La signora Dalloway
- Autore: Virginia Woolf
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2013
Uno dei più bei romanzi del modernismo europeo, certamente il più riuscito dei libri di Virginia Woolf, “La signora Dalloway”, si svolge a Londra, in una calda giornata di giugno del 1923. Clarissa Dalloway è una donna borghese poco più che cinquantenne e quel giorno darà una festa nel suo grande appartamento londinese a cui parteciperanno persone importanti del governo, forse il Primo Ministro: suo marito infatti, Richard Dalloway, è un membro del Parlamento. Clarissa esce di casa affermando che lei stessa comprerà i fiori per decorare la casa e tutto il libro si svolge nell’unità di tempo di una sola giornata, come succederà per il famoso romanzo di Joyce, “Ulisse”, anch’esso tutto legato ad un’unica giornata di giugno.
Virginia Woolf nel costruire il suo libro sceglie due protagonisti che non si incontrano né si conoscono, ma che sono alla fine legati da un filo rosso: Septimus Warren Smith, un giovane uomo che ha combattuto sul fronte italiano nella Prima guerra mondiale, ha visto morire il suo superiore ed amico e ha quasi perso la ragione. Malgrado abbia sposato una giovane milanese, Lucrezia, che lo ama e lo cura, l’attrazione per la morte sarà più forte in Septimus del legame con la vita. Ecco allora i due personaggi girare per Londra; Clarissa si rifugia nella sua dimora dove insieme al personale sta allestendo la festa della sera e ha il tempo per pensare a tutta la sua vita, a rivedere il rapporto con la figlia diciassettenne, Elizabeth, che sembra allontanarsi da lei, con suo marito Richard, che ha sposato dopo aver rifiutato la corte serrata di Peter Walsh che proprio quel giorno, dopo aver trascorso cinque anni in India, si presenta a casa sua, riaprendo una ferita del passato, ricordi lontani ma ancora presenti nel suo animo, come il rapporto ambiguo con l’amica Sally Seton, che tanto Peter Walsh che la stessa Clarissa avevano amato per il suo fascino e il suo anticonformismo.
Nel romanzo il tempo e lo spazio si dilatano, anzi è proprio il tempo il vero protagonista della storia: nella mente di Clarissa si sovrappongono i ricordi, i rimpianti, le persone amate, le speranze, le perdite: lei ha un nome virginale, Clarissa, che allude alle suore di Santa Chiara ma anche alla chiarezza delle idee, nome che racconta una parte della sua personalità ma un altro aspetto di lei, quello frivolo, mondano, la capacità di creare legami, amicizie, rapporti, di inseguire la bellezza, tutto questo e molto altro ancora Virginia Woolf è riuscita a mettere nel suo personaggio: la signora Dalloway indosserà per la sua serata un abito verde, che però, nota, ha un piccolo strappo. Sarà lei stessa a ricucirlo con un sottile filo di seta, quasi una metafora della volontà di riconnettere i fili delle vita, di rimettere insieme ciò che si è spezzato. Poi, durante la festa, in mezzo ai tanti invitati, compaiono le persone del suo passato: Sally, divenuta una lady, e Walsh, consapevole che Clarissa ha fatto bene a non sposare lui, che si ritiene un fallito, mentre il buon Richard le ha saputo dare quella vita borghese e tranquilla a cui lei forse davvero aspirava. Ma arriva anche la notizia che un paziente dello psichiatra, presente tra gli ospiti, si è gettato dalla finestra: ecco che Septimus entra nella vita di Clarissa anzi, a farlo è la morte che si contrappone alla vita gioiosa a cui lei aspira.
Nei suoi personaggi, che Virginia Woolf scava fino in profondità, creando addirittura dei tunnel nella loro psicologia, si ritrovano anche molte componenti autobiografiche della grande scrittrice: l’attrazione per la morte, il tentativo di suicidio, l’amore straordinario per i fiori, la malattia mentale, il fascino per l’ambiente di Londra, che è quasi un’altra protagonista insieme ai personaggi del libro.
“Eccoli i fiori: delfini, piselli odorosi, grappoli di lillà, e garofani, garofani a profusione. C’erano le rose, e gli iris. Ah sì, - e inspirò i differenti profumi di quel giardino terrestre”
E il tempo, che viene scandito continuamente dal rintocco del grande orologio simbolo della città,
“Era mezzogiorno in punto: mezzogiorno secondo il Big Ben, i cui rintocchi si espandevano insieme a quelli di altri orologi, e si fondevano in modo etereo, impalpabile, con le nuvole e le strisce di fumo, per morire, lassù, tra i gabbiani”
Nell’introduzione all’edizione americana del suo libro, nel 1928, la stessa Virginia Woolf ebbe a dire:
“I libri sono come i fiori e i frutti di un albero che affonda le sue radici nel suolo della nostra prima infanzia, delle nostre prime esperienze”
Libri, fiori, frutti, radici, memoria, spazio, tempo, ecco la sintesi perfetta del grande romanzo di Virginia Woolf, un grande classico a cui è bello tornare, per apprezzarne il linguaggio straordinariamente innovativo, la profondità del pensiero, la portata rivoluzionaria delle scelte stilistiche, il fascino di una lingua tradotta mirabilmente in italiano dalla grande maestria di Nadia Fusini.
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