato dal conflitto tra pulsioni e desideri da una parte e censure (specie di origine morale) dall’altra. Tale conflitto diventa patologico quando il soggetto, anziché risolvere in qualche modo i desideri inaccettabili, li respinge nell’inconscio;
- la necessità di indagare i processi psichici e di curare le malattie mentali, in particolare la nevrosi, attraverso il metodo psicanalitico, in base al quale le rappresentazioni rimosse dovevano essere riportate a livello cosciente (abreazione) attraverso la pratica psicanalitica;
- nella pratica psicanalitica è teorizzato, e concretamente applicato, il coinvolgimento emotivo dell’osservatore: con il transfert l’analista diviene il bersaglio ricorrente dei desideri e dei conflitti che stanno alla base dei disturbi del soggetto. Più precisamente, il transfert qualifica il rapporto affettivo che l’analizzando instaura con l’analista nel corso della cura;
- unica regola vigente nella pratica psicanalitica, per l’analizzando, è quella di pensare a voce alta, lasciandosi andare al flusso delle idee che gli vengono in mente ovvero alle libere associazioni, una tecnica utile a lasciar emergere immagini inconsce;
- compito dell’analista è dunque l’interpretazione dei vissuti narrati dal soggetto, allargandone la comprensione e mettendo in evidenza quei significati che rivelano desideri e rappresentazioni inconsci;
- il sogno assume un ruolo di centrale importanza tra gli oggetti sottoposti all’attenzione dello psicanalista perché la sua manifestazione esprime desideri censurati, e permette di cogliere i meccanismi attraverso cui si deformano le rappresentazioni inconsce, prima di apparire alla coscienza: principalmente la condensazione e lo spostamento;
Anche se già nella produzione matura dello stesso Sigmund Freud la teoria psicanalitica va molto al di là di questo semplice elenco, con lo sviluppo di altre nozioni chiave come quelle del complesso di Edipo, della meta psicologia, della seconda topica, delle pulsioni, della psicologia delle masse e della lettura psicanalitica del motto di spirito, della religione e dell’arte, i concetti appena descritti possono costituire una base sufficiente per intraprendere la lettura di molti classici.
Le influenze della psicoanalisi sulla letteratura straniera
Dalla psicoanalisi, le cui idee e tecniche sono state utilizzate da un numero pressoché sterminato di autori, in particolare per descrivere la vita interiore dei propri personaggi, vengono mutuati, in particolare, due strumenti stilistici:
- il monologo interiore
- il flusso di coscienza.
Il primo, concepito essenzialmente come autoanalisi del personaggio, si basa sull’associazione più o meno consapevole delle idee; il secondo vede invece la coscienza come un aggregato articolato e contraddittorio, reso retoricamente attraverso un inconsapevole e incontrollato emergere degli strati più profondi della psiche, con la continua associazione di parole, immagini e pensieri.
Nella letteratura straniera troviamo chiari esempi in:
- Ulisse di James Joyce;
- Le onde di Virginia Woolf;
- Doppio sogno di Arthur Schnitzler;
- Il Processo di Franz Kafka.
Le influenze della psicoanalisi sulla letteratura italiana
Anche nel nostro Paese sono stati molti gli scrittori nelle cui opere emerge prepotentemente il legame tra letteratura e psicoanalisi e l’intento di descrivere analiticamente la vita interiore dei personaggi. Solo per citare i casi più importanti, è possibile ricordare:
- La coscienza di Zeno di Italo Svevo;
- La vita interiore di Alberto Moravia;
- La cognizione del dolore di Carlo Emilio Gadda;
- Aracoeli di Elsa Morante.
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