La regina dei colori di Valeria Corciolani

La regina dei colori è Clotilde Podestà, star dell’interior design a livello internazionale. Una professionista dei colori, un talento innato per gli accostamenti cromatici. I giusti abbinamenti e la ricerca della perfetta armonia sono da sempre il suo stile di vita e considera l’approssimazione, la sciatteria e la noncuranza cromatica inaccettabile. Nessuna via di mezzo o compromessi: è su questo che Clotilde fonda la sua carriera.

Così, quando a sessant’anni viene colpita da acromatopsia, il suo mondo va in frantumi. Incapacità di percepire qualsiasi colore: tutto le diventa in bianco, nero e una sfilza di tonalità di grigio. Un dramma per lei aprire l’armadio e vedere tutto uguale.
Un dramma non avere consapevolezza dell’orrore cromatico che potrebbe mettersi indosso “mescolanze indicibili o dissonanze atroci”. Si vede costretta, dunque, a vestirsi solo di nero, per non sbagliare. Ma si trova costretta anche a fare ritorno a casa, nel piccolo paese da cui era fuggita inseguendo una carriera sfolgorante in giro per il mondo. Torna quindi in famiglia, nel palazzo dove ora abitano le sue sorelle a distanza di pianerottolo. Due sorelle, i mariti, figli e nipoti: Clotilde si riaffaccia nelle loro vite e, seppur volendo rimanere a debita distanza, le sconvolge.

La sorella più grande Aurora e il marito Bruno, la vedova Mafalda, le figlie Vittoria, trentenne single, e Margherita assorbita da tre figli e intimamente triste per il marito sovente in viaggio per lavoro. Osservano Clotilde dalla finestra passare nel cortile del palazzo, fasciata in nero, da sempre arrogante, presuntuosa, tiranna e così lontana da loro. Le danno soprannomi che Clotilde trova banali e scontati: “Corvo”, “Morticia”. “Malefica”, affibbiatole dalla nuova bambina del palazzo, è quello che più preferisce perché “personaggio di diabolica eleganza”. Tutti a chiedersi perché abbia fatto ritorno in famiglia e perché continui a non interagire con loro. La sua presenza smuove i loro animi, rompe equilibri assopiti e livellati dalla quotidianità, e fa emergere vecchi rancori.

Personaggi minori ruotano attorno a Clotilde. Il saggio giardiniere giapponese che riesce inaspettatamente ad attirare la sua attenzione, e Serena, la bambina con i “buchi” dentro. Sullo sfondo odori e colori di una placida primavera ligure: la camelia Principessa Clotilde, il mare, la frutta e la verdura che popolano il mercato dalle tende a strisce.

Uno spaccato familiare vivido, fotografato da una scrittura elegante e vivace.
Tra le pagine, pochi fatti salienti, ma un continuo tuffo nei pensieri e stati d’animo dei protagonisti, incuriositi, turbati e inquieti dal ritorno di Clotilde.
Il suo passaggio nel cortile del palazzo rivolta le loro certezze, smuove sentimenti e li induce a fare i conti con la propria vita e sul ruolo che hanno nella famiglia.
Si interrogano su di lei e sul suo allontanamento, ma anche su di loro, sulla percezione che hanno degli altri, sulle incomprensioni su cui hanno basato i loro giudizi e la loro quotidianità, fatta di piccole infelicità, amarezze e rinunce.

Una storia leggera e delicata che ci prende per mano e ci conduce alla scoperta delle diverse sfumature dell’animo umano e dei rapporti familiari.