La ragazza sconosciuta. Ultime storie
- Autore: William Trevor
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2019
“La ragazza sconosciuta. Ultime storie” (Guanda 2019, titolo originale "Last Stories", traduzione di Laura Pignatti) è l’ultima raccolta di racconti, pubblicata postuma, di William Trevor (Mitchelstown, 24 maggio 1928 – Dublino, 21 novembre 2016), uno dei più grandi scrittori in lingua inglese del XX Secolo, per 4 volte finalista al Booker Prize.
Dieci racconti – testamento del grande scrittore e drammaturgo irlandese, trovati dal figlio tra le carte del padre. In queste pagine Trevor, nato nella Contea di Cork in una famiglia protestante, il quale aveva frequentato il Trinity College a Dublino e vissuto nel Devon a Sud-Ovest dell’Inghilterra dal 1950, racconta la vita minima di gente comune, accomunata dallo stesso senso di solitudine. L’uomo solo e indifeso contro un mondo ostile, fatto di pericoli e inganni, dove risulta difficile trovare un brandello di serenità. Può accadere anche nella verde Irlanda, dove l’azzurro del cielo viene esaltato dal continuo passaggio delle nuvole. Con la sua prosa delicata e dettagliata, Trevor, il maestro della “short story”, trasforma l’esistenza apparentemente insignificante di personaggi banali in una storia straordinaria che vale comunque la pena raccontare, per farla uscire dal suo cono d’ombra.
Ѐ ciò che accade nel primo racconto che apre la raccolta che abbiamo scelto di presentare ai lettori, perché vale sempre la pena ritrovare tutta la sapienza narrativa e l’acutezza psicologica di William Trevor, il quale durante un’intervista dichiarò:
Quasi tutto nella mia vita di scrittore è stato significativamente determinato dal caso.
“L’allievo della maestra di pianoforte”: Elizabeth Nightingale, aveva da poco superato la cinquantina ed era una donna snella, dalla voce dolce, “nei cui tratti persisteva una bellezza pacata”. Alla morte del padre aveva ereditato la casa dove viveva e riusciva a vivere di ciò che guadagnava come maestra di pianoforte senza dover rinunciare a nulla. Elizabeth aveva conosciuto la passione dell’amore, ma fin dall’inizio quest’amore si era rivelato clandestino, perché l’uomo che veniva a casa a trovarla era sposato e non aveva mai voluto lasciare la consorte. Quando la relazione era terminata, Elizabeth non aveva coltivato alcun risentimento nei confronti del suo ex amante, perché quest’ultimo aveva lasciato in lei un ricordo di felicità. Se questo ricordo e la passata devozione paterna rappresentavano il passato e allietavano la sua solitudine esistenziale, la gioia che l’insegnante di piano aveva provato quando aveva sentito suonare per la prima volta il suo allievo era nuova, presente, immediata.
Ecco perché mai Elizabeth avrebbe detto al ragazzo che era un cleptomane, considerato che ogni volta che finiva una lezione, qualcosa spariva dalla sala dove avvenivano le lezioni: una piccola tabacchiera, un cigno di porcellana, una sciarpa, un orecchino che aveva tolto perché la clip era difettosa. In quella stessa stanza dove il padre l’aveva cresciuta e dove il suo amante l’aveva corteggiata e sedotta, Elizabeth aveva visto compiersi un miracolo: ascoltare un ragazzo che suonava in maniera sublime. Le conseguenze che comportavano quelle lezioni erano un trascurabile dettaglio.
Non capiva come facesse. Stava attenta, ma non vide mai nulla.
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