La sottile linea scura di Joe R. Lansdale

A volte l’infanzia finisce nell’arco di un’estate, per il tredicenne Stanley l’estate in questione è quella del 1958. Il caldo è terribile nel Texas orientale, soprattutto quando si è pieni d’energie e si trascorrono le vacanze estive correndo per i boschi ed aiutando la propria famiglia nella gestione del piccolo drive-in del paese.
Proprio durante una di queste innocenti scorribande Stanley trova una cassetta contenente alcune vecchie lettere al suo interno, sono lettere d’amore e pagine di diario firmate solo con delle iniziali. Da quel momento per il protagonista inizia un’avventura indimenticabile, alla ricerca della soluzione di un mistero e alla scoperta delle cose veramente grandi ed ingiuste dell’esistenza.

Stanley crescerà parecchio durante quell’afosa estate del 1958, si troverà a dover fare i conti con la fine dell’innocenza e gli si spalancheranno davanti agli occhi le porte che conducono al dramma del divenire adulti, all’amore e alla morte, al razzismo e alla violenza, al rispetto per la propria famiglia e al disprezzo per il modo di condurre le vite altrui. Stanley, accompagnato dal suo fedele cagnolino, capirà che forse i fantasmi non esistono, ma che fanno sicuramente molta più paura certe situazioni reali nella quali consapevolmente o meno ci si può ritrovare, che la solitudine e i sensi di colpa possono portare alla follia, che il cuore di alcuni uomini può essere profondamente malvagio, ma per fortuna ne esistono degli altri che l’hanno incredibilmente grande.

Vale la pena cercare di diventare delle persone migliori, questo sembra dirci Joe Lansdale ne “La sottile linea scura” (Einaudi, 2014), un romanzo di formazione crudele e delicato, capace di mostrare fra le sue pagine di che pasta possono essere fatti gli uomini.

"La vita ha delle risposte precise, e poi ha anche delle situazioni in cui non sono chiare nemmeno le domande. Mica è come nei film, dove alla fine tutto si risolve."