La follia di Adolfo di Carlo A. Martigli

Toscana, 1911. Adolfo, detto il folle, ama il buon cibo e le donne. Non necessariamente in quest’ordine. La cuoca Finimola e i suoi pranzi luculliani, delizie per palati fini che vogliono godersi la bella vita dentro e fuori dal letto.
L’inizio di tutto, l’inizio della saga dei Martigli, una dinastia che parte da lontano, molto lontano.

La follia di Adolfo (Mondadori, 2016) racconta dalla guerra in Libia fino agli scenari nostrani, colmi di piccole e grandi vicende, amori e vicissitudini familiari che ci ricorderanno un po’ la nostra vita. E un po’ la vita che abbiamo sempre sognato.
Forse perché le piccole storie, in realtà, piccole non lo sono affatto e lo dimostra la potenza narrativa che possiedono.
Adolfo sarà il maestro cerimoniere di questa nobile famiglia, un attore sopra le righe da amare e da invidiare, da capire e da abbracciare, come un amico.

Carlo A. Martigli scrive un libro che porta la sua firma in ogni singola parola.
Una storia che, più che narrata, sembra quasi immortalata in una fotografia d’epoca, una di quelle col bordo ingiallito.
Pagine ricche di aneddoti e persone che descrivono la vita come dev’essere vissuta.
La follia di Adolfo è una storia da respirare a pieni polmoni, una storia che farà ridere e riflettere. Insomma, una di quelle belle vicende di una volta, una di quelle che non si legge quasi più. Purtroppo.