La recita di Bolzano di Sandor Marai

Siamo abituati a una figura di Giacomo Casanova come furbo donnaiolo, che scappa dalle prigioni veneziane per fiondarsi in nuove avventure di letto; il Casanova che ci presenta Marai in questo romanzo, invece, è un uomo diverso. Sì, è vero che le donne gli cadono ai piedi e che lui afferra sempre la palla al balzo, ma qui non c’è solo un donnaiolo, un baro, un avventuriero, qui si va oltre: c’è l’essere umano.
Interessante la costruzione della storia: Casanova si trova di passaggio a Bolzano dopo la sua fuga dai Piombi e qui, per raggranellare un po’ di soldi, si mette a elargire consigli a pagamento. Questa invenzione letteraria permette di presentare una carrellata di personaggi, ognuno portatore di problematiche specifiche su cui poi si snoda un qualche tipo di ragionamento. Tutto però è recita: non solo per le maschere che i personaggi indossano per gran parte della vicenda, non solo perché ognuno di loro non è mai quello che sembra, ma soprattutto per l’attitudine di Giacomo alla finzione.
Nonostante la città non gli piaccia, Casanova decide di restarci qualche giorno; il motivo è semplice: qui ha ritrovato Francesca, l’unica donna che abbia veramente amato. Ora è sposata con il Conte di Parma, l’uomo che lo aveva battuto in duello. È proprio il Conte a chiedere a Giacomo di far guarire Francesca dalla sua infatuazione: è vecchio, ed ha bisogno di lei per il poco tempo che gli resta da vivere. Giacomo accetta, e inizia con la donna la sua recita, con tanto di maschere che nessuno dei due toglierà per tutta la durata del colloquio finale.
Casanova non può tradirsi: non può togliersi la maschera dal viso e ammettere la propria infelicità, né può permettersi dichiarazioni d’amore, perché la sua natura gli impone di seguire solo certi comportamenti. Obbedirà al suo destino, che sarà quello di baro e libertino, fino alla fine.

“Esistono soltanto due farmaci divini che possono aiutarci a sopportare il veleno della realtà senza che ne moriamo anzitempo: la ragione e l’indifferenza”

Una frase del genere è perfetta in bocca a Casanova!
I personaggi di Marai sono sempre profondi e sfaccettati: sa preparare il lettore a svolte psicologiche che fanno invidia ai migliori gialli, ti presenta un personaggio da un lato, e poi, pian piano, lo fa girare per mostrarci tutte le sue facce e sfumature. Il tutto avviene di solito nel corso di lunghi monologhi, che però non sono mai noiosi. Sono proprio questi “densi” personaggi a farci affermare, senza tema di smentita, che, sebbene nei romanzi di Marai si parli spesso di amore, non siamo nel campo della letteratura rosa: il vero protagonista delle sue opere è l’Uomo a tutto tondo.