La scienza e il piano akashico
- Autore: Ervin László
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2020
Quando i due lobi cerebrali, il destro e il sinistro lavorano all’unisono, siamo in presenza di un genio, capace di sviluppare capacità mentali sia di tipo artistico che scientifico.
È il caso di Ervin László, ungherese, studioso dei sistemi, dell’evoluzione, pure musicista, pianista valente. All’età di 15 anni si è esibito in concerto a New York.
Ha ottenuto diverse lauree honoris causa in molte parti del mondo, scritto decine di libri, è stato candidato due volte al Nobel per la pace. Tra le sue opere notevole è La scienza e il piano akashico (pp. 177, Feltrinelli, 2020, traduzione di Marco Massignan).
Già dal titolo emerge la coniugazione della scienza con la spiritualità e l’esoterismo, secondo le visioni dei mistici di ogni tempo. L’autore usa un linguaggio divulgativo per rendersi comprensibile a tutti.
Il concetto di campo in cui si collegano le particelle, nessuna isolata dalle altre, è comune sia alla fisica sia alle scienze cosiddette “occulte”, nelle quali il campo è chiamato “akasha”, termine sanscrito che possiamo tradurre con “etere”, il cosiddetto “vuoto che non è vuoto”.
Bene qui ricordare la sibillina formula zen:
"Il vuoto è pieno, il pieno è vuoto".
Essa riassume la nota equazione di Einstein sull’equivalenza di materia ed energia: “E=ma2”. Tutto è energia, fino ad arrivare alla sua forma più sottile che sostanzia il mondo.
Scrive Laszlo:
Non è necessario spiegare come la materia inconscia generi la coscienza immateriale, poiché la materia non è interamente inconscia, e nemmeno la coscienza è totalmente separata dalla materia.
Che magnifica visione onnicomprensiva, panica! Che la coscienza faccia parte intrinseca del cosmo è il tema portante del libro, ma non solo, essa esiste "ab aeterno", da sempre. Tesi sostenuta da più di uno scienziato, fra i quali Zichichi, Federico Faggin, Penrose premio Nobel. Quest’ultimo è così citato da Laszlo, suo collega ed amico:
Secondo i calcoli di Roger Penrose, la probabilità che il nostro universo si sia originato per selezione casuale fra possibilità di universi alternativi è una su 1010123. Si tratta di un numero inconcepibilmente grande, che indica un’improbabilità di dimensioni astronomiche. In effetti, Penrose stesso parla della nascita del nostro universo come di una “singolarità” in cui le leggi della fisica non reggono.
Per “singolarità” nella fisica si intende quello spazio inconcepibilmente piccolo in cui, nel principio, anzi prima del principio, detto “Punto A”, era addensata la materia-energia a temperatura e densità incalcolabili, la cui esplosione ha generato l’universo. Nel campo persiste la memoria collettiva incancellabile; esso, o meglio dire egli, è un essere vivo, con cui dobbiamo imparare a porci, sentirci in relazione. La relazione è pace.
Nella relazione sta il significato più profondo della parola “religione”, dal latino “religare”, tenere insieme. Studiosi, pensatori come l’autore contribuiscono a sanare il distacco tra umanesimo e tecnicismo, scienza e fede, entrambe infatti superano il livello conoscitivo della ragione discorsiva.
Anche le formule matematiche, nella loro complessità, diventano un linguaggio… “esoterico”, per iniziati. Il cuore poi mette la sua parte nell’intuire ciò che la ragione non sa, come ha scritto Blaise Pascal:
“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.”
Ervin László afferma che dobbiamo “risacralizzare l’universo”.
La scienza e il piano akashico
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