La ragazza con la colomba di Sally Bayley

L’atto della lettura è una forma di evasione. Dagli impegni quotidiani che ci affannano, molto spesso, oppure un modo per rilassarsi nel tempo libero in compagnia di pagine ricoperte di righe inchiostrate. Ma, come nel caso de La ragazza con la colomba (Edizioni Clichy, 2022, traduzione di Giada Diano) di Sally Bayley, può essere addirittura “una forma di fuga, e un lettore avido è un artista della fuga”.

Queste poche parole riprese dall’antefatto sono il riassunto perfetto del libro della scrittrice inglese, pubblicato da Edizioni Clichy nella traduzione di Giada Diano. Un’autobiografia di una lettrice, quella della Bayley, che si avvicina al mondo delle storie e comincia a dargli un significato prestissimo, all’età di quattro anni:

A quattro anni avevo già una riserva di frasi; conoscevo delle parole e sapevo combinarle in fila.

L’avidità con cui la piccola Sally si accosta ai libri le viene trasmessa dalla madre, la quale impegnata nella cura dei figli, non ha tuttavia il modo per trascorrere del tempo al suo fianco per leggerle una storia in quanto impegnata con pannolini e altre faccende domestiche. Sally cresce circondata dalla nonna, dalla madre e dai suoi numerosi fratellini. Un giorno David, uno dei fratelli, tuttavia scompare.

Nella vita di Sally entrano a far parte altre figure come la Signora del Piano di Sopra, la mamma “andrà a dormire” per un tempo lunghissimo e la scomparsa del fratellino più piccolo inaugura una spirale di domande a cui la piccola Sally cerca di dare una risposta.
Quello che si viene a creare è il quadro di una famiglia disfunzionale dove gli uomini:

Non si fermavano mai troppo a lungo. Andavano e venivano, andavano e venivano, come tafani.

L’unica via di fuga per la protagonista sono dunque le pagine dei libri e quella strada “attraverso il bosco che portava all’edificio con la guglia verde sbiadito”, alla miniera di storie rappresentata dalla biblioteca municipale.

Con un abile gioco di trasfigurazioni, Jane Eyre, David Copperfield, Miss Marple e tanti altri personaggi si animano, prendono vita ed escono quindi dalle pagine per entrare nella vita di Sally e portarle conforto. Leggendo, Sally riesce a far fronte al dolore per la perdita del fratello e per l’assenza della madre, lo mitiga, trova un ombrello sotto cui ripararsi dalla pioggia di interrogativi sulla sua famiglia, sulle presenze e le assenze misteriose che la popolano. Con una scrittura straniante e visionaria, incantata, che intreccia personaggi reali e di finizione, Jane Eyre e Miss Marple diventano le simpatie predilette della protagonista, figure che “un tempo, molto prima che io nascessi, avevano passeggiato assieme per un villaggio inglese cercando Verity”. Una verità dolorosa, misteriosa, difficile da comprendere per una bambina piccola.

Sally pertanto si affatica di dare ordine al proprio mondo interiore leggendo. Arriva il momento però in cui la lettura non basta più a suturare le ferite. Come in un’epifania, la protagonista sente di aver iniziato a “decomporsi”, di non essere più in grado di comporre per sé un futuro e una vita serena. Le pagine dei libri non sono più sufficienti, prova vergogna per sé e per la sua casa.
Decide quindi di rivolgersi, a 14 anni, ai servizi sociali e di abbandonare il tetto familiare. La decisione è di quelle terribili:

È difficile abbandonare i luoghi in cui sei stata per tutta la vita, spezzando il sigillo. È come liberarsi di un grosso boccone che ti è rimasto incastrato in gola per anni, quella mela, il pomo di Adamo, la mela che gli è rimasta incastrata in gola proprio all’inizio.

Nonostante tutto però, Sally non dimenticherà mai le proprie origini. La ragazza con la colomba è un omaggio ai libri e alla forza dell’immaginazione, strumento capace ogni volta di offrirci ancore di salvezza di carta cui appigliarsi quando sentiamo di affogare. Delle scialuppe cui rifugiarsi, focolari al cui calore ritornare nei momenti in cui ci sentiamo smarriti.

Sally Bayley con questo La ragazza con la colomba ha composto un’autobiografia che è anche la sua bibliografia intima ed esistenziale.
Leggere diventa così una forma di fuga e di evasione dalla realtà, ma anche il suo personalissimo tentativo di dare forma e ordine ai pensieri e alle sue domande, di crearsi un’identità. E di fissare su carta, e dentro di sé, una volta per tutte il ricordo dei luoghi e l’eco delle persone che, pur distanti, hanno punteggiato la sua vita e le hanno fornito le chiavi per accedere al mondo dell’immaginazione.

Ogni luogo in cui hai vissuto ha qualcosa che ti porti dentro. Per me […] è l’immagine di un bambino che stringe una colomba bianca. […] Il bambino guarda in alto e vede la colomba. La colomba gli insegnerà a volare! La colomba lo porterà dalle fate! Così il bambino con la copertina bianca attraversa il prato correndo, mentre le nuvole continuano a sbuffare, e il bambino solleva in alto le braccia e si libra in cielo.