La stanza dei libri
- Autore: Giampiero Mughini
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2016
I libri di Giampiero Mughini mi accompagnano da molto tempo, particolarmente in questi ultimi anni non facili per le tante risposte mancate, per i dubbi quotidiani e per quel sottile dolore del ricordo che spesso mi accoglie e non mi abbandona. Una bellissima fotografia incornicia la copertina de “La stanza dei libri”: Giampiero Mughini è seduto alla scrivania in una delle sue stanze biblioteche. È firmata da uno dei più noti maestri dell’arte visiva, Pasquale Comegna, del quale ogni lavoro suscita un incanto che va ben oltre la percezione visiva. Mi piace come scrive Mughini, ciò che scrive, come narra dei suoi libri, nell’amarli e nel possederli, e della sua vita legata a loro. La sua come la mia.
“Se ci sono loro, c’è tutto in una casa. E da questa mia convinzione non recedo di un passo. Che nella storia dell’umanità non ci sia mai stato un oggetto talmente perfetto come il libro di carta. Cari nativi digitali, nel bene e nel male il futuro è interamente vostro, ma non sapete cosa vi perdete”.
Lo scrittore bibliofolle ci aveva accompagnati con “La collezione: un bibliofolle racconta i più bei libri italiani del Novecento” nella sua casa museo, nelle stanze che compongono le sue grandi biblioteche, facendoci rivivere insieme le emozioni nella ricerca ansante di una prima edizione, o nell’attenta rilettura di un’opera dimenticata. Ed “oggi che la bruciante e fulminea immaterialità della comunicazione digitale esercita il suo imperio illimitato”, Mughini ci ricorda che un tempo erano invece “i libri a imporre la loro dittatura”. E come sempre accade per chi li possiede e li ama, un libro ritrovato tra gli scaffali evoca una vicenda, ed ecco l’incavo nel muro nella cameretta, la sua prima libreria o la carta stampata dei quotidiani e delle illustrazioni che erano state in gioventù fonte di curiosità e conoscenza. Felice di essere fuori dal tempo di Facebook e di Twitter, l’autore ricorda e scrive di quando giovanissimo, nella sua casa di Catania, libri non ce ne’erano, se non alcuni appartenenti al nonno Pietro, comunista dal 1940, che ogni giorno leggeva l’Unità. Un libro sui fratelli Cervi, qualche romanzo russo e successivamente, in regalo, una decina di romanzi di Emilio Salgari.
“A leggere quei libri, che Salgari componeva a mano dall’alba alla sera e un giorno dopo l’altro, e questo perché aveva una famiglia numerosa da mantenere, ho imparato a viaggiare in luoghi che nemmeno sull’atlante geografico sapevo dove fossero. Ho imparato a capire che la letteratura è più importante della realtà, che altro non è se non una sua pallida imitazione”.
In quella cameretta dove vi erano un letto e una scrivania siciliana del secondo Ottocento, iniziarono man mano ad accatastarsi pile di libri: era un giovane affamato di letture. Un conto aperto, con la sola paghetta mensile, in una delle librerie della città che visitava spesso con la fanciulla dai lunghi capelli biondi (interessata più a partecipare ai cortei di estrema sinistra), ed ecco che i suoi libri iniziarono ad entrare in casa. Tanti, in numero sempre più crescente e non suddivisi in ordine alfabetico, come lo sono ora, ma ripartiti tra cinema, saggistica e romanzi. Libri einaudiani a iosa, Gramsci, Marcuse, Bobbio, Pavese, Sciascia e Franco Fortini. Libri successivi che lo hanno indotto, scrive confidenzialmente, ad “una revisione morale e ideale” aiutandolo a capire dove si era illuso. E poi i cassetti che custodiranno riviste Mondo operaio, Quaderni Piacentini ( l’indimenticata Grazia Cherchi), e “carte ed inchiostri che sanno di sangue”: periodici clandestini e ciclostili del periodo più nero nella nostra storia reperiti dopo anni in qualche libreria antiquaria. L’autore continua a narrare di sé e degli avvenimenti della sua vita legata ai libri, anche quella dolorosa della sua preziosa raccolta di testi del Futurismo. Dopo trent’anni e più trascorsi nella ricerca intensa e frenetica di libri e cimeli del periodo, la sua collezione giunse, umanamente ed intimamente, al capolinea. Malinconia, ricordi, amore, incanto, desiderio, passione, dolore, sono tante le suggestioni di quest’ultimo Giampiero Mughini, il bibliomane scrittore che mi sorprende e coinvolge sempre.
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