La regina della rosa rossa
- Autore: Philippa Gregory
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Casa editrice: Sperling & Kupfer
- Anno di pubblicazione: 2011
“Il tuo dovere è quello di generare un figlio e un erede, un maschio per la nostra famiglia, i Beaufort, un giovane parente del re d’Inghilterra, un maschio per il casato di Lancaster”.
Furono queste le parole che l’ambiziosa Margherita di Beauchamp rivolse a sua figlia Margaret Beaufort che troviamo nelle prime pagine del romanzo storico La regina della Rosa Rossa di Philippa Gregory, secondo volume della trilogia La Guerra delle Due Rose (La regina della Rosa Bianca, 2011 e La signora dei fiumi, 2012).
Margaret, di soli 9 anni, aveva sempre “saputo di essere speciale agli occhi di Dio”, di avere “il sacro destino” segnato, perché appartenente alla famiglia Lancaster discendente in linea diretta da Edoardo III “grazie a suo figlio, Giovanni di Gand”. Nella fratricida Guerra delle Due Rose, che lacerò il suolo inglese dal 1455 al 1485 contrapponendo i rami della dinastia regnante dei Plantageneti, i Lancaster e gli York, i cui stemmi simboleggiavano rispettivamente una rosa rossa e una rosa bianca, la figura di Margaret fu risolutiva, perché generò il futuro re Enrico VII. Andata sposa nel 1455 a Edmund Tudor (fratellastro di Enrico VI) a soli 12 anni, la matriarca dei Tudor intuì di portare in grembo una creatura speciale.
“Questo nascituro sarà un maschio, questo è ciò che mi ha detto la visione... Re diventerai Re d’Inghilterra”.
Per proteggere il giovane Enrico, Margaret visse lontana da lui, un dolore duro da sopportare.
“Vivere con mio figlio e guardarlo crescere è una gioia che Dio non mi ha concesso”.
Margaret due volte vedova, si sposò nuovamente con Thomas Stanley I Conte di Derby, sempre certa della sua fulgida sorte. Una volta divenuta Regina Madre avrebbe firmato i suoi documenti Margaret R. Margaret Regina proprio come aveva pronosticato da giovane in stato interessante. “Lo chiamerò Enrico... “.
Nell’Inghilterra del XV Secolo nella quale le donne non potevano decidere della loro vita “un marito ti verrebbe sempre imposto” Margaret forgiò con la forza della sua personalità il proprio destino, un nome il suo che sarebbe entrato nella Storia. “La mia vita in Dio è il mio potere e la mia gloria”.
Mentre gli uomini combattevano aspre battaglie fratricide, Margaret pregava e aspettava, anche quando tutto sembrava perduto. “Non mi reputo sconfitta”.
Il suo modello fin da piccola era stato la Pulzella d’Orleans “io sono come lei”. Una figura femminile volitiva, certa della propria missione. “Una donna che ha trionfato nel mondo materiale e che nello stesso tempo ha cercato di servire Dio”, così l’ha definita l’autrice.
Tra realtà storica e finzione letteraria, ancora una volta Philippa Gregory regala ai suoi lettori un appassionante dipinto quattrocentesco con al centro Margaret Beaufort, contessa di Richmond e Derby, madre del capostipite della dinastia Tudor e nonna di Enrico VIII d’Inghilterra.
“Se dovessi sposare un uomo per amore, sarebbe per me la prima volta, dopo due unioni senza amore. La passione tra un uomo e una donna non è la strada segnata per me. So che Dio vuole che io sia al servizio di mio figlio e della mia famiglia in Inghilterra”.
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