La specialista del cuore di Claire Holden Rothman

“Il primo ricordo che ho di mio padre è la sua faccia bagnata di lacrime sopra di me”.

Honoré Bourret, rinomato medico di St Andrews East, nel Québec, vicina alla foce del fiume Ottawa a circa ottanta chilometri da Montreal, prima di abbandonare la famiglia per sempre si era chinato a baciare sua figlia Agnès.

In quella fredda notte di gennaio del 1874, Bourret si era portato via solo i suoi vestiti e i soldi che l’uomo aveva messo da parte per il battesimo del secondo figlio che doveva ancora nascere. Il medico era stato accusato di avere percosso a morte e affogato nel fiume Ottawa la sorellina storpia e sordomuta, Marie. Dopo la morte dei genitori, Marie era rimasta sola al mondo e la teoria dell’accusa si basava sul fatto che per il dottor Bourret, specializzato in anatomia patologica e titolare della cattedra presso l’Università McGill, la sorella rappresentava un peso. Non erano state trovate prove per dimostrare tale accusa, quindi Bourret era stato assolto dalla giuria ma non dall’opinione pubblica della città di Montreal. La luminosa carriera di Honoré si era interrotta, perché dopo il processo, i pazienti avevano smesso di rivolgersi a lui e la McGill l’aveva licenziato.

Non era restato altro da fare per Bourret che abbandonare tutto, da quella notte Agnès aveva convissuto con un pensiero dominante: trovare suo padre, quell’uomo triste e tenebroso, e riconquistarlo.

“La sua faccia è rimasta con me anno dopo anno, chiara come quella notte di gennaio in cui se n’era andato”.

La bambina, morta la madre di tubercolosi polmonare, era stata allevata insieme alla sorellina Laure dalla nonna nel priorato della famiglia White. La nonna, che era diventata tutrice legale delle nipotine, aveva cambiato il cognome delle piccole, facendole abbandonare ufficialmente il cognome Bourret per farle diventare White. La nonna era convinta che Honoré fosse un assassino, anche se non lo diceva apertamente, perché da quando se n’era andato “lei non parlava mai di lui”. Agnès era considerata la pecora nera della famiglia, così simile d’aspetto al padre, nera di capelli, con la lacrima facile e con un modo di ragionare che doveva sembrare alquanto strano e inquietante in quella cittadina presbiteriana. Se Agnès possedeva “il sangue francese” paterno, pelle scura e il corpo tozzo e tarchiato, la sensibile Laure, bionda e con gli occhi azzurri, aveva la struttura delle donne della famiglia White. Agnès aveva ereditato dal padre non solo l’intelligenza e l’amore per i libri ma soprattutto la mentalità analitica di Honoré.
Quest’adolescente così anticonvenzionale aveva trasformato il fienile del priorato in un laboratorio autoptico. Osteggiata dalla nonna e incoraggiata da Miss Skerry, la governante assunta con il preciso compito di “smussarmi gli spigoli”, la passione per la medicina di Agnès e il desiderio di rivedere il padre mai dimenticato avrebbero condotto la giovane donna a sostenere e a vincere una dura battaglia di emancipazione per riuscire frequentare l’Università di Montreal e diventare medico.

Il sogno a lungo coltivato in quel fienile usando i pochi strumenti paterni che la ragazzina era riuscita a recuperare, come il microscopio, i vetrini, un libro di testo e un flacone, diventava realtà. Ma la strada era ancora tutta in salita.

“... c’era la mia collezione speciale: tre coccinelle morte, un carapace di cicala, una mascella di mucca essiccata e il mio pezzo da novanta, due farfalle cucite su bastoncini di vetro in un flacone da laboratorio”.

La specialista del cuore (titolo originale The Heart Specialist, traduzione di Massimiliano Morini) trae ispirazione dalla vita e dell’opera professionale di uno dei primi medici donna di Montreal, la dottoressa Maude Elizabeth Seymour Abbott (1869 – 1940). Claire Holden Rothman, autrice canadese con una laurea in Filosofia alla McGill University e una in Letteratura Inglese alla Concordia University, traccia un autentico ritratto di una pioniera della scienza moderna in un’epoca nella quale la professione del medico era esclusivo appannaggio degli uomini.
Una “specialista del cuore”, volitiva ed emotiva, forte e fragile allo stesso tempo, la cui figura emoziona e attrae.

“Ma il cuore ha ancora bisogno di un linguaggio, e ancora il vecchio istinto richiama i vecchi nomi”. Friedrich Schiller, Piccolomini.