La strage dimenticata
- Autore: Andrea Camilleri
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
Nel saggio "La strage dimenticata" (Palermo, Sellerio 1984) di Andrea Camilleri vengono ripercorse le fasi storiche più salienti della “Borgata Molo”, villaggio già dal Seicento chiamato “Marina di Girgenti” e nucleo originario di Porto Empedocle.
E’ alla grande, cupa torre, circondata dal mare e unita alla spiaggia da un ponte in muratura che Camilleri volge l’attenzione per fare emergere la verità su un fatto abominioso lì accaduto in seguito alla rivolta antiborbonica del 12 gennaio 1848, propagatasi da Palermo anche in detto territorio. Richiamando alla mente quanto gli aveva raccontato la nonna paterna, egli contesta la tesi sostenuta nel 1926 dallo storico locale Baldassare Marullo, il quale scrisse che “nessun fuoco di odii” aveva animato “i buoni e pacifici cittadini”. Dice che lui, vago, impreciso e addirittura depistante, si era allineato “ad una specie di congiura del silenzio” e aggiunge che vorrebbe poterlo avere davanti “per ragionarci assieme”, dal momento che nella sua paginetta e mezza dedicata all’argomento ci sono molte notizie equivoche o addirittura sbagliate.
Il racconto viene così costruito secondo la strategia di un’indagine argomentativa che, avvalendosi di dati disponibili, fa generare confutazioni di versioni già sostenute. I rivoltosi che vogliono liberare i carcerati rinchiusi nella torre, i notabili del paese che pregano la Madonna perché il loro tentativo possa fallire, l’oscura decisione assunta dal maggiore Sarzana, addetto al presidio della rocca, sono tessere d’un mosaico, magistralmente rappresentato, che hanno come esito la strage di 114 uomini nella fossa comune di quel luogo, ordinata sicuramente per il timore di una loro partecipazione alla rivolta contro i Borboni. Il parallelismo tra i tonni che finiscono di vivere in “spaventoso silenzio” dopo che la camera della morte viene alzata e i carcerati che muoiono vociando disperatamente per la mancanza d’aria è qui d’una singolare efficacia descrittiva. E oltremodo interessante appare, per la comprensione d’un comportamento collettivo, la chiarificazione del termine “Tragediatore”: "è dalle parti nostre, quello che, in ogni occasione che gli capita, seria o allegra che sia, si mette a fare teatro, adopera cioè toni e atteggiamenti più o meno marcati rispetto al livello del fatto in cui si trova ad essere personaggio. Lo scopo della sua “interpretazione”, precisa inoltre, è di sollecitare (…) la partecipazione più pronta e attiva da parte di coloro che alla scena si trovano ad assistere". La messa in scena, dunque: una pantomima funzionale in questo caso alla manipolazione del consenso e all’occultamento della verità.
E’ in appendice che Camilleri riporta infine i 114 nomi dei prigionieri che subirono quella mattanza (tutti siciliani e nessuno empedoclino), dal suo punto di vista appositamente voluta. Cronachetta paesana, dunque, la “strage dimenticata”, ma letta secondo un ampio intento che si collega con la visione che Sciascia ebbe della storia: anche il silenzio su fatti, la cui memoria può nuocere o ledere determinati interessi, è un’impostura al pari della falsificazione operata sui documenti.
La strage dimenticata
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