La stagione che verrà di Paola Soriga

Il titolo del nuovo romanzo di Paola Soriga, La stagione che verrà (Einaudi, 2015), sembra alludere alla speranza di un futuro che nutrono i tre protagonisti della storia, giovani di una generazione alla quale il futuro è stato tagliato dalla spaventosa crisi nella quale ci troviamo ancora immersi, speranza ostinata che li risospinge nell’isola che avevano abbandonato in cerca di un progetto di vita diverso da quello legato alla realtà sarda dalla quale erano fuggiti.
Cagliari e Alghero, due città diverse, sono i luoghi che Isidora detta Dora, Agata e Matteo hanno lasciato per studiare in continente. La scrittrice segue il percorso di ciascuno di loro e descrive il collegio universitario di Pavia dove Agata studia medicina e si specializza in pediatria; Matteo invece sta a Bologna, studia lettere, si laurea in italianistica, cerca di rimanere agganciato al mondo della ricerca universitaria, prepara una pubblicazione su Gadda ma i concorsi assegnano i posti a chi è gia predestinato, e quindi Matteo ripiega sulla scuola, le supplenze, il precariato pur di sopravvivere. Infine la più fantasiosa e creativa, Dora, spregiudicata e solitaria, vive per qualche anno a Barcellona dove ha contratti brevi in una Ong, sperando nella riconferma di impegni sempre in bilico, sempre probabili...
Le tre storie sono legate dall’amicizia e dalla comune origine: l’essere sardi li riunifica in una lingua diversa ma alla fine comune, in abitudini alimentari, folkloriche, familiari che pur se a suo tempo rifiutate finiscono per diventare l’unico punto da cui ripartire nel tentativo di sfuggire alla incertezza dei lavori, dei luoghi, dei sentimenti.
La precarietà nel lavoro si riverbera nei progetti di vita monchi della generazione che Paola Soriga riesce a raccontare con grande e dolorosa consapevolezza, con la serietà di chi ha provato tutte le strade, che ha percorso itinerari faticosi nella vita quotidiana, lontano dalle sicurezze affettive della patria di origine, pagando prezzi troppo alti alle scelte di una forse utopica libertà.

Attenzione: spoiler trama

Matteo si ammala di cancro e capisce quanto sia difficile vivere la malattia senza una famiglia intorno, gli amici hanno la loro vita e non bastano. Agata resta incinta ma il bel Gianluca appena ne viene informato le chiede di abortire, lui il figlio non lo vuole perché non lo ha progettato. Infine Dora, che ha girato tutto il mondo e conosciuto troppi uomini, decide di tornare a casa. I tre riuniranno le loro forze per affrontare prove difficili in un appartamento comune a Cagliari: in nome dell’amicizia, della solidarietà, della identità sarda ritrovata, i tre quasi quarantenni forse riusciranno a far nascere un bambino, a ritrovare una modalità di comportamenti, una visione della vita tesa alla costruzione di un futuro diverso.

“Si mettono a ridere, tutti e tre….mentre la luna sottile si fa accesa e i fenicotteri volano sulla città bianca, sulle nostre vite e su quelle di tutti”

Cagliari è bianca, il mare azzurro, i fenicotteri rosa, c’è tanta musica e tanta lingua sarda, tanto catalano, tanta “isolanità” nel libro triste e dolce, duro ma in fondo pieno di voglia di non arrendersi di Paola Soriga.