Inizialmente pubblicata nella raccolta E domani, lunedì... e successivamente confluita nelle Novelle per un anno, La signora Frola e il signor Ponza, suo genero è una novella di Luigi Pirandello incentrata sul rapporto e sul confine tra verità e finzione.
Ambientata in una cornice realistica, la novella racconta di una vicenda umoristica e improbabile. Tre personaggi si trasferiscono a Valdana: il signor Ponza, sua moglie, e sua suocera, la signora Frola. Il loro comportamento desta subito inquietudine in paese: il signor Ponza e la signora Frola sostengono a vicenda la follia dell’altro. Qual è la verità?
È da questo testo che viene tratto il Così è (se vi pare), spettacolo teatrale messo in scena per la prima volta a Milano nel 1917 e rielaborato nel 1925. A differenza della novella, la rappresentazione si conclude con l’ingresso della signora Ponza, che anziché svelare la propria identità afferma di essere "colei che la si crede".
Scopriamo insieme riassunto e analisi della novella di Pirandello.
Riassunto
A Valdana si trasferiscono tre nuovi personaggi che improvvisamente catturano l’attenzione dell’intero paese. Il signor Ponza, sua moglie e la signora Frola, sua suocera, non vivono insieme, ma occupano due case diverse. Non solo, l’anziana signora non può accedere a casa del signor Ponza e per vedere sua figlia deve accontentarsi di lasciarle dei bigliettini in un paniere calato dalla ringhiera.
Il narratore tenta di far chiarezza sul fatto, vissuto con inquietudine a Valdana, ricostruendo con attenzione le tre successive dichiarazioni rilasciate alle signore del paese da parte della signora Frola e del signor Ponza.
La signora Frola, la prima a recarsi al cospetto delle donne, offre loro una prima giustificazione per il comportamento apparentemente inaccettabile: l’uomo non è per niente crudele, è anzi amorevole e innamorato della figlia, tanto da volerla "tutta per sé". Non si tratta di crudeltà, ma di "una specie di malattia", su cui la donna non dice altro.
Non appena terminata la visita della signora Frola, anche il signor Ponza decide di fornire alle donne la sua "doverosa dichiarazione". In preda all’agitazione, racconta che la signora Frola è in realtà impazzita dopo la morte della figlia e che lui, per evitarle un dolore ulteriore, da quattro anni porta avanti una messa in scena: la sua seconda moglie continua a fingersi, da lontano, figlia della donna, perché lei possa continuare a illudersi che il lutto non sia mai esistito e sia il genero a impedirle di avere un contatto diretto con la figlia.
A questo punto prende nuovamente parola la signora Frola, chiarendo quanto prima taciuto: non è lei a essere impazzita, ma suo genero, il signor Ponza, che crede che sua moglie sia morta da quattro anni e di averla sostituita con una seconda. I parenti, preoccupati per lui, hanno acconsentito a questa messinscena: l’intera famiglia ha celebrato un secondo matrimonio fittizio, la moglie finge d’essere un’altra donna, la suocera si rassegna a poter vedere la figlia solo da lontano.
Stabilire chi dei due dica la verità è impossibile: la moglie del signor Ponza può parlare solo in presenza del marito e non può che confermarne la versione, rendendo impossibile capire se stia mentendo per il suo bene o se stia dicendo la verità.
L’unica cosa concessa al paese è rassegnarsi nel dilemma.
Analisi
"Pazza lei o pazzo lui; non c’è via di mezzo: uno dei due dev’esser pazzo per forza".
La novella ruota intorno al rapporto tra realtà e finzione e al loro confine: cos’è la follia se è impossibile scinderla dalla normalità? Se non si può individuare la differenza tra realtà e finzione, questa differenza esiste davvero?
Il caso della signora Frola e del signor Ponza, inizialmente presentato come pettegolezzo provinciale, diventa così un dilemma identitario universale: l’identità individuale esiste solo come costruzione sociale. La verità (su chi siamo noi e su chi sono gli altri che ci circondano) è sempre una verità relativa, costruita dallo sguardo soggettivo di ciascuno e dalle imposizioni sociali.
In questo, La signora Frola e il signor Ponza, suo genero, come il successivo Così è (se vi pare), si inseriscono perfettamente nel relativismo tipico del Novecento, tanto caro a Pirandello (si pensi anche al famoso incipit de Il fu Mattia Pascal).
La verità non può essere svelata, perché la verità intesa come verità unica non esiste.
Emblematico il finale della commedia, alternativo rispetto a quello della novella, in cui la signora Ponza finalmente compare sulla scena e, anziché risolvere la questione, si trasforma in un’allegoria della verità, affermando:
"Per me, io son colei che mi si crede".
L’unica cosa che è possibile rilevare con certezza è l’insufficienza del buon senso e della volontà di capire. Nonostante tutte le buone intenzioni e il tentativo di ricostruire gli eventi e risolvere la questione (la rigorosità è evidente anche nella struttura del testo), il caso di genero e suocera resta un caso irrisolvibile: tutti e tre i personaggi coinvolti sembrano dire la verità e rendono inidentificabile il confine tra realtà e finzione, generando inquietudine.
Rinunciare alla necessità di comprendere diventa l’unica soluzione possibile, tanto più che i due non si comportano in questo modo per una qualche malvagia vendetta, ma sono entrambi mossi da pietà e compiono un "meraviglioso e commoventissimo sacrifizio" l’uno per l’altra. Ognuno segue la sua verità non per cattiveria, ma per poter aiutare l’altro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La signora Frola e il signor Ponza, suo genero: riassunto e analisi della novella di Pirandello
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Bell’articolo :)
la follia in pirandello e’ un tema affrontato nella commedia cosi e’ se vi pare