Virginia Woolf in un suo celebre saggio spiegava le ragioni che per secoli hanno impedito alle donne di coltivare un talento artistico. La situazione cambia però in epoca vittoriana.
Per lunghi secoli le donne sono state messe da parte: era loro impedito entrare nella vita attiva del proprio paese e avere una cultura superiore. Di conseguenza non è stato possibile coltivare attitudini artistiche se non forse in gran segreto né un talento alla stregua di William Shakespeare (questa la tesi di Virginia Woolf nel saggio "Una stanza tutta per sé") poteva nascere perché sarebbe stato subito soffocato dai pregiudizi.
Nell’Ottocento tuttavia la situazione comincia a cambiare. Molte donne si cimentano con il romanzo gotico (una su tutte Ann Radcliffe), mentre Mary Shelley, moglie del poeta Percy e nata Godwin (noto politico e filosofo di fine Settecento), pubblica Frankenstein. Nel primo decennio del XIX secolo si afferma l’astro fulgente di Jane Austen, ma è con l’epoca vittoriana che si assiste a un’autentica esplosione di penne "rosa".
C’è da sottolineare tuttavia che le scrittrici raramente pubblicano con il loro nome anzi scrivono usando uno pseudonimo maschile (un esempio noto George Eliot) o preferiscono l’anonimato, questo perché alle donne di buona famiglia una professione era interdetta e tantomeno sarebbe stato possibile dedicarsi a una carriera dedicata alle arti, occupazione decisamente poco consona alla "pudicizia e al ruolo muliebre" secondo i Vittoriani.
Com’è stato possibile allora che tante donne si siano dedicate alla scrittura?
L’ascesa della classe borghese aveva consentito sin dagli anni antecedenti all’incoronazione della regina Vittoria alla "middle class" di dare un’educazione di buon livello alla propria prole. Le donne appartenenti a tale ceto avevano la possibilità di apprendere a leggere e scrivere (per poter conversare), suonare il piano (per intrattenere gli ospiti) e imparare un po’ di francese (per eventuali viaggi). Il tempo libero veniva dedicato a leggere grazie anche alla possibilità di usufruire di volumi prestati dalle locali biblioteche o grazie ai romanzi pubblicati come inserto in quotidiani e riviste.
La possibilità di "respirare" cultura consentì così a molte scrittrici di sviluppare il proprio talento letterario nonostante i numerosi veti imposti loro dalla società dell’epoca.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La scrittura al femminile in epoca vittoriana
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