La sposa irlandese
- Autore: Maeve Brennan
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: BUR
- Anno di pubblicazione: 2011
La sposa irlandese è una raccolta di sette racconti che narrano la personalità e la vita della scrittrice irlandese Maeve Brennan, un’autrice la cui anima libera e inquieta fu dominata dai suoi fantasmi. Maeve Brennan nacque a Dublino nel gennaio del 1917, mentre il padre Robert, militante repubblicano, era in galera per aver preso parte alla Rivolta di Pasqua. Figlia della rivoluzione, lo conobbe all’età di cinque anni. Esponente dell’IRA, il padre venne nominato ambasciatore negli Stati Uniti e a diciassette anni Maeve, con tutta la famiglia, si trasferì a Washington.
I genitori, dopo una decina di anni, decisero di tornare in Irlanda mentre Maeve e le sue sorelle rimasero in America. Iniziò a scrivere per alcune riviste e ben presto si trasferì a Manhattan pubblicando sul prestigioso periodico The New Yorker. Maeve lavorava senza sosta, era instancabile: gli articoli erano di varia natura, alcuni descrivevano dettagli della vita, altri più introspettivi, ma tutti con personaggi legati dalla solitudine e dalla nostalgia. Il suo talento era indiscusso ed aveva la reputazione di irreprensibile redattrice. Maeve leggeva fino a venti romanzi alla settimana nel suo ruolo di revisore e correva voce che spesso, in procinto di dover consegnare il suo lavoro, si sedeva alla macchina da scrivere tutto il giorno, mangiando solo un paio di uova sode.
“Anche lei come il padre era stata una ribelle, ma non contro le ingiustizie della politica e dei potenti: la sua ribellione si accaniva contro le potenze dell’anima e le regole con cui la società pretende di governarle. Tra le preziosità della vita e la sua fragilità si stende il terreno di caccia di questa narratrice che insegue divinità che regnano scorbuticamente sull’esistenza terrena: la vulnerabilità, la solitudine, la desolazione, il rancore, la paura.“
È ciò che scrive di lei la scrittrice Elisabetta Rasy nella postfazione al libro, una ragazza elegante e bizzarra che la leggenda vuole sia stata la Holly Golightly del libro Colazione da Tiffany, di Truman Capote. Il suo matrimonio durò solo cinque anni: aveva sposato un collega, donnaiolo e grande bevitore. Una coppia che divenne ben presto tormentata e infelice, le cui vicissitudini sembrano essere narrate nella storia di Rose e Hubert, i protagonisti dei racconti Mura domestiche e Una fame rabbiosa.
Nel racconto, invece, che dà il titolo al libro, La sposa irlandese, la scrittrice narra le paure e le ossessioni che assalgono la protagonista Margaret alla vigilia delle nozze. Emigrata in America, aveva lasciato il suo cuore in Irlanda e dopo alcuni anni aveva incontrato Carl. Quella notte aveva deciso di non volerlo più sposare e meditava come svignarsela; avrebbe potuto chiedere un preavviso ai coniugi Smith, dov’era a servizio, e scappare in un’altra città. Ma un gioco di equivoci, che sono stati spesso essenziali e decisivi nella vita di Margaret, prenderanno in mano le redini del suo destino.
“Margaret voleva urlargli che lui non era alla sua altezza, che lo disprezzava, che non era ancora legata a lui e non lo sarebbe mai stata; invece parlò con educazione, dicendo che sarebbe stata pronta in un minuto e avvertendolo di non salire in camera perché c’era appeso l’abito da sposa e non voleva che lo vedesse prima del tempo: avrebbe portato sfortuna alla loro unione.“
Le sue storie sembrano aver profetizzato la sua vita e ogni dettaglio del suo destino. Verso i cinquant’anni, Maeve si abbandonò all’alcool che la portò a vivere un’esistenza da emarginata, fino alla morte avvenuta nel ’93. Beveva molto, non aveva più una casa e cominciò a soffrire di disturbi ossessivi, inoltre era piena di debiti e per procurarsi un po’ di denaro impegnò i suoi preziosi e rari volumi di autori irlandesi della sua biblioteca. Le sue manifestazioni di donna ormai malata la portarono a sistemarsi nella toilette delle signore del New Yorker come se fosse stata la sua casa. Nessuno glielo impedì e tutti tollerarono il suo comportamento, a volte anche violento. Nel racconto Un sacro terrore, la scrittrice sembra descrivere il suo futuro narrando di Mary, una donna non più giovane dalle mani ruvide e con una lingua che scorticava tutti: era l’addetta alla toilette per signore del Royal Hotel di Dublino. Storie infelici com’era la sua vita, costellata da dolori profondi, il divorzio, la solitudine, com’era delle donne da lei ritratte, semplici e tormentate come Mary, Margaret, Rose, protagoniste di illusioni ed incomprensioni. Maeve Brennan, una donna minuta, generosa e spiritosa come la ricordava il suo amico ed editor al New Yorker, William Maxwell, non cancellò mai il suo accento irlandese, non dimenticò mai la sua patria.
I suoi racconti sono ambientati nella Dublino che aveva lasciato da adolescente. La sua scrittura lieve e nello stesso tempo profonda, raffinata e drammatica, pone molte riflessioni sull’amore, sulla vita e sul destino, e la colloca nell’Olimpo delle più importanti scrittrici d’Irlanda.
La sposa irlandese
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