La stagione della caccia
- Autore: Andrea Camilleri
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
Un forestiero, che giunge a Vigàta nel primo pomeriggio del capodanno del 1880, è il primo personaggio del romanzo "La stagione della caccia" (Palermo, Sellerio, 1992), il cui titolo ha un senso solo a lettura ultimata. Sospeso fra commedia e tragedia, il libro avvolge il lettore in un alone di mistero e gli fa sorgere una serie di interrogativi sulla vita di costui, custode d’un destino che scorre tanto impetuoso nelle sue vene fino a determinare il corso degli eventi. In paese vogliono tutti sapere qualcosa di lui e via via riescono a conoscerne il nome: “Santo Alfonso de’ Liguori”, detto in seguito Fofò. Si chiama come un santo, dunque: nome che già di per sé suscita altre curiosità. Dopo alcune sorprendenti sequenze, lo scenario si apre al Circolo dei nobili: luogo d’incontro dove si gioca a briscola e si discute con la morbosità dei pettegolezzi. La conversazione ha stavolta un intento preciso: la ricerca dell’identità di quel signore dal comportamento gentile, ma scostante. I pedinamenti fanno alla fine conoscere che egli è venuto a Vigàta per fare il farmacista. Gli interrogativi, ad ogni modo, restano: chi è effettivamente Santo Alfonso de’ Liguori? Perché ha scelto Vigàta per la sua farmacia?
D’ora in avanti, in un’ambientazione aristocratico-rurale anziché cittadina, personaggi ed eventi si annoderanno con la strategia privilegiata da Camilleri: quella relativa ad una sorta di suspence per l’apertura continua all’imprevedibile. Non è minor merito la rappresentazione della follia, della regressione psicologica, del motivo della donna-oggetto, funzionale al soddisfacimento degli istinti e alla procreazione. Qui l’abbandono erotico-sensuale non conosce alcuna forma di censura, mentre il tutto è sapientemente amalgamato nel grottesco con un linguaggio ricco di espressioni dialettali, spesso italianizzate. Intanto, nel casato dei Peluso si sussegue una serie di sciagure. Macabra è la scena d’una morte collettiva. A casa di don Totò, i componenti della famiglia vengono trovati tutti morti, “in posa naturale” mentre sono intenti a mangiare. Quale il movente? Quale il volto dell’assassino? Il matrimonio di ‘Ntontò, la figlia del marchese, con Fofò, la nascita in lui della passione per la caccia e l’amicizia col nuovo tenente di guarnigione Emiliano di Saint Vincent segnano infine la chiusura del cerchio di quest’avvincente libro dal clima giallistico. Durante una battuta di caccia, Fofò racconta al tenente la storia d’amore con ‘Ntontò: l’aveva vista da ragazzina affacciata sul balcone che dava nella strada, ma gli sembrava irrealizzabile il suo sogno per la diversità delle condizioni sociali. Egli, come spinto da un’esigenza liberatoria, si apre poi a una serie di confessioni che danno soluzione all’enigma.
In una nota posta come appendice, Camilleri spiega di aver ricavato l’idea di questo romanzo dalla lettura dei due volumi riguardanti l’Inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia (1875-1876). Due battute – egli dice -, fra uno dei membri della commissione e un responsabile dell’ordine pubblico, lo illuminarono:
“Recentemente ci sono stati fatti di sangue al suo paese?”
“No. Fatta eccezione di un farmacista che per amore ha ammazzato sette persone”.
E’ proprio vero che nel libro il farmacista ha agito da assassino per amore? In ogni caso, di quale amore si tratta? Per chi, in realtà? Camilleri ne dà risposta con la perizia di una scaltra scrittura.
La stagione della caccia
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