La sindrome della fenice
- Autore: Giovanni Gastel
- Anno di pubblicazione: 2013
Solo in ebook l’esordio del ventisettenne Giovanni Gastel che parla di droga, di disintossicazioni e di nuovo di cadute.
Protagonista del libro è Rusty, che si lamenta di tutto pur vivendo negli agi; insomma ha tutto, come diciamo correntemente dei giovani, che cosa vogliono ancora? Si vogliono dimenticare di essere giovani, forse di talento. Quella vita tutta da vivere già annoia e Rusty esce ed entra da una clinica di disintossicazione. Lui si presenta così:
"Chiamatemi Rusty. Io, qui, ora, non mi penserò più un uomo. Da questo momento mi considererò come un agglomerato, semplicemente complesso, di emozioni, deliri, abissi, orrori. Proverò a esplorare, da inesperto e da profanatore, i labirinti della mia psiche divorata da treni di droghe e dalle sostanze psicotrope assunte per far fronte alle astinenze".
Questo monologo dura per tutti i ricoveri in clinica. Rusty non riesce ad esserci antipatico per la sua scorticata storia di droghe, non trova passione in niente che non sia chimico. Anche le città diventano scenari orribili, dove il sole non dà energia, ma c’è il ritornare di nuovo nel buco per l’eroina e assumere sostanze terribili come il Darkene.
Milano è livida:
"Milano è tornata quel supermercato di spade e droga che conoscevo
bene; si è ripresa la mia sobrietà. Ci vomita sopra ridendo di me. Casa dannata,
fantasmi nell’anima e giornate di merda."
Proprio un loop tossico, come non se ne leggeva da tempo, un continuo scrivere di eroina e cocaina. Sembra finita l’era dello striscio di cocaina che rende più smart, più belli, una cosa che fanno i manager e le persone affascinanti. Qui nella clinica in Canada Rusty si rende conto che prende un’immensità di pillole alla settimana. Meglio sentire Rusty:
"Quello dell’inizio della notte è un bel momento, ci si sente tutti più vicini, al sicuro.
C’é quel vecchio membro che passa e ti saluta, ti sembra simpatico, e così chiudo il mio libro, agognato per tutta la giornata, tenendo due dita come segnalibro tra le pagine (l’anno scorso era Dostoevskij, quest’anno Kipling), ci scambi due parole,poi cerchi di riprendere il filo della lettura. Ma il pensiero che otto mesi fa ero io a dare la buonanotte ai nuovi, mi riempie il petto di sospiri. Allora mi accuccio di fianco al libro, a ricordare e a tormentarmi".
Dovete comprarvi l’ebook, come dice la casa editrice Nobook, niente materiale cartaceo. Una scrittura bellissima, densa, nuova.
La sindrome della fenice
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